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Politica e Potere
22.04.2015 - 12:360
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Jelmini lascia: "Da fine maggio non sarò più il presidente del PPD: la mia decisione è irrevocabile"

Il numero uno degli azzurri annuncia l'addio dopo la sconfitta elettorale: " Quando si fanno queste scelte serve totale chiarezza. E grazie a questa chiarezza il partito avrà l'opportunità di potersi riorganizzare n vista delle federali"

MENDRISIO – Giovanni Jelmini lascia la presidenza del PPD (quasi) con effetto immediato. Lo ha annunciato lo stesso Jelmini in una conferenza stampa convocata nel primo pomeriggio al ristorante Stella di Mendrisio. Un passo in più e più deciso, dunque, della semplice messa a disposizione del mandato. Atto dovuto, dopo la sconfitta elettorale, e che già nell'immediato post elezioni molti si aspettavano dal presidente. No, Giovanni Jelmini saluta tutti e lascia da subito libera la sedia di presidente a chi dovrà succedergli. E si tratta di una decisione irrevocabile. "Ho convocato la conferenza stampa odierna – ci ha detto Jelmini pochi minuti prima dell'incontro con i giornalisti - per informare i media sulla mia decisione di lasciare la presidenza del partito per la fine del mese di maggio. Una decisione che ho comunicato ieri all'Ufficio presidenziale del mio partito è che è dovuta al risultato negativo delle ultime elezioni cantonali. Agli inizi della campagna ho messo in atto una strategia, basata principalmente su una lista forte per il Consiglio di Stato in modo da non rimanere ai margini della contesa tra Lega e PLR come era già accaduto a Lugano. A mio avviso questa strategia non è la causa della sconfitta, la rifarei. I motivi del nostro cattivo risultato sono molti e andranno analizzati e discussi con calma e cognizione di causa. Ma credo che l'elemento importante e più intelligente per cominciare a fare questa analisi sia ammettere la sconfitta, senza se e senza ma". "La mia – aggiunge Jelmini - è una decisione irrevocabile. Quando si fanno queste scelte serve totale chiarezza. E grazie a questa chiarezza il partito avrà l'opportunità di potersi riorganizzare il prima possibile in vista delle Federali". Difficile analizzare le cause della sconfitta a caldo, sostiene Jelmini, ma se dovesse indicarne una, gli chiediamo, quale sceglierebbe? "Una delle cause è senza dubbio la difficoltà a promuovere dei principi e dei valori che oggi la società fa fatica a recepire. Un esempio lampante è il tema della famiglia. E ne abbiamo avuto dimostrazione nella votazione del mese di febbraio dove un'iniziativa promossa dal partito nazionale e da noi appoggiata è stata spazzata via dal popolo. Un'altra causa risiede sicuramente nella nostra debolezza nei centri urbani che sappiamo pesano in maniera determinante su un'elezione cantonale". Al "presidentissimo", come veniva appellato affettuosamente dagli uomini e dalle donne della sua base, chiediamo se abbia provato un'amarezza particolare per essere finito immediatamente sotto processo da parte di alcuni dei suoi dopo le elezioni. "Io – risponde - non ho sentito personalmente nessuno che volesse processarmi, anche perché spesso alle persone che ti criticano manca il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi. Ma sono abbastanza navigato in politica per sapere che ci sono sempre i Robespierre pronti a individuare capri espiatori per le sconfitte, spesso per non confrontarsi con le proprie responsabilità. In queste ore però ho soprattutto ricevuto attestati di stima e simpatia all'interno del PPD. Poi quando fai politica devi sempre mettere in conto che c'è qualcuno che non ti vuole bene. Magari sono un ingenuo ma nel PPD prevalgono quelli che mi vogliono bene". Con l'addio alla presidenza Jelmini intende lasciare definitivamente anche la scena politica? "Chiudere le porte definitivamente non è mai una bella situazione. Anche perché se poi si dovessero aprire situazioni interessanti dovresti passare il tempo a giustificarti. Quindi per evitare in futuro questo rischio non chiudo le porte, anche perché la passionaccia per questa strana malattia della politica non mi è certo passata e credo non mi passerà mai". Infine, un po' di amarcord: il momento più bello e quello più brutto di questi 8 anni di presidenza. "Il momento meno bello è questo perché lascio la presidenza di un partito che ho nel cuore. Uno dei bei momenti che ricordo con piacere è la conquista di 4 sindacati nel Mendrisotto 3 anni fa e anche quando raggiungemmo la maggioranza assoluta in Municipio a Mendrisio. Un'altra soddisfazione è stata quella di contribuire a confermare Lombardi agli Stati in un momento in cui il clima intorno a lui non era di certo favorevole…".
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