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12.04.2021 - 09:590
Aggiornamento: 10:18

Mendrisio, Padlina ne ha per tutti: Cavadini, Caverzasio e Cantone

Finanze, pianificazione, agglomerato, centro studi... Il capogruppo PPD: “Sfide urgenti che richiedono prese di posizioni chiare e autorevoli da parte del prossimo Municipio”

Le sfide sulle quali si gioca il futuro di Mendrisio
(e i nodi con il Cantone che inevitabilmente arrivano al pettine)

di Gianluca Padlina *

La campagna elettorale per le prossime elezioni comunali è entrata nel vivo ma, ciononostante, sino a questo momento il confronto tra candidati e forze politiche è stato piuttosto sterile e incentrato su questioni alquanto risibili. In tempi normali la boutate relativa alla possibilità di offrire a Mendrisio una sorta di asilo politico ai membri del Centro Sociale Autogestito il Molino di Lugano avrebbe al massimo dovuto trovare spazio sul giornalino di carnevale e, invece, ha fatto i titoli sui media e, addirittura spinto il Sindaco (ndr: Samuele Cavadini) a prendere una posizione ufficiale sulla questione. Con una punta di polemica si potrebbe osservare che, per una volta, quella del capo dell’esecutivo è stata una presa di posizione chiara, visto che su molti (troppi) altri temi è sin qui stato difficile capire quale siano le sue opinioni e le sue visioni di fondo verso le quali dovrebbe orientarsi il futuro della nostra città.

Qui di seguito mi permetto di mettere sul tavolo alcuni di questi temi che, quale denominatore comune, hanno tutti sostanzialmente a che fare con i rapporti con il Cantone. Rapporti che negli ultimi anni sono risultati sempre più sterili, a dispetto della narrazione proposta dall’attuale Presidente del Gran Consiglio (ndr: Daniele Caverzasio), che è anche Municipale a Mendrisio, e che dovrebbe forse chiarire da quale parte del tavolo preferisca sedersi nelle discussioni tra Comune e Cantone e, sui temi di inevitabile frizione, quali interessi vengano prima nel suo personale ordine di priorità.

Il moltiplicatore

Sia come sia, per il futuro di Mendrisio il primo tema è, ovviamente, quello relativo al moltiplicatore che, a mio avviso, richiama necessariamente un posizionamento sulla premessa per cui, inevitabilmente, la crisi sanitaria si stia trasformando in una crisi economica che porterà, almeno per due o tre anni, ad una contrazione del gettito fiscale delle persone giuridiche e delle persone fisiche. Il che equivale a dire, che il Comune dovrà fare il conto con entrate fiscali inferiori a quelle usuali e, quindi, avrà di principio minori fondi a disposizione per fare fronte ai compiti che gli sono demandati.

 

Ferma questa premessa, le soluzioni sono solo due: o si mette mano alla spesa pubblica, riducendola, oppure si mettono le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando il moltiplicatore. Tertium non datur, perché non possiamo permetterci di erodere il capitale proprio inanellando una serie di esercizi con disavanzi plurimilionari. Personalmente sono dell’avviso che l’unica strada percorribile sia solo quella di risparmiare, andando a tagliare tutto il superfluo, bloccando le assunzioni e, se il Municipio non dovesse riuscire a presentare soluzioni sostenibili, intervenendo con tagli lineari in tutti i dicasteri.

Una moratoria con il Cantone

Parallelamente, almeno per l’orizzonte dei tre anni della prossima legislatura deve assolutamente essere concordata una moratoria al trasferimento di oneri dal Cantone ai Comuni. Il caso di Mendrisio è emblematico, nell’ultimo decennio, annualmente il Cantone ha (s)caricato sul Comune almeno 1 milione di CHF di oneri supplementari (ogni anno). Importi che sono andati a caricare la gestione corrente e ad erodere il già limitato margine di risorse di cui il Comune può disporre per interventi veramente strategici. Indubbiamente quello cantonale è il livello istituzionale più problematico perché da anni non riesce a contenere le spese, che continuano ad aumentale ad un ritmo impressionante, e ciononostante non se ne assume la responsabilità ma le scarica sui Comuni, andando regolarmente ad intaccarne le risorse, tentando di mascherare la situazione. Così facendo il malato cronico non solo non guarisce ma indebolisce i Comuni, togliendo loro ogni margine di progettualità e ponendoli nella condizione di disporre di risorse economiche limitatissime, che a volte non bastano nemmeno per fare fronte alla gestione corrente.

Come si può procedere ad una seria pianificazione finanziaria a livello comunale, se ogni anno il Cantone scompagina le carte in tavola sottraendo risorse? È facile prevedere che in tempi di pandemia il Consiglio di Stato tenterà di replicare ulteriormente l’esercizio ma questa volta sarà fondamentale che da Mendrisio (e da tutti Comuni) giunga una ferma opposizione.

