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22.09.2016 - 12:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Marco Chiesa show: "Siamo arrabbiati e delusi. Per compiacere l'UE il Parlamento ha relegato il popolo svizzero al ruolo di servo. Cassis, Romano, Regazzi e Carobbio fedeli al loro partito e ai bilaterali. E Rocco Cattaneo ha fatto la figura del pinocchio

Intervista al Consigliere Nazionale all'indomani della decisione del Nazionale che ha scelto la così detta "versione light" per applicare il 9 febbraio: "Ora è possibile che l'UDC lanci un'iniziativa per disdire l'accordo di Libera circolazione, ipotesi che dal Ticino caldeggeremo fortemente"

BERNA - "Siamo arrabbiati e delusi". Marco Chiesa sospira parole amare il giorno dopo l'approvazione da parte del Consiglio Nazionale della così detta "versione light" della legge di applicazione del 9 febbraio. Una proposta, quella sostenuta da PLR, PPD e PS alla Camera bassa, che ha suscitato enormi polemiche e che in Ticino è stata vissuta quasi come un'offesa e giudicata, più o meno unanimemente da destra a sinistra, come un testo che non rispetta per nulla quanto iscritto dal popolo nella Costituzione.
 
 
Marco Chiesa, quali sono i sentimenti e le riflessioni del giorno dopo?
"È evidente che come UDC siamo arrabbiati e delusi. La versione passata ieri al Nazionale è la peggiore possibile, la meno efficace di tutte. Non applica il 9 febbraio e soprattutto non tutela i lavoratori indigeni, cosa che mi stava particolarmente a cuore. Una pagina nera per la democrazia diretta: per compiacere l'UE la maggioranza del Parlamento ha relegato il popolo svizzero al ruolo di servo".
 
 
Sappiamo che ora la legge andrà agli Stati e tornerà al Nazionale per l'esame finale. La sensazione generale è che la sostanza non cambierà. Come intende muoversi ora l'UDC?
"È poco probabile che ci sia un referendum, perché referendare il nulla equivarrebbe, anche in caso di vittoria, a non avere niente in mano. È invece possibile che l'UDC lanci un'iniziativa per disdire l'accordo di Libera circolazione, ipotesi che dal Ticino caldeggeremo fortemente". 
 
 
Quante possibilità ci sono che questa iniziativa venga davvero lanciata? C'è chi ha il sospetto che, anche per le differenti sensibilità all'interno dell'UDC sul tema dei bilaterali, prima di muoversi il vostro partito valuterà gli effetti di questa proposta light. Solo cattiverie?
"Si valuteranno i pro e i contro di questa iniziativa, anche all'interno del gruppo parlamentare a Berna. Per quel che sarà possibile come Ticino saremo in prima linea affinché questa battaglia si faccia. Il partito ha dimostrato più volte il coraggio di combattere fino in fondo per i temi in cui crede. Blocher d’altronde ha già affermato di essere pronto a scendere in campo". 
 
 
Come giudica i suoi colleghi ticinesi (Cassis, Romano, Regazzi e Carobbio) che hanno sostenuto la proposta approvata ieri dal Nazionale?
"Sono stati fedeli al loro partito e agli accordi bilaterali. Dal mio punto di vista hanno messo al primo posto i rapporti con l’UE piuttosto che dimostrare coraggio e dire basta all’immigrazione di massa, anche a costo di uno strappo con Bruxelles. Ma d'altra parte non ci si poteva aspettare altro avendo loro sempre combattuto strenuamente il 9 febbraio. Non è dunque una sorpresa. Resta il dispiacere che, come Deputazione ticinese, non siamo riusciti ad avere una posizione unitaria in favore di quel 70% di ticinesi che ci avevano detto espressamente cosa fare: dare una risposta al problema del frontalierato".
 
 
Diciamo però che a Berna, per disciplina di partito, capita abbastanza spesso che i deputati siano chiamati a votare contro gli interessi del proprio cantone. Sarà successo anche a lei. Ricordo ad esempio il suo "no" alla moratoria sugli studi medici.   
"È vero, può succedere. Il mio primo "no" alla moratoria è tuttavia servito a mettere sotto pressione Berset che nei prossimi tre anni ha dovuto assicurare la presentazione di una riforma strutturale del sistema. Sul principio della moratoria sono più che d'accordo, infatti ho votato in seguito il suo prolungamento per tre anni,ma non mi faccio illusioni sull’effetto. In Ticino, malgrado sia sempre stata in vigore, non è servita a contenere i premi delle casse malati. Basti pensare ai nuovi aumenti stellari annunciati, aumenti inaccettabili. Colgo l'occasione della domanda per ricordare che io, a differenza del mio gruppo dove siedono rappresentanti di altri Cantoni con problematiche diverse, ho votato in questi giorni a favore del rafforzamento delle misure di accompagnamento nel mondo del lavoro. Misure che ritengo necessarie per il Ticino sebbene sono convinto che le soluzioni, quelle vere, passino tramite una regolamentazione della libera circolazione delle persone. Questo per dire che non sono a Berna a fare il soldatino".

