CRONACA
Giovani, alcol e carnevale. Michele Fazioli: "C'è qualcosa che non va: cos'è che rende triste questa allegria?"
Le riflessioni del giornalista dopo i primi carnevali: "Cos'è questa voglia di stordirsi, questa corsa in massa a una scompostezza, a una fuoriuscita da sé per entrare in un deliquio rituale?"
LUGANO - "C'è qualcosa che non va". Michele Fazioli dice la sua su quella che definisce una "degenerazione" del carnevale. Il volto storico della RSI, in un articolo pubblicato sul Giornale del Popolo, riflette in particolare sul consumo spropositato di alcolici da parte dei giovani, in particolare dei minorenni, durante il periodo carnascialesco.Il giornalista prende spunto per la sua riflessione dai "bilanci" dei primi carnevali che hanno cominciato ad animare il Cantone. Bilanci, scrive Fazioli, che parlano di "ubriacature moleste, risse violente, vandalismi. Protagonisti, dei giovani". Non bisogna generalizzare, precisa subito l'ex conduttore, pochi possono rovinare la festa a molti."Bravate e bevute alcoliche – aggiunge - ci sono sempre state, d'accordo, i giovani qualche volta fanno i giovinastri. Però qualcosa sta degenerando più nel profondo, la trasgressione divertita del carnevale spesso trascende e degenera".Fazioli ricorda come molti minorenni si ubriachino prima di entrare dentro i carnevali, dove è proibita la vendita di alcolici a chi ha meno di 18 anni, non si possono portare bottiglie e in ogni caso gli alcolici sono troppo cari per il portafoglio di un ragazzino. Ma ciò nonostante, annota, "un giovane medico di picchetto un anno fa all'ospedale di Bellinzona, mi ha raccontato di decine di casi, sull'arco di un carnevale, di ragazzi in coma etilico trasportati al pronto soccorso". "C'è qualcosa che non va. Non si vuole fare la predica. Ma cos'è questa voglia di stordirsi, questa corsa in massa a una scompostezza, a una fuoriuscita da sé per entrare in un deliquio rituale? Quale deviazione del sacrosanto principio del divertimenti soggioga frange di ragazzi che in queste compagnie sono ancora più soli? Cos'è che rende triste questa allegria?", si chiede il giornalista.
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