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Cronaca
03.02.2017 - 18:410
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"È incredibile quanto siete caduti in basso voi giornalisti. È carnevale, è satira, ignorante. E allora Charlie Hebdo? La vostra è diffamazione". Dialogo strampalato con "uno degli organizzatori" del party ispirato a Pablo Escobar

Nel frattempo il gerente del bar Caffé degli artisti ha risposto alle critiche della comunità colombiana in Ticino con parole di buon senso: " Non volevamo mancare di rispetto a nessuno. Assolutamente. Anzi. Forse abbiamo fatto un azzardo. Ci spiace. Ma il nostro scopo era solo quello di organizzare un evento piacevole, all’insegna del divertimento e dell’allegria"

di Andrea Leoni

BELLINZONA - È un dialogo piuttosto ruvido, benché menato a tastiera, dunque neppure verbale. E non posso svelare l'identità del mio interlocutore, perché lui ha declinato la possibilità di spiegare pubblicamente le sue ragioni. Ci limitiamo quindi a dire che lui è "uno degli organizzatori" del party (così si presenta), in agenda per il prossimo Rabadan, ispirato a Narcos e a Pablo Escobar. E per la precisione, me lo ha specificato subito con correttezza, non è il gerente del Caffè degli artisti di Bellinzona dove si terrà la festa. L'esercizio pubblico, insomma, con tutto ciò che andrete a leggere non centra assolutamente nulla. E nulla al bar e a chi ci lavora può essere imputato in alcun modo quel che segue. 
 
Il nostro interlocutore è molto arrabbiato per l'articolo di questa mattina che abbiamo dedicato all'evento. Ci contatta via Facebook, tramite la pagine di Liberatv, per esprimerci il suo disappunto (diciamo così…). Vorrei subito spezzare una lancia in suo favore: siamo stati tutti ragazzi e tutti abbiamo fatto affermazioni esagerate. Così come, a quell'età, tutti abbiamo difeso con passione, spesso andando un po' sopra le righe, un "progetto" o delle idee in cui credevamo sul serio e avevamo investito del tempo. Non giudicatelo quindi, nel bene o nel male, sulla base di questa conversazione un po' strampalata. 
 
Ma quindi, vista la premessa, perché riportare questo dialogo? Per tre ragioni. La prima è per dare spazio (seppur in maniera insolita) a una campana con un'opinione diversa da quella che abbiamo espresso noi. La seconda per ribadire il senso del nostro articolo, che tutto voleva essere tranne che censorio o moralista. Era, e lo è ancora, un semplice invito alla riflessione. Terza ragione: perché secondo noi è uno spaccato sociale interessante. 
 
"Salve - esordisce il nostro interlocutore - comunque si parla di Narcos la serie TV di Netflix e la nostra intenzione era di essere il più delicati possibile...Senza toccare i punti dolenti...poi è tutta da vedere la strage di cui parlate…". In effetti anche tutto il ragionamento del nostro articolo metteva in evidenza il rapporto fra la serie Netflix, la realtà e la festa. Il Nostro dubita inoltre di una strage compiuta da Escobar. Non si sa quale: immaginiamo quella al Volo Avianca 2003, a cui abbiamo accennato nell'articolo tra i molti crimini commessi dal Patron. Ma di attentati terroristici messi in atto dal narcotrafficante ce ne sono a bizzeffe: come ad esempio l'autobomba fatta esplodere nel centro di Bogotà (21 morti) nel febbraio del 1993. 
 
 
Ma l'interlocutore incalza: "Certo che fate un polverone per tutto…incredibile…complimenti avete vinto. Sicuramente cambieremo il tema ma rimane il fatto che tutto quello che voi avete scritto sul vostro articolo è da provare al 100%...Buona continuazione….". Ancora con questa storia che non è tutto provato…ma in epoca di post verità è un'obiezione ricorrente, ci può stare. 
 
