Céline Kyenge è il nuovo ministro per l'integrazione del governo Letta. Tra le sue battaglie l'abolizione del reato di clandestinità. Elogi da Mario Balotelli. La Lega promette opposizione
ROMA - A prescindere dai giudizi di parte, il nuovo governo del primo ministro Enrico Letta può oggettivamente vantare alcuni elementi di novità: la buona presenza femminile, la giovane età di molti ministri, e anche la prima ministra di colore. Si tratta di Céline Kyenge Kashetu, medico oculista nata nel 1964 nella Repubblica democratica del Congo, oggi di nazionalità italiana. Da febbraio era entrata alla camera dei deputati eletta nelle fila del Partito Democratico.
Enrico Letta l'ha scelta per dirigere il ministero dell'integrazione. Tema che da sempre ha impegnato la neoministra, come l'attivismo a favore della libera circolazione, la battaglia per una nuova legge sulla cittadinanza con i riconoscimento per i figli dei migranti del diritto dello "ius soli" e l'abrogazione della Bossi-Fini, la legge che ha introdotto il reato di clandestinità.
Kyenge ha dichiarato che quella del presidente del consiglio "è una decisione che segna il passo decisivo per cambiare concretamente l'Italia e il modo di vedere un'integrazione che è già presente nel Paese". Tra le parole di elogio per la nomina della nuova ministra per l'integrazione ci sono quelle dell'attaccante del Milan Mario Balotelli che ritiene la nomina "un ulteriore, grande passo avanti verso una società italiana più civile, più responsabile e più consapevole della necessità di una migliore e definitiva integrazione tra tutti".
Tra le voci critiche non poteva mancare la Lega lombarda che attraverso il segretario Matteo Salvini dice: "in questo momento di crisi si sentiva proprio la mancanza di una ministra per l'integrazione. Faremo opposizione totale al nuovo ministro, simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai di ritti e non ai doveri".