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Cronaca
04.07.2014 - 07:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

No del Governo ai ‘Cannabis social club’, Regazzoni: “Un’altra occasione persa, governanti scollati dalla realtà”

Dopo il no di mercoledì da parte del Governo al progetto proposto dall’Associazione cannabis ricreativa Ticino abbiamo raggiunto il responsabile per un commento. “Non ci diamo per vinti, in autunno parte il nostro Road show”

BELLINZONA - "In Ticino non sussiste un’emergenza canapa, pertanto non chiederemo di avviare il progetto pilota propostoci”. È questa la risposta fornita dal Consiglio di Stato mercoledì in merito al modello di Cannabis social club sottoposto dall’Associazione Cannabis Ricreativa Ticino. 

Il Governo, nonostante abbia espresso interesse “a che l’eventuale sperimentazione sociale in altri cantoni abbia luogo in un contesto istituzionale adeguato” (?), ha dunque risposto picche al progetto di regolamentazione proposto dall’ACRT (leggi articolo correlato). Abbiamo pertanto raggiunto Sergio Regazzoni, il responsabile dell’associazione, per un breve commento. 

Sergio Regazzoni, un commento al ‘niet’ del Governo al vostro progetto? 

“La decisione del Governo cantonale rispecchia lo scollamento esistente tra politica e realtà, visto che sostengono che non c’è nessuna emergenza canapa in Ticino: allora non sarebbe giustificata la spesa cantonale per la repressione, non sarebbero giustificati i 3'700 casi che Polizia e Magistratura aprono annualmente, non ci sarebbero 30mila consumatori abituali di cannabis ricreativa e non ci sarebbe la criminalità che la spaccia, un modello sempre più attrattivo per i nostri giovani. La cannabis spacciata è inoltre pericolosa per chi la fuma, dunque sussiste anche un problema di salute pubblica e della sua tutela.”

Qualcosa di maggiormente positivo sembrerebbe invece emergere proprio sul fronte qualitativo, visto che il problema è stato riconosciuto.

“Sì, anche se ancora una volta la proposta di Savoia per un progetto di ‘testing’, possibilità già presente in altri cantoni, è stata finora ignorata dal Governo, è infatti pendente da 4 anni. A riconoscere il problema è stata la commissione di esperti che ha valutato la nostra proposta di social club, considerata come valida, che ha posto l’accento sul fatto che l’attuale situazione a vantaggio della criminalità organizzata nuoce alla salute del consumatore, in quanto la cannabis in circolazione è pericolosa per la salute, come già ribadito a più riprese.”

Adesso che il Cantone ha respinto il vostro progetto quali sono le vostre intenzioni future? 

“Il fatto che la commissione abbia valutato positivamente il modello ci rafforza e ci spinge a continuare a proporlo. Dall’autunno promuoveremo un ‘Road show’ che passerà, nel limite del possibile, per tutti i comuni del Ticino, in modo da spiegare esattamente e concretamente alla popolazione cosa rappresenta e significa il modello che proponiamo.”

Dunque niente resa? 

“Assolutamente no. Il Road show servirà anche a far capire che per i nostri governanti si è  trattato dell’ennesima occasione persa per dimostrare che sono in grado di ottimizzare e rendere virtuoso questo Cantone, e non solo per lamentarsi dei guai finanziari. La canapa è il punto di partenza per dimostrare al cittadino ticinese che dietro ad essa ci sono molte altre situazioni imbarazzanti per la politica, faccio solo un piccolo esempio: abbiamo un catasto di stabili del Cantone, della Confederazione e di molti comuni che sono dismessi da anni e che non vengono utilizzati, questo è già di per sé uno scandalo, soprattutto se pensiamo a come potrebbero venir occupati dai giovani che hanno terminato gli studi o l’apprendistato, che potrebbero recuperare queste strutture, sia attraverso dei piani occupazionali, ma anche solo per usufruire degli spazi, che potrebbero venire occupati dalle loro attività artigianali, di ricerca e di innovazione. Questo è soltanto un esempio, e ce ne sono molti altri…Ricordiamoci poi che i 30mila fumatori, che sono prima di tutto cittadini, sono anche elettori.”

dielle

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