La proposta del cantante ticinese di creare delle categorie protette ove inserire le canzoni con testi forti, per proteggere i bambini, sta suscitando reazioni. Il rapper: "Pensi che i miei testi condizionino un giovane più dell'educazione ricevuta?"
MENDRISIO - Durante l'estate Paolo Meneguzzi si è reso protagonista di una serie di botta e risposta, in particolare con J Ax, sulla direzione in cui sta andando la musica contemporanea, soprattutto quella rap. A suo avviso, bisognerebbe porre attenzione a come si veicolano certi messaggi, soprattutto ai bambini, che vedono artisti e cantanti come idoli. La sua proposta era di creare una sorta di categoria in cui inserire delle canzoni particolarmente espliciti, per fare in modo che siano di difficile accesso ai più piccoli, un po' come avviene coi film.
Una idea e un tema che toccano molti artisti, suscitando reazioni a volte anche dai toni forti, come quella di Emis Killa.
Il rapper, riferendosi alle parole di Megezzi, gli ha scritto, non senza polemica: “Guarda Paolo, non ci conosciamo e già questo dovrebbe tenerti lontano dall’etichettarmi in questo modo pubblicamente, in ogni caso ti risponderò con educazione. Partiamo dal fatto che prendere (per quanto riguarda me) un paio di passaggi in rima di quasi quindici anni fa, quando oltre al fatto che io avessi vent’anni, il rap non lo ascoltava letteralmente nessuno se non gli appassionati (che ti assicuro non erano bambini), è scorretto e molto “spiccio”. Premesso ciò, la politica da te invocata cosa dovrebbe fare? L’etichetta dei contenuti espliciti sulle copertine serve proprio a far da monito ai genitori o a chiunque non voglia imbattersi in determinate parole. Cosa significa che nessuna famiglia da sola ce la può fare? Guarda che la musica è lo specchio della società, non il contrario".
"Non mi pare che ai tuoi tempi, quando le canzoni parlavano tutte d’amore, certi fattacci non si sentissero al telegiornale. Davvero credi che i miei testi possano condizionare un giovane più dell’educazione e i valori trasmessi a quest ultimo dai suoi genitori? Se così fosse forse non è stato fatto un gran lavoro in casa. Senza contare che il rap è puro intrattenimento, proprio come il cinema da te menzionato, dove l’arte talvolta prende forme violente, goliardiche, totalmente immorali, senza che nessuno si indigni nonostante rispecchi molti lati della quotidianità (come è giusto che sia). In tutto ciò oltre me hai menzionato tre artisti che non sono certamente “negativi”. Basterebbe farti un giro a uno dei nostri concerti per constatare con i tuoi occhi che siamo seguiti da un pubblico totalmente consapevole ed educato", ha proseguito.
Per finire: "Credimi, anche io ho una figlia di cinque anni e sono preoccupato per la piega che sta prendendo il mondo, ma se c’è una causa bisogna cercare altrove, prendersela coi rapper è davvero da stupidi, e in quanto genitori dovremmo sforzarci di essere, oltre che svegli, collaborativi. Sarebbe già qualcosa. Spero, se proprio dovrà esserci, in una risposta altrettanto colloquiale e non a ulteriori provocazioni. Buona giornata.”