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Cronaca
06.09.2017 - 09:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Siamo alla dittatura del crocifisso". Vittorio Feltri scatenato sul caso dell'ingegnere di Como malato di depressione che ha scelto il suicidio assistito in Svizzera

Il direttore di Libero contro la Chiesa e la magistratura (che ha aperto un'inchiesta sul caso: "La legge che mette il becco negli affari privati di un cittadino non è legge bensì un abuso intollerabile di autorità. L' opzione del suicidio assistito è una questione intima che non riguarda né i giudici togati né quelli con l' abito talare"

COMO - Sta facendo parecchio discutere in Italia l’ultimo caso di suicidio assistito di un cittadino della penisola venuto in Svizzera a morire. Questa volta si tratta di un ingegnere di Como che ha scelto la solita clinica di Dignitas a Zurigo per porre fine ai suoi giorni.

 

A suscitare dibattito è in particolare il fatto che l’uomo non era malato terminale o affetto da una patologia gravemente invalidante e irreversibile. L’ingengere, infatti, era infatti malato di depressione.La magistratura italiana ha aperto un’inchiesta e nel mirino è finito l’amico della vittima che l’ha accompagnato nel nostro Paese nel suo ultimo viaggio.

 

Sulla vicenda si è espresso con un editoriale durissimo Vittorio Feltri. “Non c' è verso - ha scritto il direttore di Libero - di convincere i cattolici, in particolare, e in generale i nostri compatrioti, che la vita appartiene a chi ce l' ha e ne può quindi disporre come gli garba, magari togliendosela perché stanco di stare su questa terra benedetta o maledetta, dipende dalle opinioni. (…) Secondo i bacchettoni siamo creature di Dio non in grado di stabilire la data del nostro decesso, ma costretti a rispettare gli ordini celesti. Patiamo? Pace amen. Per toglierci dalle balle dobbiamo aspettare la chiamata dal cielo. E dedicare il dolore fisico e mentale al signore che poi ci premierà, forse, col paradiso, luogo ignoto da cui non ci giungono segnali utili a farci comprendere di cosa si tratti”.

 

“I credenti - ha aggiunto Feltri - accettano la descritta prospettiva con rassegnazione e speranza. Giusto che si comportino di conseguenza sacrificandosi nell' attesa di essere convocati tra le nuvole. Ma per quale motivo se uno è agnostico o addirittura ateo non è abilitato a farsi i cazzi suoi e a dipartire quando lo ritiene opportuno? Questo è un mistero mai svelato da alcun fedele, preti inclusi. I quali sono persuasi che le loro idee in materia di trapassi siano indiscutibili e vadano accettate da chiunque, in barba al libero arbitrio cui, per altro, tengono molto essendo considerato dai cristiani un dogma. Siamo alla dittatura del crocefisso. Uno comanda che bisogna campare finché lo dice lui e per noi non c' è scelta: ubbidire e basta. Ma che razza di religione è quella che non prevede il dissenso?”.

 

“Ciò che appare ancora più assurdo - ha concluso il direttore di Libero - è il fatto che la magistratura, davanti all' ingegnere che si è eternamente addormentato a Zurigo di propria iniziativa, lo abbia ora messo al centro di una inchiesta tesa a stabilire se colui che lo ha accompagnato in Svizzera abbia o no commesso il reato di istigazione al suicidio. Superfluo dire che il "mediatore" rischia di pagare salato in termini giudiziari. Il che è fuori da ogni logica. La legge che mette il becco negli affari privati di un cittadino non è legge bensì una violenza autorizzata dal codice, ovvero un abuso intollerabile di autorità. Ogni uomo, magari sbagliando, ha comunque il diritto di essere proprietario di se stesso almeno nell' ambito della vita e della morte. L' opzione del suicidio assistito è una questione intima che non riguarda né i giudici togati né quelli con l' abito talare. È roba nostra”.

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