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Cronaca
16.04.2021 - 12:330
Aggiornamento: 23.04.2021 - 10:08

Lacerenza dice la sua: "Sono stato interrogato per cinque ore dalla Polizia. Ero lì solo per un delivery"

L'influencer ribadisce di non aver capito che il festino si sarebbe svolto in una scuola. "Sono stato ingenuo, ho pensato che se l'amico del mio cliente (il docente, ndr) ci portava lì lo potesse fare. Non ho sdoganato subito le bottiglie perché..."

MILANO – La verità di Davide Lacerenza: non aveva in corpo droghe, non sapeva che quella dove si stava recando era una scuola e quando se ne è accorto, non ci ha riflettuto. È quanto afferma l’influencer nel video postato sul suo profilo privato.

“Non mi sono mai tirato indietro davanti alle mie responsabilità, ho ammesso anche errori pesanti. Quando sbagli puoi imparare ma se sei accusato di cose non vere, col tuo nome sbattuto si giornali, con tutta Italia e tutta Svizzera ne parlano, non va bene”, ha iniziato.

Ora il suo legale ha ricevuto i documenti richiesti presso le autorità ticinesi ed ha deciso di parlare. “In attesa ho lasciato parlare tutti: è uscito sempre e solo il mio nome, dicendo che avevo organizzato un festino a base di alcool e droga in una scuola, portando anche la droga. È stato fatto solo il mio nome, mai quello del docente. Però non mi importa”.

“Ma ora dico io come sono andate le cose”. E inizia: “Erano circa le 22.30 quando un mio cliente mi ha chiamato perché voleva le bottiglie in Svizzera: sono partito, non sapevo nemmeno se dovevo sdoganare o no le bottiglie stesse, me lo hanno spiegato poi i doganieri. Il fatto era che stavo entrando in Svizzera come un commerciante. Non lo sapevo, ho sbagliato. Tra l’altro avevo le bottiglie sul sedile, dunque non le avevo nascoste. Il navigatore mi ha fatto passare dalla dogana di Lomazzo, che era chiusa. Come avrei potuto sdoganare? Non ho comprato nemmeno il bollino”.

Il racconto prosegue con l’arrivo all’hotel La Tureta di Giubiasco. “Sono arrivato all’albergo dove si trovava il mio amico. Pensavamo di bere un drink e tornare a casa. Il proprietario dell’albergo, giustamente, ci ha detto che essendo chiusi i locali lì non potevamo restare, di andare in strada a consumare. Tra l’altro, faceva anche molto freddo. Il festeggiato, che non era il mio cliente, ha proposto di andare da lui. L’abbiamo seguito, io pensavo di andare in una villa”.

Invece… “Dal retro siamo entrati in quella che poi ho capito essere una scuola, ha aperto con le chiavi. Ci siamo trovati in una sala gigantesca, con divani, frigorifero, microonde, non si comprendeva ancora dove eravamo. Dopo facendo un giro ho visto che era una scuola: al momento non ci ho pensato, mi sono detto che se ci aveva portati lì si poteva. Anzi, ho chiesto di poter fare video e mi è stato detto di sì”.

Dopo la serata, Lacerenza decide di restare a Giubiasco. “Ho bevuto 3-4 bicchieri, avevo 0,43% mg/l di alcool, e ho deciso di dormire in albergo e di partire il giorno dopo. Alla mattina è venuta a bussare la Polizia, che mi ha arrestato e interrogato per cinque ore, chiedendomi se avevo portato la droga. Ma ero negativo al test della droga. Ho risposto che ero lì per un delivery e poi mi ero fermato a dormire. Ho pagato 200 euro di multa per aver infranto le regole anti Covid, la Guardia di confine mi ha multato per 525 euro per le bottiglie non dichiarate, con 2 e qualcosa di IVA”.

La sua colpa, a suo dire? “Essere stato ingenuo e avere fatto i video”.

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