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Il Federalista
24.01.2024 - 17:510

La versione di Hamas...

Nei giorni scorsi su Telegram è uscito un documento di una quindicina di pagine intitolato “Diluvio di al-Aqsa”. L’analisi del Federalista

Articolo a cura della Redazione de Il Federalista

Nei giorni scorsi su Telegram è uscito, in lingua araba e traduzione inglese, un documento di una quindicina di pagine intitolato “Diluvio di al-Aqsa: la nostra versione”. La firma è di Hamas (e non vi è stata alcuna smentita). C’è da chiedersi perché questo memorandum sia passato quasi inosservato, dappertutto in Occidente: qualche scarno comunicato, pochissime analisi.

Eppure, com’è giusto informare su quanto continua ad accadere a Gaza, com’è pertinente mettere sotto la lente ogni mezza frase di Netanyahu e di Biden, di Nasrallah o di Abu Mazen, perché trascurare l’unica articolata presa di posizione del gruppo islamista che con il massacro del 7 ottobre ha scatenato la violenta reazione militare di Israele, rintanandosi poi nei suoi tunnel e lasciando esposto al "genocidio" il popolo per la cui liberazione asserisce di combattere?

Certo, con questa sua versione dei fatti, Hamas conferma l’assenza di ogni scrupolo nel coprire la barbarie dei fatti commessi con ogni sorta di menzogne, al limite del grottesco.

Ma qualcuno forse, per affermare gli storici diritti del popolo palestinese e partecipare al suo dolore per le ingiustizie subite, ha bisogno di occultare la disumanità di un’organizzazione terroristica ispirata al peggior islamismo antisemita e guidata da una cosca di milionari finanziati dagli ayatollah di Teheran e dagli emiri di Doha? Ma diamo un occhio al documento.

"Noi non tocchiamo donne e bambini"

“I combattenti palestinesi”, scrive Hamas, il 7 ottobre “hanno colpito solo i soldati dell’occupazione e coloro che portavano armi contro il nostro popolo”.

Questa l’affermazione chiave del documento. E i civili disarmati, circa un migliaio, abbattuti al grido di “Allah Akbar” durante quel sabato nero? E i 260 giovani assassinati nel corso del rave party? "Hamas ha cercato di evitare di danneggiare i civili sin dalla sua fondazione, in particolare donne, bambini e anziani, così com’è richiesto dell'educazione morale e religiosa dei membri di Hamas".

E ancora: “Se ci sono stati casi in cui sono stati colpiti civili, questo è accaduto accidentalmente e nel corso dello scontro con le forze di occupazione”. Danni collaterali, dunque, dovuti al "rapido collasso delle linee difensive israeliane" e al caos che ne è seguito. Comprese le uccisioni a freddo di donne e bambini, gli stupri di gruppo, le amputazioni sessuali e altre forme di crudeltà indicibili, documentati da video e fotografie, descritti da vittime (le poche sopravvissute) e testimoni, oggetto di inchieste internazionali. 

In un primo momento Hamas aveva cercato di negare questi suoi atti. Poi, resasi conto che i fatti erano perfettamente documentati, si è trovata costretta a giustificarsi.

Immagini e testimonianze del massacro, infatti, hanno gettato un’ombra indelebile sull'immagine internazionale di Hamas, anche nel mondo arabo. Ma c’è anche un altro aspetto. Fonti palestinesi intercettate da Haaretz “hanno affermato che l'organizzazione sta affrontando le critiche per il pesante prezzo che gli abitanti di Gaza hanno pagato, sia in termini di numero di morti che di distruzione senza precedenti”. 

Due Stati? Ma Israele non deve esistere

Il documento si dilunga anche sulle motivazioni storico politiche di questo nuovo capitolo della guerra tra Israele e palestinesi, descritta –e non senza ragioni- come “lotta della Nazione palestinese contro il colonialismo che dura da 105 anni: 30 anni contro il mandato britannico e 75 anni contro lo Stato di Israele”. Con l’aggiunta di un attacco diretto agli organismi internazionali: "Dovevamo continuare ad aspettare e a fare affidamento sulle impotenti istituzioni delle Nazioni Unite?". 

Non è difficile cogliere, nell’insistenza sulle motivazioni dell’attacco del 7 ottobre, il tentativo di affermare l’indipendenza di Hamas all’interno dell’”asse della resistenza” guidato dall’Iran. Eppure, gli stessi ayatollah non hanno mai negato che “gli eroici fratelli palestinesi” siano stati finanziati, armati e istruiti –fino a poche settimane prima del 7 ottobre- dalle Forze Quds di Teheran. 

Il memorandum contiene infine una forte sottolineatura del rifiuto di qualsiasi “intromissione” della Comunità internazionale nelle trattative per il futuro di Gaza e in vista della costituzione di uno Stato palestinese. Curiosa affermazione di indipendenza, dato il cordone ombelicale che lega economicamente Hamas al Qatar.

Un inevitabile, disperato tentativo di sopravvivere ai negoziati in corso che affidano, com’è noto, l’esclusiva rappresentanza palestinese agli odiatissimi cugini dell’OLP e della boccheggiante Autorità Nazionale di Abu Mazen. Anche perché Hamas, che rifiuta nei suoi statuti la stessa esistenza di Israele, di “soluzione dei due Stati” non vuole neppure sentir parlare.

 

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