L'ex presidente dell'Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, interviene contro la misura votata da Governo e Parlamento e contro cui PS e VPOD stanno raccogliendo le firme per un referendum
BELLINZONA - "Un risparmio privo di senso, dall'importo risibile (a conti fatti centomila franchi) rispetto all'entità della manovra (duecento e passa milioni) confezionata da Governo e Parlamento, ma dagli effetti, temo, estremamente negativi per la giustizia di questo cantone".
L'ex presidente dell'Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi Edy Meli, tuona contro uno dei tagli più discussi dell'opera di risanamento dei conti pubblici cantonali. Un taglio - che prevede la diminuzione da 4 a 3 dell'organico dei giudici di garanzia - contro cui la VPOD e il PS stanno raccogliendo le firme.
L'ex giudice Meli, in pensione dalla scorsa estate, usa parole forti e durissime per contestare il provvedimento in una lunga intervista concessa alla Regione. "Riducendo l'organico anche di una sola unità, con inevitabile conseguente aumento del carico di lavoro per i restanti magistrati - afferma - si rischia di compromettere la qualità delle decisioni emesse dall'Ufficio dei giudici per i provvedimenti coercitivi".
"Decisioni - ricorda Meli al quotidiano bellinzonese - che attengono a diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: il diritto alla libertà, quello alla segretezza delle comunicazioni telefoniche e e della corrispondenza postale, nonché la protezione della sfera privata più in generale".