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Il Federalista
13.02.2024 - 16:040

Rivolta dei contadini, sullo sfondo c'é El Niño. Ecco perché

Da cosa nasce il disagio che attraversa l’agricoltura europea? Per cercare di rispondere occorre far luce su un fenomeno forse poco considerato fin qui, ma con un impatto travolgente

di Beniamino Sani per il Federalista

Da cosa nasce il disagio che attraversa l’agricoltura europea? Per cercare di rispondere occorre far luce su un fenomeno forse poco considerato fin qui, ma con un impatto travolgente: si chiama El Niño. Andiamo a scoprire cos’è. Dapprima è però necessario tratteggiare il contesto.

Il subbuglio nel mondo agricolo europeo ha raggiunto tali dimensioni che pure la Commissione UE ha dovuto fare un significativo passo indietro sui progetti intesi a limitare l’uso dei pesticidi e a ridurre le emissioni di CO2 da qui al 2040. Di mezzo c’è anche l’avvicinarsi di alcuni appuntamenti elettorali (tra cui le europee in primavera e le elezioni federali tedesche nel 2025) e per accaparrarsi le simpatie degli agricoltori si stanno mobilitando il centro-destra del Partito Popolare Europeo come pure le varie sigle delle destre nazionali (dall’AfD tedesco al Rassemblement National in Francia).

Oggi si sono fatti avanti anche i contadini svizzeri, con richieste che in parte rispecchiano le rivendicazioni dei loro colleghi europei (si veda qui). Va detto infatti che i movimenti di protesta nei vari Paesi europei sono (in)sorti di fronte a sfide solo in parte comuni (il tema ambientale, ad esempio, o quello dei finanziamenti diretti), ma spesso coniugate in maniera diversa.

Così, l’anno scorso sono andate dapprima in scena le proteste degli allevatori irlandesi contro progetti di riduzione del numero massimo di capi allevabili. Poi è stato il turno degli agricoltori dei Paesi Bassi. Più di recente, in Francia e Germania sono state le minacce governative di levare i sussidi sul gasolio a sollevare proteste. Cui si aggiungono ore proteste anche in Romania, Polonia, Slovacchia, Belgio, Grecia e Italia. 

Un settore storicamente importante

Non si può dire che in Europa, come anche in Svizzera, la politica si sia disinteressata, storicamente, all’agricoltura. Si pensi che oltre un terzo del Quadro finanziario UE 2021-2027 è composto da finanziamenti alla politica agricola.

Il contributo al PIL continentale appare tuttavia modesto: l’1,7%, sommando agricoltura, selvicoltura e pesca (fino al 5% in Paesi come Romania, Bulgaria, Grecia, e Paesi Baltici). Anche gli impieghi generati (4,12%) non ne fanno certo il settore più importante per l’occupazione (pesa di più per Romania -quasi un quinto dei posti di lavoro- e, in maniera minore, Bulgaria, Polonia e Grecia).

D’altro canto, però senza l’agricoltura il paesaggio antropizzato europeo sparirebbe in pochi anni. La coscienza dell’importanza strategica del settore (si veda alla voce “sovranità alimentare”) si è anche accresciuta di recente (dopo la pandemia e le guerre). Il settore è pure in oggettiva difficoltà. In Svizzera da vent'anni a questa parte (secondo Heidi.news) ogni giorno tre aziende agricole cessano l'attività.

Secondo il responsabile della redazione economica di Le Matin Dimanche, Pierre Veya, gli Stati in questo momento dovrebbero investire di più, non di meno, nel settore, poiché la vera sfida oggi si chiama innovazione agricola: occorre accrescere il valore aggiunto dei prodotti. Qualcuno però deve pagarne il conto. Vale una delle due ipotesi: o i consumatori attraverso prezzi maggiorati, o gli Stati attraverso i prelievi fiscali.

Ma il vero punto dolente, in questi mesi, è un altro.

Entra in scena El Niño

El Niño è un fenomeno climatico ciclico, con cadenza variabile tra 3-7 anni, che ha un influsso diretto sui mari dell’America Latina e indiretto sulle temperature in tutto il globo. Una manifestazione del fenomeno è in corso dalla metà 2023, e dovrebbe raggiungere il suo apice, per quel che riguarda gli effetti alle nostre latitudini, nel prossimo autunno. E su questo dato di natura climatica, a buon conto, non sembrano esserci dispute.

