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Cronaca
17.10.2017 - 13:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ma chi è Mario Morini, il super teste di Argo1? Ecco l'informativa integrale trasmessa su di lui a Governo e Ministero pubblico. Dalla rendita di invalidità in Italia ai salari in Ticino come agente di sicurezza, fino alla gerenza del ristorante 'da Sandr

Intanto la RSI ha contattato il Ministero pubblico, che "nega di aver già ricevuto il dossier preparato dal Cantone e smentisce che si riapra l’inchiesta sulla credibilità del testimone". La RSI ha pure contattato Morini: ci ha confermato di “ricevere 250 euro al mese d’invalidità” e che questa prestazione “era nota a tutti. Non pensavo dovesse dichiarare un simile importo”

di Marco Bazzi

Quando uno decide di fare il ‘super teste’ e di metterci la faccia, inevitabilmente attira su di sè l'attenzione. Il che non vuol dire che quanto emerge debba modificare la fondatezza delle sue affermazioni. La domanda di fondo oggi è: chi è Mario ‘Marione’ Morini? Di lui abbiamo sentito parlare recentemente nell’ambito dello scandalo Argo1, agenzia di sicurezza per la quale lavorava.

Nato il 17 febbraio del 1962, di Como, Morini è stato protagonista della puntata di “Falò”, alla RSI, di giovedì 28 settembre. In quell’occasione ha rivelato alcuni dettagli inediti sulla gestione dell’agenzia da parte del ‘capitano’, Marco Sansonetti: ore pagate fuori busta agli agenti che sorvegliavano il centro per rifugiati di Peccia, personale insufficiente, registri delle presenze non corrispondenti alla realtà…

Rivelazioni che hanno creato ulteriore subbuglio nella politica cantonale, con tanto di atti parlamentari contro il ministro Paolo Beltraminelli: lasci la Divisione dell’azione sociale, si dimetta… E quant’altro.

Domenica scorsa, poi, Morini ha rilasciato una lunga intervista al Mattino della Domenica, criticando duramente Beltraminelli e la gestione della Argo1 da parte di Sansonetti.

Oggi il Corriere del Ticino ha pubblicato stralci di un documento trasmesso al Consiglio di Stato e al Ministero pubblico, dal quale emerge che Morini riceve in Italia una prestazione di invalidità civile parziale compresa tra il 74 e il 99%, erogata dall’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) di Como dal febbraio 2009 a oggi. Eppure, per Argo1 lavorava a tempo pieno.

Le precisazioni della RSI

Intanto, sempre oggi, la redazione del Quotidiano della RSI ha contattato in merito il Ministero pubblico, che "nega di aver già ricevuto il dossier preparato dal Cantone e soprattutto smentisce che si riapra l’inchiesta sulla credibilità del testimone. Nessuna marcia indietro: la versione del 55enne ex dipendente – la cui testimonianza era al centro della puntata di Falò del 28 settembre - è ritenuta veritiera e confermata dalla versione di altri sette ex dipendenti della Argo 1".
 
La RSI ha pure contattato Morini: ci ha confermato di “ricevere 250 euro al mese d’invalidità” e che questa prestazione “era nota a tutti”. “Se fosse il caso, mi sono sbagliato. Abito a Como, sulla fascia di confine e non pensavo dovesse dichiarare un simile importo”.

D’altro canto, scrive la RSI, "ci si potrebbe interrogare perché se il DSS era a conoscenza di questa prestazione assistenziale non abbia avvisato l’Ufficio immigrazioni che sarebbe potuto intervenire sui permessi. A quanto ci consta – infine – non risulta che altri “mini dossier” sugli altri ex dipendenti della Argo 1 siano stati preparati per la Magistratura".

Ecco il testo integrale dell'informativa

“Il diritto alla rendita – si legge nell’informativa – è subordinato al mancato svolgimento di attività lavorativa. In Italia è possibile svolgere un’attività lucrativa pur essendo al beneficio di invalidità a condizione che il reddito personale annuo sia inferiore a 4'800 euro. Per questo l’interessato deve trasmettere annualmente all’IMPS una dichiarazione relativa all’anno precedente.

Dagli atti risulta che il Morini ha lavorato in Svizzera sotto diverse società almeno dal 2013 e fino al 2016, e nonostante ciò non ha mai dichiarato all’Inps i redditi percepiti in Svizzera. Nel 2017 non si dispone di dati certi ma è noto, poiché dal Morini pubblicamente dichiarato durante il servizio di Falò, che lavorava ad Argo1 a tempo pieno. Non solo il Morini non ha mai dichiarato in Italia i redditi percepiti in Svizzera, ma il 23 giugno 2015 ha addirittura costituito in qualità di socio e presidente della gerenza, la società Maki Sagl, con sede in via Cantonale 66 a Cresciano. La società in questione si occupa, tra le varie attività, di gestire esercizi pubblici e fornire prestazioni in questo ambito. L’indirizzo della società coincide con il ristorante ‘Da Sandra’, che da anni alloggia richiedenti l’asilo”.

Nel documento si parla anche del socio di Morini, ex agente di polizia, e di suo figlio, che era socio della Twins Gard Service, l’altra agenzia di sicurezza per la quale Morini ha lavorato dal 2013 al 2014, prima di essere assunto alla Argo1.

Quindi, “il Morini, con la sua compagna M.B., mentre lavorava per Argo1 gestiva il ristorante con alloggio per richiedenti asilo ‘Da Sandra’ a Cresciano”.

