CRONACA
La storia di Bilal, il baby rapinatore che non può essere arrestato. "Datemi un lavoro e non ruberò più"
Bilal dice di avere 12 anni, ma ne dimostra di più. Forse, per la prima volta, finirà dietro le sbarre di un carcere minorile

MILANO – Bilal è un bambino ed è il responsabile di almeno una decina di furti e rapine a Milano. Sempre fermato con il bottino è sempre stato rilasciato. Il motivo? Non raggiunge l’età per andare in carcere. Dice di averne dodici, di anni. Ne dimostra di più, almeno 16. Viene continuamente affidato a delle comunità per minori, ma continua ad evadere. Ieri, dopo l’ennesimo furto, è stato deciso che per la prima volta sarà rinchiuso in un carcere minorile.

I giornalisti del Corriere della Sera lo intervistano prima del trasferimento in carcere. Dalle mutande estrae un rotolo di banconote: 600 euro, “il mio ultimo bottino razziato a un viaggiatore che si era addormentato sul treno”. Dice di rubare per la sua famiglia: “Di questi soldi, 400 euro li mando ai miei genitori. Il resto lo uso per le mie spese”. Bilal sfama i marocchini più grandi che gravitano attorno alla stazione centrale di Milano. “La mia famiglia non voleva, io ho sempre sognato l’Europa. Rubo per dare soldi ai miei genitori.

Il ragazzo mostra un atteggiamento strafottente quando parla delle forze dell’ordine. “Mi devono lasciare stare. Non mi possono fare niente”. Bilal chiede un lavoro: “Mi bastano mille euro al mese, poi non rubo più”. “Sono a Milano per un amico, che è in carcere. Voglio pagargli l’avvocato”. “Ho paura? Io? Tutti dobbiamo morire, non si può vivere con la paura di morire”.

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