Il classico geranio o una variopinta dipladenia? Un verde prato all’inglese o uno ricco di fiorellini da campo? Matteo Ceresa, giardiniere paesaggista dell’omonima ditta di Tesserete, dà qualche dritta sulla scelta di fiori e tappeto erboso
LUGANO – La natura in questo periodo si sta risvegliando, un’esplosione di colori che avviene anche sui nostri balconi e nei giardini. Ma come prendersene cura? A dare qualche consiglio è Matteo Ceresa, giardiniere paesaggista dell’omonima ditta di Tesserete.
Cominciamo allora dalle piante per i balconi. Oltre al classico pelargonium (il geranio) zonale o parigino, molto gettonata è ora la dipladenia, un rampicante dalla fioritura abbondante e variopinta. “Ma per avere un bel balcone colorato, si possono scegliere anche le petunie o la verbena”. Gli aspetti a cui prestare attenzione per mantenere al meglio il proprio balcone sono sostanzialmente tre: la posizione, l’annaffiatura e la concimazione.
Il primo passo è quindi quello di scegliere le piante in base all’insolazione del posto in cui andranno a vivere, rispettando cioè il loro fabbisogno di sole. Il secondo è di “bagnarle regolarmente, dando loro poca acqua ma tutti i giorni. L’evaporazione nel vaso o nella cassetta da balcone nei periodi caldi è infatti molto più elevata che in natura, perciò anche piante che si pensano più resistenti, come quelle mediterranee, hanno bisogno in realtà di un apporto d’acqua costante”. E altra cosa importantissima, aggiunge Ceresa, “è annaffiarle sempre alla base, evitando di bagnare la pianta. L’acqua col sole funziona un po’ come una lente, con il rischio, soprattutto nelle ore più calde, di bruciare le foglie”.
Per la concimazione, Ceresa consiglia quelli a lenta cessione che, a seconda della varietà, possono coprire dai tre ai sei mesi. “Le piante spesso si ammalano proprio perché c’è una carenza nell’apporto di sostanze nutritive che la terra può dare loro. Si indeboliscono e sono più esposte all’attacco di funghi e parassiti”. In questo senso, un piccolo consiglio ‘bio’ per il geranio è di mettere un filo di rame nel vaso. “Funziona da anti parassitario e permette di evitare trattamenti con prodotti chimici”.
Per il proprio giardino il primo consiglio di Ceresa è quello di rivolgersi a dei professionisti. “La concorrenza è tanta e ci sono anche molti “giardinieri”, con le virgolette, perché non hanno una formazione nell’ambito e possono quindi finire col dare consigli fasulli. Dal professionista si ha invece la certezza di avere pareri ragionati e di vederne i risultati in giardino”.
Dritte esaustive per la scelta delle piante è difficile darne: dipende da molti fattori, in primis i gusti personali. A titolo d’esempio, per le siepi, Ceresa cita la fottinia (“sempre molto gettonata”), o, per chi non ama i sempre verdi a foglia, l’alternativa è il pino tasso (Taxus baccata): “una conifera forte e resistente, che non ha bisogno di grandi cure o trattamenti a parte la potatura”.
Un elemento importante del giardino è il tappeto erboso: la scelta può cadere sul classico prato all’inglese o su quello con fiori da campo. “Dipende dai gusti del cliente, ma le esigenze cambiano molto, anche a livello di costi”. Il secondo è più rustico, va tagliato solo una o due volte al mese e, non va dimenticato, mantiene un’ampia biodiversità. “A chi ha una attenzione verso questi fattori consiglio sempre le semenze con diversi fuori da campo, che inoltre danno un tappeto erboso che non ha bisogno di esser concimato e soprattutto di trattamenti chimici”.
Il prato all’inglese invece necessita di diverse cure e trattamenti su tutto l’arco dell’anno ed è più sensibile al clima sempre più variato. “Bisogna considerare moltissimi fattori che incidono sulla salute del prato. I periodi troppo caldi e secchi possono bruciarlo se è tagliato troppo corto, mentre quelli umidi favoriscono le malattie fungine”. Vista la sua delicatezza e il venir meno di molti prodotti chimici usati finora, si stanno introducendo delle semenze geneticamente modificate e rese più resistenti agli sbalzi di temperatura. “Sono prodotte soprattutto in America. Ma si trovano esclusivamente dai professionisti, proprio per evitare che vengano sparse in giro indiscriminatamente”.
Lo scenario, riflette infine Ceresa, sta infatti cambiando. Da un lato la legislazione svizzera ed europea sta vietando sempre più erbicidi o fungicidi. I nuovi prodotti, per tutelare i terreni dall’inquinamento, sono sempre più blandi, ma coprono anche uno spettro meno ampio rispetto al passato. Dall’altro, “le problematiche che ci sono oggi nel tappeto erboso e nelle piante in generale stanno cambiando: oltre al ‘fattore clima’, con la globalizzazione, soprattutto dall’Asia, arrivano nuove specie e con loro nuovi parassiti e malattie contro cui le nostre piante non hanno le difese necessarie”.
Si cerca quindi di rispondere anche puntando sullo sviluppo del bio, che si avvale della collaborazione di batteri antagonisti. “Ma, al momento, poter utilizzare queste tecniche nel proprio giardino non è da tutti, perché hanno costi non indifferenti e più elevati rispetto alla chimica”.