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14.12.2018 - 16:140

Frana a Maccagno, linea ferroviaria tra Cadenazzo e Luino interrotta. Cleto Ferrari torna alla carica: "Stop al transito di merci pericolose"

Il deputato UDC interpella il Governo dopo l'ennesima frana sulla tratta tra il Gambarogno e il Luinese. "Non è il caso di intervenire presso le FFS e l'Ufficio federale dei trasporti?"

MACCAGNO – La linea ferroviaria fra Cadenazzo e Luino è interrotta a causa di una frana caduta stanotte, attorno alle 2:00, in territorio di Maccagno (Italia). Lo scoscendimento ha interessato anche la strada, la statale 395, che di conseguenza rimarrà chiusa al traffico almeno fino a domani mattina. Alcuni massi hanno colpito un treno merci che da Luino viaggiava verso il Ticino. Il convoglio non ha subito gravi danni.

Quella di stanotte non è l’unica frana caduta sulla tratta ferroviaria tra il Gambarogno e il Luinese. Il tema del transito delle merci pericolose sulla menzionata tratta sta molto a cuore al deputato UDC Cleto Ferrari, che in più occasioni ha inoltrato al Consiglio di Stato delle mozioni per chiedere “più garanzie in merito alla sicurezza per la gente e per l’ambiente”.

“Il 21 marzo 2005 – ricorda Ferrari – con una mozione si invitò il Consiglio di Stato ad istituire un gruppo ad hoc che si facesse carico di rappresentare e tutelare gli interessi dei cittadini del Gambarogno nell’ambito del trasporto merci sulla tratta Cadenazzo-Quartino-Luino.

Una mozione che “non ebbe seguito a causa della tanta passività del nostro Cantone sul tema e una chiara delega di rappresentanza dei nostri interessi alla Confederazione”.

Secondo Ferrari, “il transito di merci, in particolare quelle pericolose, non sembra essere sotto controllo”. Motivo che lo spinse a interpellare nuovamente il Cds nel febbraio 2016 (e nell’ottobre dello stesso attraverso una mozione) chiedendo “l’istituzione di un gruppo di lavoro che coinvolga gli Enti locali toccati dal problema, gli Uffici federali interessati, le FFS e altri attori se ritenuti utili ad affrontare la problematica”.

E ancora: “La risposta ricevuta dal CdS non fece altro che rafforzare la convinzione che nell’ambito del trasporto di merci pericolose su rotaia si possa fare di più per la sicurezza, la prevenzione e la diminuzione delle quantità complessive trasportate. E soprattutto traspare l’esigenza che la sicurezza non è un tema che si può delegare ad altre sedi ma che va gestito in primis da chi sottostà ai rischi sia a livello di persone sia a livello dell’ambiente e da chi conosce meglio di altri la realtà locale e i potenziali pericoli esistenti”.

“Da allora – prosegue il deputato UDC –la tratta ferroviaria è stata potenziata, i convogli merci che vi transitano sono parecchio più lunghi e pesanti e raggiungeranno i 750 m di lunghezza, le vibrazioni che generano sono nettamente più elevate considerato anche l’importante aumento di carico e l’aumento della durata di transito. I rischi che un treno di queste dimensioni possa essere colpito da una frana o addirittura generare una frana sono sicuramente aumentati.

Il bosco che sovrasta questi ripidi pendii è parecchio invecchiato raggiungendo dimensioni esagerate rispetto alle possibilità dell’apparato radicale di sostenere vecchi tronchi di notevoli dimensioni. Non va poi dimenticato che dalla parte italiana i lavori di premunizione a livello di gestione del bosco e i lavori sulla tratta sembrerebbero in fase ancora embrionale. Eppure i convogli transitano e in numero elevato”.

Alla luce degli ultimi avvenimenti, Ferrari torna alla carica chiedendo al Governo “se non sia il caso di intervenire presso le FFS e l’UFT richiedendo la chiusura della linea di transito merci fintanto che i lavori necessari alla messa in sicurezza di tutta la tratta non siano terminati”. Inoltre, Cleto Ferrari si augura che “un’eventuale apertura al transito di merci pericolose sia accompagnata dall’istituzione di un gruppo di lavoro ad hoc come richiesto nelle precedenti mozioni e pure da garanzie di una politica incisiva di riduzione del transito di merci pericolose”.

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