 
E alcuni suoi colleghi sì?
"Non sono un giudice e non mi arrogo questo ruolo. Mi limito a constatare che loro non hanno mai voluto il 9 febbraio e sono stati coerenti con questa posizione. Hanno sostenuto in buona sostanza la non applicazione dei contingenti, dei tetti massimi e della preferenza indigena, previsti nell’articolo costituzionale. Il problema semmai è che hanno giurato fedeltà alla Costituzione e che la Costituzione è stata a dir poco calpestata ieri sera. Questa è opinioni di tutti, al di là degli schieramenti politici". 
 
 
Lei ha rilanciato in Ticino, condividendola, la famosa copertina di Weltwoche in cui i deputati della Commissione che hanno elaborato il progetto approvato ieri al Nazionale venivano definiti "sabotatori". Tra questi anche il suo collega di Deputazione Marco Romano. Conferma il giudizio?
Venerdì scorso ero a pranzo con Köppel a Lugano e lui mi ha mostrato la copertina. Köppel è molto schietto, lo si sarà capito. Il collega Romano ha dichiarato che questa soluzione non lo soddisfa pienamente. E io gli rispondo: bastava non votarla! D'altronde è una persona intelligente, sa benissimo che questa legge non avrà nessun impatto sui problemi che stanno a cuore ai ticinesi. La verità è che si sono messi davanti i bilaterali e i rapporti con l’Unione europea alla soluzione dei problemi dell'immigrazione. Alla fine è tutto qui". 

 
Le critiche che voi fate agli altri partiti sono note. Così come quelle che loro fanno a voi. Ma l'UDC ha sbagliato qualcosa in tutta questa battaglia o è solo tutta colpa degli altri?
"L'UDC a un certo punto ha avuto la sensazione di essere riuscita a convincere la maggioranza del Parlamento ad applicare efficacemente l'articolo costituzionale votato il 9 febbraio. Diciamo che nel gruppo si respirava una certa fiducia. Ne consegue che siamo stati un po' ingenui e ci siamo fatti sorprendere dai lavori commissionali. Molti sanno che il testo e il modello che poteva uscire era un altro. All'UDC è insomma successo quel che è accaduto al Governo ticinese, che si era illuso che la proposta Ambühl avesse fatto breccia. E invece…"
 

Senta, voi avete sempre detto che "Prima i nostri" era un'iniziativa complementare a quella del 9 febbraio. Ma ora che la vostra battaglia a Berna è andata come sappiamo, l'iniziativa ticinese che cosa diventa privata del pezzo principale? 
"Al contrario l’accettazione di Prima i nostri diventa ancor più fondamentale. È più che mai il momento per i ticinesi di rivendicare il voto del 9 febbraio e una gestione autonoma dell’immigrazione nel nostro Paese. Nessuno si fa illusioni ma il percorso parlamentare non è ancora finito e un Cantone con le idee chiare potrebbe far aprire gli occhi a molti parlamentari e senatori.
 

Ma se, come dice lei, è stato ignorato il 70% ottenuto dal 9 febbraio in Ticino, perché la vittoria di "Prima i Nostri" dovrebbe cambiare le cose?
"Perché un Cantone che ribadisce le sue esigenze e le sue ragioni, soprattutto in questo momento, non può lasciare tutti indifferenti. Un sostegno a "Prima i nostri" farebbe discutere tutta la Svizzera, Camere Federali comprese, rilanciando il dibattito. Insomma il voto ticinese farebbe molto rumore nel nostro Paese e censurerebbe fermamente la decisione bernese. Posso dirle inoltre che ho già avuto dei contatti con altri presidenti cantonali dell'UDC che sono interessati a replicare anche loro iniziative come "Prima i nostri" nei rispettivi Cantoni. Mi lasci aggiungere che noto come in queste ore serpeggi il panico in Ticino in casa PPD e PLR. La tesi degli ultimi giorni per fronteggiare la nostra inziativa era: non abboccate a questa "grande bugia" che le cose verranno messe a posto a Berna. Invece ieri i loro rappresentanti al Nazionale hanno fatto l'esatto opposto di quanto predicato in Ticino. Liberali e pipidini ticinesi hanno buttato via i soldi con la campagna del pinocchio. Le promesse di Cattaneo e degli altri sono state totalmente disattese. È stato il presidente del PLR a fare la figura del pinocchio".


AELLE
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