Per Jean-Michel Valantin, ricercatore francese in geopolitica, El Niño ci starebbe facendo vivere, a livello di temperature, un anticipo di ciò che potremmo vivere nei prossimi decenni, per giunta in un momento in cui l'Europa si trova ad affrontare quello che egli definisce “iper-assedio”, tra guerre, costi energetici, instabilità.

Cosa c’entra tutto ciò con l’Agricoltura? Lo vedremo subito. Un’altra premessa, intanto. La guerra di Putin ha parzialmente interrotto le esportazioni agricole di Russia e Ucraina, che assieme totalizzavano il 30% della fornitura mondiale di cereali.  L’UE ha risposto con un suo “Meccanismo di sostegno alle esportazioni ucraine”, a partire dal giugno 2022. Il sostegno UE mette però in difficoltà molti mercati agricoli europei (Polonia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca), poiché fa crollare il prezzo dei cereali.

E quando, nella primavera 2023, l’UE si appresta a rivedere il programma di sostegno, come richiesto dai Paesi dell’Est, la Spagna lancia l’allarme e chiede di divenirne beneficiaria (per 82mio di euro) nel disperato tentativo di compensare le gravissime difficoltà della sua agricoltura.

Cos’era successo? La nazione iberica, una delle più importanti produttrici agroalimentari in Europa, nella scorsa primavera aveva subito l’assalto di El Niño, divenendo vittima di siccità e alluvioni che ne hanno cancellato interi raccolti (fino all’80% in molti settori).

Situazioni simili si verificano in contemporanea in tutto il mondo. In estate tocca alla Grecia, colpita da un’ondata di calore con temperature sopra i 40C e in seguito dall'Uragano Daniel che ne devasta le coltivazioni. “In Francia, dal novembre 2023, i dipartimenti della Somme e del Pas-de-Calais hanno subito ripetute inondazioni. In Germania, l'inverno, la primavera e l'estate del 2023 sono stati caratterizzati da condizioni climatiche violentemente contrastanti, con episodi di pioggia, ondate di calore e una ripresa delle precipitazioni alla fine dell'estate, che hanno portato a un calo complessivo dei raccolti del 4%”. (Le Grand Continent). Nello stesso periodo la siccità colpisce anche Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca.

Il costo dei carburanti e la crisi dei canali

Intanto la guerra ha fatto schizzare i prezzi dei carburanti. L’embargo sul petrolio russo impone la necessità di importare il carburante dagli Stati Uniti, causando l’impennarsi del prezzo del combustibile nelle Americhe e la conseguente esplosione dei prezzi delle loro esportazioni agricole (Canada, USA, Brasile stanno tutti in alto nelle classifiche dei produttori agroalimentari).

Intanto però il ciclo El Niño ha colpito anche le vie d’acqua. Tra la primavera e l’estate del 2023 il Reno tocca i suoi livelli più bassi da decenni. Ciò costringe a ridurre, per non far toccare i fondali, i carichi dei battelli, alleggerimento che si ripercuote sui due milioni di tonnellate annue di cibo che dovranno essere mossi su gomma, con un dispendio maggiore degli stessi carburanti.

Un avvenimento simile si verifica in contemporanea (estate 2023) anche per il canale di Panama che, per collegare i due oceani, ricorre a un sistema di chiuse, alcune con una elevazione considerevole (26msm), ed è dunque esposto alla siccità. Il numero dei passaggi giornaliero è ridotto dai 40 a 30 cargo giornalieri. Una parte delle derrate alimentari è anche in questo caso dirottata via terra e trasportata su ferrovie a gasolio.

Il circolo infernale non è finito. Subentra infatti la minaccia armata dei ribelli Houthi che sta mettendo a repentaglio la navigazione sul principe dei canali, quello di Suez, con il rischio che a finire bloccata sia l'esportazione di cereali ucraini verso l'Asia e l'Africa meridionale. Se il blocco dovesse persistere, l'Ucraina si troverà costretta a inondare il mercato europeo dei suoi prodotti.

Ecco dunque spiegato il contesto nel quale i diversi Paesi del nostro continente si sono trovati a recepire le nuove direttive europee che, tra le altre cose, chiedono la riduzione dei sussidi all’agricoltura e l’abbandono del 4% delle terre coltivate a favore della biodiversità. Due gride manzoniane, per gli agricoltori europei, e per l’Europa intera un’autentica tempesta perfetta.

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