 
Ancora non abbiamo avuto modo di rispondergli una volta e arriva un nuovo messaggio: "Cmq Signori questa è diffamazione!!! Come vi permettete di mettere una foto simile sul vostro articolo? Per caso l'avete vista sulla pagina dell'evento? No, perché non è mai stata nostra intenzione mettere foto con armi e sangue... CARNEVALE È SATIRA!!! Andate a rompere anche a Charlie Hebdo allora!!".

Questo passaggio merita una breve spiegazione. La diffamazione, secondo il nostro interlocutore, starebbe nel fatto che abbiamo utilizzato una foto impropria per accompagnare l'articolo. In effetti la nostra era una piccola provocazione: siccome sulla locandina (che abbiamo allegato all'articolo) compare Wagner Moura nei panni di Pablo Escobar nella serie Netflix, abbiamo preso un altro fotogramma dell'interpretazione di Moura, questa volta mentre recitava coperto di sangue. Il messaggio era: troppo facile su un flayer mostrare solo il "volto" pulito di Escobar e non il resto. Ci sono tutte e due le facce della medaglia nella serie tv. Nella seconda parte del messaggio, invece, "uno degli organizzatori" introduce il tema della satira e la giustificazione - che vedremo tornerà - di Charlie Hebdo (a cui peraltro abbiamo dedicato articoli critici per alcune vignette, ma chissenfrega mica uno deve leggere tutto quel che pubblichiamo). 
 
 
A questo punto entriamo nella conversazione scrivendo: "Ciao, se vuoi dire quello che pensi siamo qui". Risposta:  Non m'interessa dialogare con persone del genere. Arrivederci". Ribattiamo:  "Persone che ti hanno chiesto solo di riflettere su una questione delicata? Rileggi l'articolo….". Contro replica: "Ho riletto l'articolo cosa pensi che scrivo a vanvera? E poi so la storia di Pablo Escobar...Chi ha scritto ha esagerato e basta. Chiudo qua il discorso... Io non sto a perdere tempo con giornalisti. Salve".
 
E no, amico mio, se sai la storia e se dici che abbiamo "esagerato e basta", spiegamelo. Scriviamo, provocando un po': "Come vuoi...ma è facile chiudere così....dimmi cosa c'è scritto di sbagliato, di non giusto, di offensivo....altrimenti chiacchieri a vanvera e basta".
 
Risposta, con nuovo argomento: "Ridicoli…parlate di quello che conta veramente va". E ancora: "Senti se non sei al corrente di quello che volevamo fare non sparare a vanvera...ma chi è l'apprendista che gestisce questa pagina???". 
 
Come tutti gli altri utenti di Facebook siamo stati messi al corrente di locandina e trama del party (che abbiamo riportato nell'articolo). Ma finalmente arriva anche la risposta su ciò che di sbagliato abbiamo scritto: "Di sbagliato c'è che voi non avete di meglio da fare!!!!". Replichiamo, forse con un filo si supponenza, lo ammettiamo: "Ah ok...solo quello: pensavo avessi qualche argomento".
 
"Senti sapientone - giunge pronta la replica - sicuramente saprò più io di Pablo Escobar che te, quindi non fare tanto il figo". Il nostro interlocutore, insomma, si sente un esperto del Patron (o più esperto di noi). Tocca incalzarlo, provocatoriamente: "Forza allora, metti fuori la faccia a difendere il tuo evento. Dì in pubblico con nome e cognome che le stragi di Escobar non sono provate".
 
"Non ti preoccupare che lo faremo!!! E di certo non lo cambieremo più". Colpo di scena: se capisco bene il tema del party non verrà più modificato e la scelta verrà difesa. Insisto con la provocazione: "Difenderai Escobar, non vedo l'ora!". 
 