I salari di Morini

Il documento indica anche i salari percepiti in Svizzera che Morini ha omesso di dichiarare all’Inps di Como. Tra il maggio e il dicembre del 2013: 10'575 franchi (dalla Twins); da gennaio a dicembre 2014: 22'578 franchi (sempre dalla Twins), oltre a 4'000 franchi dalla Otenys (società da cui poi nacque la Argo1); nel 2015, tra agosto e dicembre, circa 42'500 franchi dalla Argo1; nel 2016, da gennaio a dicembre, circa 34'500 franchi dalla Argo1 e da giugno a dicembre circa 10'000 franchi dalla sua società, la Maki.

“Altre attività lucrative non sono da escludere – conclude la nota informativa -. Oltre a ciò ha lavorato consapevolmente e dichiarandolo pubblicamente parzialmente in nero per Argo1”.

Gli interessi di Morini nei club house delle scuderie di Giubiasco e di Rho

Cosa significa la frase sibillina “Altre attività lucrative non sono da escludere”?
Significa che Morini ha anche interessi in due ‘club house’ di altrettanti centri ippici: uno in Ticino, la Scuderia Al Piano di Giubiasco (Club del Cavaliere) e uno a Rho, in provincia di Milano, la Scuola di equitazione di Villa Scheibler (Club House La Staffa).

Queste attività sono confermate non solo dalle foto che si possono trovare sul profilo Facebook di Morini, ma anche da una telefonata che liberatv ha fatto alla scuderia di Rho: “Il signor Mario adesso non c’è, ma se mi lascia il suo numero la faccio richiamare”.
A quanto ci risulta, da fonti confidenziali, Morini avrebbe inoltre tentato di entrare nel ‘giro’ della fornitura pasti ai centri per rifugiati.
Per quanto riguarda, infine, la sua rendita parziale di invalidità italiana, abbiamo chiesto all’ex titolare di Argo1, Marco Sansonetti, se gli sia mai risultata. Ci ha risposto così: “Abbiamo costantemente chiesto e verificato i certificati medici di idoneità al lavoro che Morini produceva. Del resto, lui era già titolare di un permesso G valido, essendo stato precedentemente dipendente dell’agenzia Twins”

Insomma, qualche dubbio sorge, indipendentemente dalla veridicità di quanto ha denunciato sulla gestione dei salari alla Argo1.

Le dichiarazioni di Morini al Mattino della domenica

Nell’intervista al Mattino, Morini si presenta come “un cittadino disoccupato. Dopo aver lavorato nei diversi centri per i richiedenti l’asilo del Cantone, in particolare al Piano di Peccia (Val Maggia), è stato travolto come i suoi colleghi dal fallimento della ditta di sicurezza, al centro del noto scandalo asilanti, con decreto della Pretura di Bellinzona dello scorso 16 agosto. E dice: “Non è un momento facile per rientrare nel mondo del lavoro e la mia ampia esposizione mediatica probabilmente renderà tutto ancora più difficile. Ne ero cosciente al momento di registrare la trasmissione televisiva Falò e nonostante ciò ho preferito un’intervista in chiaro senza oscuramenti o copertura del viso, mettendoci pure nome e cognome”.

Su Paolo Beltraminelli ha dichiarato: “L’ho visto per la prima volta nella puntata su Argo1 realizzata da Falò e trasmessa dalla RSI. In quell’occasione mi ha fatto una cattiva impressione, sempre palesemente in difficoltà nel fornire le sue giustificazioni e più volte delle vere “arrampicate sui vetri”. Dopo quanto evidenziato nel servizio, nella sua posizione mi è sembrato quantomeno superficiale e perfino banale chiedere semplicemente scusa. Da un professionista della politica mi sarei aspettato un atteggiamento più onesto e trasparente.

I suoi collaboratori hanno sbagliato ma non sono gli unici. Tra questi, nel suo ruolo di direttore di Dipartimento, pure il Consigliere di Stato ha commesso numerosi errori, defilandosi e limitandosi ad una generica assunzione di responsabilità”.

E ha aggiunto parlando di Argo1: “Consentitemi una semplice battuta: pensavo di trovarmi in Ticino, in Svizzera e invece mi sembra di essere in Italia, poche le differenze con quanto accade oltre confine (…). Nessuno ha mai svolto dei controlli precisi e rigorosi. Nessuno ha mai verificato le ore fatte e quindi le ore poi sottoposte a pagamento. Tutto si basava sull’autocontrollo e l’autocertificazione. Ogni giorno venivano fatturate due persone per 24 ore ma spesso le persone presenti non erano due bensì una sola”.

Infine, sulla gestione dei centri per asilanti da parte del Dipartimento di Beltraminelli, e sulla fornitura dei pasti, ha detto: “Era fatta su incarichi provvisori, anche in questo caso giustificati dall’urgenza. Se mi chiedete se c’è qualcosa di strano vi dico di sì. Le lunghe trasferte per la consegna dei pranzi mi sono sempre sembrate insensate. Come giustificare che i pasti per Camorino partano da Chiasso e quelli di Peccia partano da Locarno? Perché non privilegiare addetti ai lavori del luogo, a maggior ragione in una valle, per confezionare pasti molto semplici e ripetitivi? Abbiamo segnalato che i pasti al loro arrivo presentavano in malo modo perché il contenuto del singolo vassoio si mescolava per effetto delle lunghe trasferte. Quando aprivi il vassoio, a volte la visione era inguardabile, a tal punto che i ragazzi si rifiutavano di mangiare questo miscuglio (primo, secondo e verdure tutto mescolato). Con l’importo dato quotidianamente per ogni richiedente l’asilo, si doveva esigere dei pasti normali e presentabili. Quando si verificava un minimo intoppo sull’auto-strada da Chiasso a Camorino, i pasti arrivavano con ore di ritardo e freddi”.
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