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Cronaca
30.09.2023 - 17:050

L'urlo dei 60mila: "Svizzera, la crisi climatica è un problema globale"

Oggi in piazza a Berna si sono radunate persone di varie provenienze per chiedere "che la distruzione dell'ambiente sia fermata". Dubochet, premio Nobel per la chimica: "Abbiamo vissuto l'estate più calda di sempre"

BERNA - Personale di cura, agricoltrici e agricoltori, tecnici dell'edilizia, anziane e anziani, amanti della vita all'aria aperta e gruppi per i diritti umani, per un corteo che chiede giustizia climatica. Erano molte le categorie di persone presenti oggi in una manifestazione a Berna, dove sono scesi in piazza circa 60mila manifestanti.

"La rabbia per la mancanza di azione nelle misure di politica climatica e per le conseguenze devastanti e mortali della crisi climatica, che sta già causando un riscaldamento globale di 1,1°C, ha mobilitato gruppi di tutte le età e di tutti i ceti sociali. Da comunità religiose ad attivisti per il clima del Sud del mondo, tuttx si sono uniti per chiedere che la distruzione dell'ambiente, causata da un modello economico di sfruttamento, sia fermata e che gli obiettivi climatici di Parigi siano finalmente rispettati", si legge in una nota.

"Questa settimana il Consiglio degli Stati ha annacquato in modo irriconoscibile la proposta del Consiglio federale di revisione della legge sul CO2, che era già molto inefficace. Se si crede al Consiglio degli Stati, in futuro la Svizzera dovrà accontentarsi di acquistare certificati di inquinamento –generalmente inutili– dall'estero invece di abbandonare i combustibili fossili. È scandaloso. Nuove elezioni sono più che necessarie", afferma Simon Berthoud, responsabile per la comunicazione dell'Alleanza climatica.

"Le oltre 10'000 morti in Libia a causa di una tempesta aggravata dalla crisi climatica sono un punto di svolta per la nostra società. Migliaia di noi qui esigono ciò che è stato deciso e ratificato molto tempo fa. Il chiaro SÌ del popolo svizzero alla legge sulla protezione del clima deve essere seguito da una rapida attuazione", afferma Meret Schäfer dello Sciopero per il Clima.

Una volta giunti nella Piazza del Palazzo Federale, tra cibo e colori, hanno preso la parola vari attivisti, a partire da FederaleAnna Dovha di Fridays for Future Ucraina: "Quando guardo a ciò che le persone nel mio Paese stanno facendo in questo momento per sopravvivere e rendere la loro vita il più normale possibile, è così difficile immaginare come alcuni Paesi possano ancora fare affidamento sui combustibili fossili, finanziare le attività di aziende sporche e chiudere un occhio su tutti i problemi che già esistono e che aumentano ogni giorno".

Bea Albermann, medico e rappresentante di Salute per il futuro, ha spostato il discorso su un piano clinico. "Negli ospedali di tutto il mondo, anche qui in Svizzera, le persone stanno morendo a causa della distruzione delle nostre condizioni di vita: l'aria è inquinata, le ondate di calore sono sempre più lunghe e gli eventi climatici sono sempre più estremi. L'inazione delle persone in politica qui nella Berna federale e nei Cantoni è già costata migliaia di vite. La diagnosi è chiara: le crisi ecologiche sono un'emergenza medica".

In rappresentanza delle persone e delle aree più colpite, Nicholas Omonuk di Fridays for Future MAPA si è detto certo che "la Svizzera rifiuta di assumersi le proprie responsabilità per raggiungere gli obiettivi climatici. Dobbiamo iniziare a chiedere conto ai nostri governi, perché ora è l'Africa, ma in futuro potrebbe essere la Svizzera. Il fatto è che la crisi climatica è un problema globale".

"Spesso ci viene detto che le aspirazioni che abbiamo di cambiare questo sistema sono del tutto irrealistiche e che queste cose sono impossibili. Ma l'umanità non ha mai dovuto affrontare una sfida della portata del cambiamento climatico, quindi non è prevedibile come reagiremo", ha incalzato Lilian Schibli, Mo Stauffer, Larissa Bison di Sciopero per il Clima. "Tutte le risposte e le reazioni umane sono possibili di fronte a un problema che per molti popoli è letteralmente esistenziale. C'è ancora speranza!".

L'agricoltura era rappresentata da Alberto Silva, agricoltore biologico e segretario del sindacato Uniterre, che ha esortato a "lottare per un'agricoltura contadina che garantisca salari equi e crei posti di lavoro, promuovendo al contempo la conservazione della natura".

Per il mondo sindacale Beat Schenk, elettricista e membro di UNIA, ha arringato la folla sostenendo che "e vogliamo un vero cambiamento, noi lavoratrici e lavoratori dobbiamo prendere in mano la situazione. Siamo gli unici che possono affrontare la crisi climatica. Solo prendendo in mano il nostro destino e producendo secondo il nostro piano, dal popolo e per il popolo, la classe operaia potrà porre fine a questa crisi e a tutte le altre."

Infine, da Sonia Seneviratne, vicepresidente del primo gruppo di lavoro dell'IPCC, e Jacques Dubochet, premio Nobel per la chimica è stato sottolineato come "questa estate è stata la più calda mai registrata a livello mondiale", dove "abbiamo raggiunto temperature senza precedenti, con ondate di calore, precipitazioni estreme, incendi boschivi e siccità in molte regioni. Anche in Svizzera siamo stati colpiti da un numero crescente di eventi estremi".

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