CRONACA
Padre Callisto nel ricordo di Fra Martino Dotta: “Una mente vulcanica e curiosa. Un punto di riferimento per noi Frati”
Fra Martino Dotta omaggia il confratello scomparso ieri: “Un modo di esprimergli gratitudine per essere stato pure precursore, seppur in tempi e con metodi diversi, di un impegno sociale assunto come missione e testimonianza”

LUGANO – Padre Callisto era un “uomo dalla forte personalità, non ha mai temuto di – come si dice – gettarsi nella mischia, correndo talvolta il rischio della critica, mettendo senza troppi giri di parole il dito nelle piaghe di posizioni ideologiche da lui non condivise. Volenti o nolenti, per noi Frati del Ticino (giovani o meno) è stato un punto di riferimento e, di tanto in tanto, pure un elemento di scontro, qualcuno con cui avere discussioni accese, un confratello su cui contare”.

Così ricorda il proprio confratello, morto ieri all’età di 80 anni (vedi allegato), Fra Martino Dotta, che dalle righe del Corriere del Ticino di oggi condivide alcuni momenti personali dei ventisette anni di conoscenza di Padre Callisto: un modo, racconta, “di esprimergli gratitudine per essere stato pure precursore, seppur in tempi e con metodi diversi da quelli da me adottati, di un impegno sociale assunto come missione e testimonianza”.

"Una delle forze più vigorose dei Cappuccini ticinesi"

Uomo di cultura e divulgatore, Padre Callisto era innanzitutto uomo di fede, e proprio dal suo essere presbitero cappuccino partono i ricordi personali di Fra Martino, con il primo incontro, avvenuto quando, “poco più che ventenne ho mosso i primi passi all’interno della comunità cappuccina svizzero-italiana, trovandomi di fronte persone di varia origine e caratura, e, non da ultimo, padre Callisto Caldelari: rigorosamente in saio e dalla fluente barba”.

Era il 1987, racconta Dotta, e padre Callisto, allora 53enne, “figurava fra le forze più vigorose dei Cappuccini ticinesi”. Si trovava residente al Sacro Cuore di Bellinzona, luogo che lo vide protagonista per oltre un trentennio e per cui ha realizzato il grosso del suo lavoro pastorale, “riservando particolare attenzione alla cultura locale e ai bisogni viepiù cangianti delle famiglie”.

Fra Martino ricorda quindi alcune delle intuizioni del confratello (come i corsi prematromoniali e l'accompagnamento delle famiglie) da cui nacque poi la Comunità Familiare, associazione “in cui la consulenza si sposa con il sostegno a problematiche sociali specifiche, quali l’handicap e la tossicodipendenza”. Un’attività parrocchiale che Dotta racchiude in un motto: “condividere gli spazi fisici delle chiese e dei conventi, perché diventino luoghi di spiritualità e di vita”.

“Una mente vulcanica, curiosa e attenta alle vicissitudini sociali”

C’è poi il Padre Callisto ‘promotore culturale’, in cui fu infaticabile fino a quando, un paio di anni fa, la salute non lo costrinse a ridurre la mole di lavoro. Ed è in questo ‘padre’ che Fra Martino confessa di aver “scoperto una mente vulcanica, curiosa, attenta alle vicissitudini sociali ed ecclesiali in specie del Ticino e della vicina Italia. La sua vivacità intellettuale l’ha spinto ad addentrarsi, sulla scia di altri confratelli prima di lui, nelle vie della cultura, privilegiando la storia locale nelle sue diverse sfaccettature”.

Questo l'ambito, prosegue Fra Martino, in cui si collocano alcune delle scelte che non sempre hanno incontrato l’entusiasmo dei frati e della popolazione, come quella di mettere a disposizione della gente il Convento del Bigorio, “trasformato da casa religiosa tradizionale in spazio quasi laicale di formazione, e di rendere fruibile a chiunque il vasto patrimonio librario (leggi: Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, costruita da Mario Botta), di dedicarsi alla ricerca bibliografica e storica”.

Scelte in cui Dotta ha sempre visto la volontà del confratello di “affrontare in maniera propositiva la progressiva diminuzione degli effettivi, la necessità di preservare una presenza cappuccina significativa nel tessuto regionale, la preoccupazione di offrire occasioni formative qualificate”.

Un divulgatore in chiave moderna, che ha spauto cogliere il valore delle arti come strumenti di catechesi

Padre Callisto era poi grande divulgatore biblico, un sapere religioso che il cappuccino sapeva trasmettere in maniera fresca e stimolante, con corsi, pellegrinaggi biblici e sacre rappresentazioni. “Riprendendo antiche tradizioni cristiane, reinterpretate in chiave attualizzante, padre Callisto ha saputo cogliere il valore di cinema, teatro e letteratura quali strumenti di catechesi e di divulgazione del messaggio biblico”.

Perché, conclude Fra Martino, “lo scopo ultimo (ma in fondo primo) del confronto con i racconti biblici, nella prospettiva di padre Callisto, è stato e rimane la declinazione nella quotidianità, quale testimonianza convinta in un mondo sempre più secolarizzato, di quanto appreso sui banchi della vita (e non solo della chiesa o della scuola)”.

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