Intervista a tutto campo al nuovo ministro: dall'automobilismo al ping pong, dai Led Zeppelin alle puntine di maiale. "E in Governo, dove troverò ex compagni di scuola, ci vado da vero leghista"
di Marco Bazzi
LUGANO – Cinquantadue anni, avvocato, per due decenni giudice al Tribunale d’appello, Claudio Zali è il nuovo consigliere di Stato della Lega. Le sue passioni sono l’automobilismo e il ping pong.
I MOTORI E IL PING PONG
Iniziamo dalla prima…
“Una passione di famiglia: mio nonno e mio zio erano meccanici. So smontare e rimontare un motore, preparo da solo la mia auto da gara: corro sui circuiti europei con una vecchia “75”, in un campionato riservato alle Alfa Romeo”.
Veniamo alla seconda passione, il ping pong…
“Sono stato tesserato nel tennis tavolo per almeno venticinque anni. Diciamo che sono una racchetta decente a livello ticinese. È così che ho conosciuto Marco Borradori: io avevo 16 anni e lui, che ne ha qualcuno più di me, era già campione ticinese. Da alcuni anni ho abbandonato il tennis tavolo perché è una disciplina molto faticosa dal punto di vista nervoso e mentale più che fisico. Ed è uno sport fortemente agonistico, che comporta la competizione… Non si può giocare così, per passatempo. Ma chissà, magari ricomincerò. Nel frattempo curo la mia forma fisica correndo nei boschi del Malcantone 5 o 6 volte a settimana”.
La sua musica, le sue letture, la sua cucina…
“Musica assolutamente rock, dai Led Zeppelin in poi. Borradori ascoltava e forse ascolta ancora cose impossibili come i Pooh. Io sono su altri universi… Francamente leggo poco anche se ho in casa una bella biblioteca. Ora sto leggendo Non si fruga nella polvere di William Faulkner, uno scrittore fantastico. Piatti preferiti? Direi, cucina nostrana o tradizionale, con poco spazio per le cose esotiche. Adesso come adesso mi vengono in mentre una bella fila di puntine di maiale o una buona carbonara”.
E SE NEMMENO QUESTA VOLTA FOSSE TOCCATO A LUI?
Zali, lei era già disponibile a subentrare in Governo in aprile, quando Borradori è stato eletto a Lugano. Se questa volta non fosse stato designato si sarebbe sentito molto deluso?
“Intende se la scelta fosse andata su qualcun altro? Non mi chino a ragionare su ipotesi che non si verificano, il che mi rende la vita molto più semplice”.
Ma lei sentiva il bisogno di cambiare, dopo vent’anni in magistratura?
“Sono stato per nove anni giudice civile, poi sono passato al penale. Certo, per come sono fatto devo cambiare ogni tanto e sento il bisogno di nuove sfide, anche se il mio lavoro è appassionante”.
La politica era un suo traguardo?
“Stento a vedere i traguardi: nella mia vita vedo solo punti di partenza e di ripartenza”.
ZALI E LA LEGA
Com’è arrivato alla Lega, lei leghista della “prima ora”?
“Ho votato Lega già nell’aprile del 91, prima ancora di conoscere personalmente alcun esponente del movimento. L’ho fatto per simpatia istintiva verso questa forza politica che stava nascendo. Ho dato il mio voto alla scheda per il Gran consiglio. Poi nell’autunno di quell’anno sono stato contattato da Borradori che mi propose di partecipare alle elezioni per la carica di giudice del Tribunale d’appello previste la primavera successiva. Ero un giovane avvocato, allora, e insegnavo diritto alla Commercio. Mi ricordo che prima di accettare chiesi al titolare dello studio per cui lavoravo se sarebbe stato disponibile ad associarmi. Mi disse con rincrescimento non si poteva fare. Così decisi di accettare la proposta di Marco”.
Erano i tempi in cui i giudici venivano ancora eletti dal popolo.
“Esatto, e in campagna elettorale mi sono reso conto di quanta passione, allora ‘clandestina’, c’era nella popolazione per questo nuovo movimento. Si percepiva, soprattutto dalle persone semplici, nella cosiddetta ‘base’, il germe del malcontento per tanti anni di politica tradizionale”.
Lei proveniva da una famiglia liberale…
“Sì, ero stato in Consiglio comunale a Origlio per il PLR qualche anno prima, ma quando si è sviluppato il pensiero politico della Lega mi ci sono riconosciuto pienamente”.
