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Cronaca
23.05.2022 - 17:160

Feltrissimo! Dal matrimonio al cancro: le verità di Vittorio

Bombastica intervista al direttore di Libero del Corriere della Sera: "Il tumore non è tutta 'sta tragedia. Male che vada, crepo"

MILANO - È da una vita tra i giornalisti più letti e discussi d’Italia e da quando Maurizio Crozza ne ha fatto uno dei suoi personaggi di battaglia, è diventato stranoto anche al di fuori del mondo dei lettori e dei talk show. Famoso per le sue polemiche e i suoi titoli, fa sempre discutere che parli di fatti di cronaca, di politica o della sua vita privata.

E proprio di vita privata, la sua, ha parlato Vittorio Feltri in una lunga intervista al Corriere della Sera. Un racconto che si attaglia perfettamente al personaggio tra battute, cinismo, ma anche fragilità. 

“Il segreto di un matrimonio riuscito - ha spiegato Feltri - sono le stanze separate. Io ho separato anche i piani. Mia moglie Enoe dorme su”.

“Un matrimonio - ha aggiunto sempre sul tema coniugale - dura quando si riesce a trasformare il trasporto dell’inizio in una sorta di mutuo soccorso, aiutandosi a vicenda, e ad avere un affetto che vada al di là del sesso. Non ho tradito mia moglie, ho diversificato”. Che vuol dire? “Che non ho mai odiato mia moglie e con le altre non ho mai parlato male di lei né ho pensato di lasciarla. E che, credo di averla sempre fatta stare bene, di averle dato autonomia finanziaria. Poi, se avesse diversificato anche lei, non vorrei saperlo, ma capirei".

Quindi Feltri è passato parlare del tumore che da qualche tempo lo affligge: “Non è tutta ‘sta tragedia. Male che vada, crepo. Faccio ogni due anni una Tac e a me, che non ho niente di femminile, hanno trovato un cancro a una tetta. Mi è sembrata una presa in giro. Me l’hanno tolto, mi sono svegliato dall’anestesia, le due chirurghe mi hanno offerto champagne, mi sentivo bene e sono andato a lavorare senza tante storie”.

“I primi quindici giorni - ha proseguito - sono stati difficili. Ho avuto qualche fastidio. Ora, devo fare la radioterapia, prendo pastiglie, ho sempre visite. Ma non sono un paziente, sono di più: pazientissimo. Faccio quello che devo, poi, vediamo».

Ma da dove gli deriva il suo proverbiale brutto carattere? "«Ho avuto una vita che mi ha messo il lubrificante addosso. Orfano di padre, ho smesso di andare a scuola dopo le medie. Ho fatto il vetrinista, l’impiegato, il pianobar, ho preso il diploma e la laurea studiando da solo e lavorando. Sono rimasto vedovo, come dicevo. Quando hai tante sfighe, ti abitui a reagire con forza e con violenza».  

Infine qualche “perla” sull’età - l’anno prossimo saranno 80 - e sulla morte: “80n anni sono tanti. Però meglio invecchiare che morire giovani. La morte non mi rallegra e soprattutto mi spaventa la modalità con cui arriva: la malattia, la sofferenza il letto, il confessore che viene a rompere. Però, più di tutto, mi fa paura la salute di mia moglie: se in casa non la vedo per un quarto d’ora, mi preoccupo”.

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