"Ma vai a rompere da un altra parte ca…È carnevale ignorante". E qui lui ha ragione: i giornalisti sono notoriamente dei cagacazzo, è un fatto incontestabile. Ma insiste con l'argomento del carnevale: è satira insomma. Per me è un assist perché mi permette di fargli direttamente la domanda che avevo posto nell'articolo: "Faresti un party satirico su Totò Riina? Prova a ragionare per 1 minuto (non è ancora carnevale…)". 
 
Finalmente ho la mia risposta su Riina: "Certo perché è sempre satira!!! Se non ci arrivi io non ci posso fare niente...Se tutti la pensassero come te Charlie Hebdo avrebbe chiuso da un bel po' di tempo, ma per fortuna c'è chi va oltre". Aridaje con Charlie Hebdo…
 
Poi, prova lui a provocarmi: "Comunque continuate...intanto dai "mi piace" dei vostri articoli si capisce che nessuno vi dà tanta attenzione.... È incredibile quanto siete arrivati in basso voi giornalisti, lo dico in generale...Tra un po' la vostra professione sarà solo un ricordo…". Anche questo è sentire comune, c'è del vero e che il giornalismo scompaia è una possibilità. 
 
Giunti a questo punto gli preannuncio che farò un pezzo sulla nostra conversazione, "naturalmente senza fare il tuo nome ne rendendoti riconoscibile, visto che hai paura a mettere fuori la faccia per difendere le tue idee, come ad esempio il fatto che le stragi di Escobar non sono provate e allegherò all'articolo le foto dei massacri del Patron. Poi se vuoi mi spiegherai il collegamento che secondo te esiste tra la satira di Charlie Hebdo (che firma articoli e vignette, a differenza tua) e un party di carnevale".
 
"Io paura di mettere fuori la faccia??? Senti fai quello che vuoi…". Lo incalziamo di nuovo: "È perché nessuno ci dà tanta attenzione che cambierete il tema?". "Il gerente saprà cosa fare. Questa è diffamazione non dimenticarlo", mi ammonisce nuovamente. 
 
Ultimo tentativo, da parte mia: "Io ti ho offerto la possibilità di parlare e di spiegare e tu accampi scuse tipo "non ho tempo per i giornalisti etc…". Deduco che hai paura a mettere fuori la faccia. Spiega qual è la disinformazione. Ma con gli argomenti non con le frasi fatte tipo "come siete caduti in basso".
 
Ultima risposta: "Senti, trovo inutile perdere tempo per un tema di Carnevale che sarà più centrato su le cose buone che ha fatto Pablo...Si, perché come tutti c'è del buono e del cattivo... Veramente ho troppo lavoro da fare...ma sappi che io non ho per niente paura di mettere la faccia perché al contrario di te qui sopra c'è scritto il mio vero nome!!!!". (naturalmente io stavo scrivendo con l'account di Liberatv e immaginavo che avesse compreso che stesse parlando con l'estensore del pezzo, ma in effetti non mi ero ufficialmente presentato).
 
Conclusione, mia: "Ti consiglio di non puntare sulle cose buone che ha fatto Pablo come argomento. Rischi di passare dalla padella alla brace. Io ti ripeto quel che ho scritto nell'articolo: nessuna censura, però rifletteteci. È così offensivo?". 
 
"Senti fatti vedere da uno bravo….", l'ultimo messaggio che mi invia. Al quale rispondo: "Altra frase fatta..comunque tu fatti vedere da uno bravo (in storia però)".
 
Fine. 

 
PS: Nel frattempo su Tio si è espresso il gerente del Caffè degli artisti Simone Gallucci, dopo le proteste della comunità colombiana in Ticino: "Abbiamo preso come spunto la serie televisiva “Narcos”, di grande successo. Non volevamo mancare di rispetto a nessuno. Assolutamente. Anzi. Forse abbiamo fatto un azzardo. Ci spiace. Ma il nostro scopo era solo quello di organizzare un evento piacevole, all’insegna del divertimento e dell’allegria". Parole di buon senso.  
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