Intervista al cantante momò protagonista del Saltadisco all'interno del quiz Molla l’Osso condotto da Clarissa Tami: "In Ticino sappiamo fare buona musica, ma non viene valorizzata”
MENDRISIO – Ma chi è questo ‘Boccelli’ sconosciuto che canta a Molla l’Osso? Lo si vede infatti spesso in tv, quando, durante il quiz del mezzogiorno condotto da Clarissa Tami, arriva il momento del Saltadisco, noi invece lo abbiamo incontrato alla Sagra per le vie di Mendrisio e ne è nata la chiacchierata che ha dato il la a questo articolo.
Parliamo di, e con, Chris Valco, all’anagrafe Christian Valsangiacomo, cantante pop con all’attivo il primo disco da solista, l’album ‘Amaranto’ uscito nel maggio 2013.
Classe ’75, nato a Mendrisio, Valsangiacomo racconta di aver cominciato a coltivare la sua grande passione per la musica fin da giovanissimo. Rapporto che è diventato più stretto circa 25 anni fa, quando, attivo nel coro, ha cominciato ad elaborare arrangiamenti più ritmati, “utilizzando anche la batteria. In questo modo erano canzoni più adatte al canto, la mia grande passione”.
Passione portata avanti con la Indian’s Band da lui fondata nel ’93 con altri otto musicisti professionisti, gruppo cover con cui ha girato il Ticino e il nord Italia. “Facevamo dal liscio alla musica anni ’70, ’80 e ’90. Il nostro motto era far divertire la gente”.
E poi? E poi ha cominciato a farsi strada l’idea, concretizzata nel maggio di due anni fa con il lancio di ‘Amaranto’, del percorso da solista. “Una persona a me vicina mi ha dato l’idea di iniziare a fare cose mie. Ho trovato un produttore Ticinese e con l'aiuto di musicisti che mi ha dato fiducia e da lì ho cominciato a fare un po’ di canzoni ed è nato il discorso di Chris Valco”.
Canzoni come ‘Prima o poi’, ‘Una stella’, ‘Il mondo che vuoi’ e duetti con altri cantanti (all’album hanno collaborato, tra gli altri, Stefano Lucato, Dj. Panico, Maxi B, Lucia Rapisarda , Cristina Valenti , Bruno Giordana e Paolo Lucchese) che sono confluiti nelle dieci tracce del disco.
"Una bella esperienza e andata anche bene: le canzoni che sono passate alla radio hanno ottenuto un buon riscontro e il disco ha venduto due mila copie. Sono contento, anche perché non l’ho mai fatto per lucro. Con la musica, si sa, non si guadagna chissà cosa. Lo si fa come hobby, sperando di portare un po’ di felicità alla gente con le proprie canzoni”.
Il valore della musica per Valsangiacomo è proprio in questa vicinanza, “nel dare e ricevere emozioni e nella genuinità del sorriso di chi ti sta ascoltando e canta con te. Non ci sono soldi che possano pagare queste cose”. Spesso, aggiunge, “mi capita anche di fare serate, piccoli concerti privati, per i ragazzi disabili. Vederli cantare e divertirsi con te è una cosa che ti riempie tantissimo il cuore. Non c’è palco, per quanto grande sia, che per me possa farti vivere le stesse emozioni che loro sanno darti”.
Ma poi racconta anche di quando, durante la promozione dell’album in Italia, “ero in un club, c’erano un centinaio di persone, non mi conoscevano e la musica interessava loro fino a un certo punto. Poi ho cominciato a cantare ‘E' La mia vita’ di Albano e la gente si è fermata e ha iniziato ad ascoltare. A metà canzone le persone si sono alzate e hanno cominciato ad applaudire fino alla fine. Queste sono le cose più belle e importanti per un cantante”.
Ma veniamo al futuro, quali sono i prossimi obbiettivi? “Continuare ad esprimere quello che ho dentro e, perché no, anche tornare a calcare qualche palco. E il motivo per farlo dovrebbe presentarsi a breve…” Il riferimento è a un secondo album in arrivo, “un nuovo progetto, tutto diverso. Chris Valco torna alle sue origini, a essere Christian Valsangiacomo. Saranno sempre pezzi di pop italiano, magari con un po’ di inglese e suoni caldi come nel passato e diverse sorperese musicali.
Ma il cambiamento radicale sarà a livello musicale: ho voluto tornare a usare gli strumenti veri suonati dal vivo. È un peccato infatti che per via dei costi si ricorra spesso alle campionature, perché secondo me si penalizzano i musicisti, e anche qui intorno ne abbiamo di grandi”.
Valsangiacomo chiude infatti con una riflessione che si sente spesso fra gli artisti emergenti nostrani: la musica ‘made in Ticino’ è poca, o meglio, le viene dato troppo poco spazio. “Guardiamo spesso fuori, dando più risonanza ad artisti italiani, americani, inglesi… mentre tendiamo a lasciare i gruppi e i cantanti ticinesi un po’ da parte. Ed è un peccato, perché anche noi sappiamo fare buona musica, ma non viene valorizzata”.