Poi, da quando è stato eletto giudice, si è un po’ staccato dalla politica…
“Ho fatto un quadriennio per la Lega in Consiglio comunale a Bioggio, per dare un contributo a livello locale. Ma ho sempre creduto che il ruolo di magistrato richiedesse una certa riservatezza e un certo distacco dalla politica. Per questo ho preferito non espormi troppo. Solo per questo, non certo per mancanza di passione”.
IN GOVERNO CON GLI EX COMPAGNI DI SCUOLA
E ora in Governo ritroverà ex compagni di scuola: siete quattro ministri del Sessantuno…
“Esatto, con Paolo Beltraminelli abbiamo fatto il ginnasio insieme ad Agno, poi il Liceo a Lugano e l’Università a Zurigo. Anche Laura Sadis era al Liceo in quegli stessi anni. E anche lei l’ho ritrovata a Zurigo. L’unico foglio bianco è Manuele Bertoli, che avrò presto occasione di conoscere politicamente e umanamente. Quindi, mi avvicino con grande tranquillità al Consiglio di Stato, certo di trovarvi persone competenti che mi daranno una mano”.
Che invece con il ministro Norman Gobbi, tra pochi giorni suo collega, ci siano stati screzi sulla riforma della giustizia non è un segreto…
“Screzi non direi… Abbiamo avuto una divergenza di vedute nell’ambito dei rispettivi campi di attività istituzionale. Ma nessun problema personale”.
"COSA FARÒ E PORTERÒ IN CONSIGLIO DI STATO"
Cosa porterà in Governo, Zali?
“Non so bene cosa mi aspetta dall’altra parte, ma credo che un magistrato che si avvicina alla politica porti, come dire, quell’abitudine al rigore che apprende esercitando la professione, se già non è un elemento innato o radicato nella sua personalità”.
E che leghista sarà in Consiglio di Stato, più alla Borradori o più alla Barra?
“Di sicuro sarò un leghista vero e convinto. Ma voglio capire prima che margini di azione ci sono, cosa puoi fare concretamente quando ti trovi seduto su una poltrona ministeriale. Ho molte idee di stampo leghista che vorrei cercare di concretizzare”
Per esempio?
“Per esempio credo che il miglioramento durevole delle finanze pubbliche passi necessariamente da un alleggerimento notevole della macchina dello Stato. E che occorra difendere strenuamente l’economia e la piazza finanziaria, perché se crollano crolla tutto il nostro sistema sociale”.
E di questo Governo, che il Mattino chiama Governikkio cosa pensa? Non lo ritiene poco propositivo e molto frammentato nel dipartimentalismo?
“Penso che quando c’è un momento economicamente difficile è anche difficile essere propositivi nell’attività di governo, mentre se l’economia è florida si è tutti più bravi. Non me la sento proprio di giudicare i miei futuri colleghi. Sarei presuntuoso se lo facessi”.
Quando nei primi giorni di novembre entrerà a Palazzo quale sarà la prima cosa che farà?
“Voglio conoscere prima di tutto i collaboratori del dipartimento che mi sarà assegnato: sapere quanti sono, dove sono, cosa fanno, quali sono i dossier da affrontare”.
Avversari politici?
“Nessuno di principio. Vado a fare questo lavoro senza preconcetti verso nulla e nessuno, aspetto di conoscere le persone e di dialogare con loro”.
"I MIEI PREGI E I MIEI DIFETTI"
Pregi e difetti di Claudio Zali…
“Se ho una capacità è quella di arrivare in fretta al punto, al cuore delle questioni. Ed è ciò che nel lavoro mi ha reso forse più efficiente di altri. È una capacità che viene prima della capacità di decidere. Non so come spiegarmi, ma è la capacità di distinguere i problemi veri da quelli falsi. Infatti, apprezzo molto nelle persone il dono della sintesi. Di difetti, invece, ne ho un sacco”.
Per esempio?
“A volte sono impaziente, irrispettoso…”
Senza peli sulla lingua?
“Diciamo così. Difetti che da un certo punto di vista possono essere anche dei pregi: sono una persona franca e diretta”.
E un po’ introversa…
“Introverso? No… Sono molto riservato, forse al primo approccio non lascio avvicinare troppo le persone, ma ho un sacco di amici. Diciamo che il mio atteggiamento in pubblico è un po’ una forma difensiva tipica delle persone timide, e che un po’ deriva dalla dimensione che il magistrato deve avere”.
Non è un segreto che il suo carattere poco espansivo sia stato messo sul piatto della bilancia, quando si è trattato di scegliere il successore di Michele Barra… Anche se poi, hanno pesato molto di più gli aspetti positivi.
“Guardi, se le critiche sono solo queste mi considero fortunato”.