Chiasso-Mendrisio, un agglomerato fittizio

Il secondo tema è quello della Città-polo. Mendrisio vuole assumersi davvero questo ruolo? Se la risposta è affermativa, allora deve crederci fino in fondo e pretendere che tale ruolo gli sia effettivamente riconosciuto. Ad iniziare dal Piano direttore cantonale, che attualmente nel suo modello territoriale sancisce che in Ticino vi sono quattro agglomerati, ossia Lugano, Bellinzona, Locarno e, sorprendentemente, “Chiasso-Mendrisio”. Il tutto propugnando così la finzione dell’esistenza di un agglomerato, rispettivamente centro di importanza cantonale, denominato “Chiasso-Mendrisio” che nella realtà non esiste affatto, rispettivamente che negli ultimi anni non ha evidenziato alcuna effettiva tendenza a costituirsi. A questo punto la questione che si pone è quella a sapere cosa osti a riconoscere singolarmente sia a Mendrisio che a Chiasso il ruolo di centri di importanza cantonale. La questione è tutt’altro che secondaria, già solo nell’ottica del perseguimento del fantomatico sviluppo centripeto di qualità. Non si vede infatti quale sia da ritenere concretamente il centro del fittizio agglomerato “Chiasso-Mendrisio”, né come possa esserne gestito in maniera unitaria lo sviluppo, tenuto conto delle diverse vocazioni sviluppate nel tempo dalle città di Mendrisio e di Chiasso. La questione non è affatto di lana caprina, perché la visione di fondo determina tutte le scelte di incidenza territoriale che ne derivano. Il mancato riconoscimento di una fermata di Alptransit a Mendrisio, ne è un chiaro esempio.

Restando a livello pianificatorio, più che il Piano direttore comunale, ad essere decisivo è il tema della contendibilità dei Piani regolatori dei singoli quartieri e il nodo determinato dalla scheda R6 del Piano direttore cantonale. La scheda in questione impone ai Comuni di procedere ad una verifica della contendibilità dei propri Piani regolatori al fine di verificare se l’effettivo ammontare delle riserve a disposizione sia, o meno, in linea con le previsioni di sviluppo demografico e del numero di posti di lavoro. Nel caso in cui le riserve risultino eccessive, secondo la scheda R6 il Comune sarebbe tenuto ad adottare immediatamente le misure di salvaguardia della pianificazione. Il condizionale è ancora d’obbligo perché contro la scheda R6 alcuni Comuni sono insorti presentando un ricorso, che è attualmente pendente dinanzi al Gran Consiglio.

Nella denegata ipotesi in cui la scheda R6 dovesse entrare in vigore così come proposta, il Comune di Mendrisio non avrebbe sostanzialmente più alcun margine di manovra in campo pianificatorio e, per molti anni, dovrebbe unicamente preoccuparsi di ridurre le zone edificabili, senza peraltro disporre delle risorse economiche necessarie per indennizzare tutti i proprietari interessati da eventuali dezonamenti, o da riduzioni a tappeto degli indici.

Anche in questo caso, abbiamo a che fare con un’autorità cantonale che tenta di istituire un controverso modello di calcolo delle riserve pianificatorie, salvo poi sottrarsi dal compito di mettere in campo le risorse economiche necessarie per fare fronte alle conseguenze che l’esercizio nel suo insieme inevitabilmente potrebbe comportare. In questo contesto è bene ricordare che tutti i piani regolatori di tutti i Comuni del Cantone per poter entrare in vigore hanno sempre dovuto ottenere l’approvazione del Consiglio di Stato, che non può pertanto disconoscere la propria responsabilità per tutte le scelte pianficatorie fatte in passato per tutto il territorio cantonale.

Il Centro studi

Il terzo tema è quello del Centro studi, nel quale sono attualmente insediati la scuola media, la scuola artigianale e industriale (spai) e il liceo. Nel corso dei prossimi anni il comparto dovrebbe (finalmente!) essere interessato da una completa riqualifica degli stabili esistenti e, auspicabilmente, anche degli spazi di contorno. L’occasione è di quelle da non perdere perché, al di là delle strette esigenze degli istituti scolastici, potrebbe permettere di rispondere, almeno in parte alla grave lacuna di infrastrutture sportive che caratterizza tutto il Mendrisiotto.

Purtroppo, sino a questo momento anche su questo fronte il Cantone ha respinto tutte le richieste avanzate dal Comune di Mendrisio e dagli altri Comuni della regione. Il riferimento è qui in particolare alla richiesta di prevedere nel comparto l’insediamento della piscina regionale, rivendicata ormai da decenni dalla regione, e quella di dotare il comparto di un numero superiore di palestre, facendo in modo che queste ultime siano munite di gradinate e spazi di ristoro, così da poter accogliere manifestazioni sportive.

