Secondo quanto ricostruito dal periodico sindacale area, dietro questa nuova impresa – formalmente senza operai alle dipendenze – si nasconde proprio il nome dell'ex titolare di Adria
LUGANO – A volte ritornano. Filippo Cambria, l’ex titolare di Adria Costruzioni condannato lo scorso anno in primo grado a cinque anni e tre mesi per ripetuta truffa per mestiere e appropriazione indebita, è tornato attivo nel settore edile attraverso una società registrata a Zugo.
Secondo quanto ricostruito dal periodico sindacale area, dietro questa nuova impresa – formalmente senza operai alle dipendenze – si nasconde proprio il nome di Cambria. Documenti notarili attestano che nel 2017 la totalità delle azioni al portatore era intestata a lui. Eppure oggi la ditta lavora su un cantiere a Paradiso, lo stesso dove una decina di anni fa operava Adria Costruzioni, prima del fallimento che lasciò un buco da 25 milioni di franchi e mise sulla strada una cinquantina di operai e centinaia di creditori.
Un operaio, rappresentato dal sindacato Unia, ha già inoltrato una domanda di esecuzione per mancato versamento del salario. «A busta paga i lavoratori ricevono 21,40 franchi l’ora, quasi il 20% in meno rispetto al minimo previsto dal contratto nazionale di categoria», denuncia il sindacato.
La Commissione paritetica del Canton Zugo conferma che la società non ha dichiarato alcun operaio attivo nell’edilizia. Ma i sindacalisti hanno verificato sul campo la presenza di diversi lavoratori. Una discrepanza che solleva più di un sospetto.
Il nome di Filippo Cambria, insieme a quello del padre Adriano, è stato a lungo sinonimo di inchieste giudiziarie in Ticino. Al processo, la Corte aveva accertato che i due spostavano fondi da un cantiere all’altro mentre spendevano somme ingenti per fini personali, tra cui un lussuoso yacht. Condannato anche l’ex direttore della filiale luganese della banca Wir per aver concesso crediti senza i dovuti controlli. Tutti gli imputati hanno presentato ricorso: la causa è attesa in appello.
Oggi, però, area denuncia una realtà che ha dell’incredibile: l’ex imprenditore, già condannato a risarcire lo Stato per tre milioni di franchi, sarebbe di nuovo operativo in Ticino con un’impresa che non rispetta le regole salariali. Contattata dalla redazione, la Procura ticinese ha dichiarato di «non essere interessata» a entrare nel merito dei fatti segnalati.