POLITICA E POTERE
Frontalieri, Rückert interroga il Governo: “Chi controlla che rientrino al loro domicilio?”
La legge prevede che i titolari di permesso G rientrino almeno una volta a settimana al proprio domicilio. L’interrogazione della deputata leghista chiede lumi in merito ai relativi controlli

BELLINZONA – “La libera circolazione ha snaturato il concetto di frontaliere, che non riguarda più solo i lavoratori della fascia di confine, ma la legge mantiene l’obbligo del rientro al domicilio almeno una volta a settimana”. Con questa premessa si apre l’interrogazione odierna presentata da alcuni deputati della Lega dei Ticinesi, prima firmataria Amanda Rückert.  

Oggi infatti qualsiasi lavoratore che esercita un’attività professionale in Svizzera, proveniente da qualsiasi paese europeo che ha sottoscritto l’accordo di libera circolazione delle persona (ALCP), può beneficiare del permesso G, a patto appunto che rientri almeno una volta a settimana al proprio domicilio (“di norma quotidianamente”). Se una persona non dovesse ottemperare a questo obbligo non potrebbe beneficiare dello status di frontaliero.

“È legittimo domandarsi - continua il comunicato - quali controlli vengano fatti su queste persone, domiciliate lontane dalla zona di frontiera e beneficiarie del permesso G: se queste effettivamente tornano a domicilio almeno una volta a settimana, rispettivamente se prima del rilascio del permesso G viene sufficientemente verificato che le persone intendono rientrare settimanalmente a domicilio (in particolare, verificando che abbiano sufficienti mezzi per farlo). Gli interroganti sono infatti a conoscenza di casi concreti di persone titolari di permessi G domiciliate in regioni assai distanti dalla Svizzera e per le quali si dubita fortemente che facciano ritorno al loro domicilio almeno una volta a settimana.”

Pertanto, nonostante “sia sicuramente vero il fatto che dei circa 60’000 frontalieri oggi occupati in Ticino la maggior parte è domiciliata in regioni che ne permettono il rientro (quasi) giornaliero: il forte traffico che quotidianamente intasa le strade del nostro Cantone ne è la prova”, gli interpellanti chiedono al Consiglio di Stato:

1.“Sui quasi 60mila beneficiari del permesso G che si contano oggi in Ticino, quanti cittadini di Stati contraenti dell’ALCP e quanti invece di Stati terzi?

2.Sono disponibili dati sul domicilio dei titolari di permesso G? In caso di risposta negativa non ritiene il Consiglio di Stato che potrebbe essere utile elaborare tali dati?

3.Gli uffici predisposti al rilascio dei permessi per stranieri verificano in modo puntuale che tutte le condizioni per il rilascio del permesso siano adempiute? Segnatamente, per quanto attiene ai detentori del permesso G, quali verifiche vengono (se vengono) preventivamente effettuate per sincerarsi che una persona rientri a domicilio almeno una volta a settimana?

4.Dopo il rilascio del permesso G, viene controllato, da parte del Cantone o dei Comuni,  che i titolari del permesso G effettivamente rientrino settimanalmente a domicilio?

5.Com’è la collaborazione con i Comuni in questo delicato settore?

6.Ci sono stati negli ultimi anni in tutto il Cantone casi di persone a cui è stato tolto il permesso G poiché non ossequiava il disposto fondamentale di rientrare settimanalmente a domicilio? “

red

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