CRONACA
Totò Riina ha diritto a una 'morte dignitosa' o deve finire la sua esistenza 'sepolto vivo' in carcere come Provenzano? Il destino del 'Capo dei Capi' divide l'Italia. E Giorgio Fonio scrive: "Davanti a certe atrocità non riesco a impietosirmi. Riina mori
Il tema sarà affrontato questa sera a ‘Bazzi Tuoi’, dalle 18 su Radio Fiume Ticino. In collegamento da Palermo l’avvocato di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, che racconterà la sua battaglia per assicurare al boss una morte dignitosa. Protagonista della prima parte, Enzo Crotta
BOLOGNA/LUGANO - Ogni uomo ha il ‘diritto di morire dignitosamente’. Anche se si chiama Totò Riina. Nella sentenza della Cassazione italiana si legge che ‘il Capo dei Capi’, ormai 86enne,  non riesce a stare seduto ed è esposto “in ragione di una grave cardiopatia ad eventi cardiovascolari infausti e non prevedibili”. Per questo la Suprema corte afferma “l’esistenza di un diritto di morire dignitosamente” che deve essere assicurato al detenuto.

Che poi, per sostenere che è ancora il pericoloso capomafia che fu, nonostante l’età e le condizioni di salute, bisogna avere qualche prova recente della sua capacità di comandare; non basta ribadire che è il capo di Cosa nostra, come fosse una realtà immutabile dopo 24 anni di galera.

Così la prima sezione penale della Corte di cassazione ha accolto l’istanza del padrino corleonese e ordinato al Tribunale di sorveglianza di Bologna di motivare meglio la negazione dei domiciliari al boss che vive in regime di ‘carcere duro’ dal gennaio 1993. Una decisione fondata su principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti umani, ma che ha suscitato infuocate polemiche per il nome del detenuto. Un altro boss corleonese, Bernardo Provenzano, fedele amico e compagno di mafia di Riina, morto nel luglio scorso in regime di 41 bis, per il ‘valore simbolico del suo percorso criminale’, benché fosse da tempo quasi un vegetale, non più in grado di intendere e di volere tanto da non poter essere processato.

Il tema sarà affrontato questa sera nella seconda parte della trasmissione ‘Bazzi Tuoi’ in onda dalle 18 su Radio Fiume Ticino. In collegamento telefonico da Palermo ci sarà l’avvocato di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, soprannominata ‘l’Avvocato del Diavolo’, che racconterà la sua battaglia per assicurare al boss una morte dignitosa.

Ospite della prima parte, invece, Enzo Crotta, a un mesa dalla trasmissione di ‘Patti Chiari’ che ha rivelato le condizioni di produzione della sua azienda agricola…

Intanto sul caso Riina riflette il vicepresidente del PPD, Giorgio Fonio, che cita in un post su Facebook la confessione di un mafioso pentito, Vincenzo Chiodo, che ha raccontato l'omicidio di Giuseppe Di Matteo, un bambino sciolto nell’acido nel 1996 per ordine di Riina.

“Ho letto questa confessione. Mi si è stretto lo stomaco – scrive Fonio -. Ho pensato al bambino. Soltanto al bambino. Al suo sguardo, alla sua ingenuità e alla sua purezza. Il pensiero di questo bambino ucciso così barbaramente mi angoscia e mi toglie ogni pensiero. Mi dispiace. Forse sbaglio. Ma davanti a certe atrocità non riesco a impietosirmi. Riina morirà. Sicuramente in maniera meno dolorosa di qualsiasi vittima uccisa dalla sua cattiveria. Ma morirà e pagherà”.

Poi Fonio cita la confessione: "Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho butttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ (…).

Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi (…).

Io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra (…).

Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire".

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