AET, il presidente Giovanni Leonardi difende la direzione dopo le richieste di dimissioni da parte della Lega: "Chiedere teste è un atteggiamento impulsivo. L'azienda va sostenuta"
"L'attuale CdA e l'attuale direzione si sono focalizzati unicamente su iniziative in Ticino e in Svizzera, tralasciando in modo particolare investimenti all'estero”
BELLINZONA - Il presidente dell’Azienda elettrica ticinese, Giovanni Leonardi, replica sul Corriere del Ticino, alla richiesta del gruppo leghista in Gran consiglio di azzerare i vertici dell’azienda stessa alla luce dei risultati finanziari pesantemente in rosso. Richiesta formulata ieri da Boris Bignasca in una lettera al Consiglio di Stato con cui si chiedono le dimissioni di Roberto Pronini (direttore) e Claudio Nauer (coondirettore) dai vertici dirigenziali dell'AET.
“Il risultato del 2015 è frutto dell'evoluzione del mercato, caratterizzato da un massiccio crollo dei prezzi e dell'euro, imprevisto da tutti – spiega Leonardi -: esso ha provocato perdite ingenti a tutti i produttori (in Svizzera e all'estero). Gli ammortamenti straordinari sono legati ad investimenti e contratti decisi una decina di anni fa. All'attuale dirigenza di AET è sempre stata riconosciuta la trasparenza e un'ottima collaborazione. L'attuale CdA e l'attuale direzione si sono focalizzati unicamente su iniziative in Ticino e in Svizzera, tralasciando in modo particolare investimenti all'estero”.
Poi l’affondo del presidente: “Chiedere teste è un atteggiamento impulsivo; direzione e i collaboratori stanno agendo con professionalità e affrontano con coraggio questa delicata fase per l'azienda. In questo momento AET, ma direi tutto il settore, ha bisogno di agire unita e va sostenuta con determinazione”.