L’approccio cantonale è stato sin qui ostinatamente quello di voler considerare unicamente le strette esigenze dell’edilizia scolastica chiudendo a qualsiasi ipotesi di andare oltre, realizzando delle infrastrutture sportive che rispondano alle aspettative della popolazione e delle numerose associazioni della regione. In tutta evidenza, come avviene nel resto della Svizzera, le infrastrutture sportive scolastiche devono essere concepite in modo tale da poter essere sfruttate, al di fuori degli orari delle lezioni, da parte di un utenza più ampia e devono poter accogliere manifestazioni e competizioni sportive, con il pubblico che auspicabilmente dovrebbe e vorrebbe fare da contorno.

Il comparto del centro studi ha delle potenzialità enormi che non devono essere sprecate ma la precondizione è quella per cui lo sviluppo e l’implementazione del masterplan guardino oltre alle mere esigenze scolastiche, prevedendo spazi e strutture che siano effettivamente fruibili a tutti. Non va dimenticato che sia l’insediamento dell’Accademia di architettura, che quello della nuova sede SUPSI non sono stati accompagnati dalla realizzazione di alcuna infrastruttura sportiva e, quindi, anche su questo fronte il Cantone a Mendrisio è in difetto da tempo.

Il comparto Valera

Il quarto tema è quello del Comparto Valera. Qui, come sappiamo, il Cantone ha preso l’iniziativa con la presentazione del messaggio per il relativo Piano di utilizzazione cantonale (PUC). Purtroppo, anche in questo caso, la disponibilità dell’autorità cantonale ad accogliere legittime richieste della regione è stata pari a zero. Nei proclami e negli intendimenti, il comparto avrebbe dovuto essere salvaguardato e messo a disposizione e a beneficio della popolazione. Il PUC proposto prevede sì di destinare a verde il comparto ma non invece di renderlo veramente accessibile alla popolazione. La scelta di prevedere l’insediamento di contenuti agricoli avrebbe dovuto essere accompagnata dalla messa a disposizione di una o più aree di svago aperte al pubblico, da un percorso running o da un percorso vita, e comunque, vista l’estensione complessiva, da un’area di posteggio in corrispondenza dell’accesso al comparto.

Purtroppo, l’impostazione del Governo è stata quella di non prevedere alcuna area attrezzata, indicando che la funzione ricreativa non è stata concepita in modo da prevedere spazi per un pic nic e nemmeno “per soffermarsi in mezzo ai prati” (indicazione virgolettata presente expressis verbis nel messaggio governativo!). Che all’interno dell’intero comparto di Valera non si sia riusciti a trovare uno spazio da mettere a disposizione della popolazione è assolutamente incomprensibile. Ora che la palla è passata al Gran Consiglio si spera che quest’ultimo intervenga correggendo il tiro e trovando un compromesso accettabile.

Il quinto e ultimo tema è quello del posizionamento rispetto al Piano cantonale delle aggregazioni. A partire dal 2013 il Consiglio di Stato ha messo sul tavolo un progetto di riorganizzazione istituzionale, la cui visione di fondo è quella per cui i Comuni, così come le conosciamo oggi andrebbero a sparire per lasciare il posto a 27 nuovi super-Comuni, con un processo aggregativo da portare avanti parallelamente ad una ridistribuzione delle competenze tra il Cantone e queste nuove entità, ancora tutta da definire. Per il Mendrisiotto il Governo cantonale ipotizza la creazione di un Comune unico che, a mio modo di vedere, oltre ad essere irrispettoso della storia e della dignità dei Comuni del Distretto, costituisce una forzatura eccessiva.

Il piano cantonale delle aggregazioni

Il processo aggregativo che è stato sviluppato a Mendrisio a partire dal 2009 ha avuto quale punto fermo l’obiettivo di preservare la prossimità con i cittadini, mantenendo sportelli e servizi amministrativi dislocati sul territorio. L’esperienza ha chiaramente dimostrato che ci vuole tempo per valorizzare il sentimento di appartenenza e di identità e che la popolazione dei quartieri deve necessariamente poter continuare a contare su di un’effettiva rappresentanza in seno alle istituzioni politiche.

A (molto) lungo termine, potrebbe ancora essere ipotizzabile tutt’al più un’aggregazione con i restanti comuni dell’Alto Mendrisiotto ma non di certo l’aggregazione di tutto il Mendrisiotto in un Comune unico. Le dimensioni sarebbero indubbiamente eccessive e non permetterebbero più di garantire un adeguata rappresentanza, farebbero venir meno quella che è la forza principale dell’istituzione comunale, ossia la vicinanza tra cittadini ed istituzioni e, soprattutto, non sarebbero sostenute da un vero sentimento di appartenenza, che è nel contempo prerequisito ed essenza stessa di una vera comunità comunale.

Queste sono cinque delle sfide principali sulle quali si gioca il futuro di Mendrisio. Non sono evidentemente tutte, perché ve ne sono senz’altro di altrettanto importanti nei singoli quartieri (si pensi in primo luogo alla valorizzazione dei nuclei e alla realizzazione dei posteggi di cui necessitano) o riguardo a progetti puntuali. Le sfide sulle quali ho deciso di soffermarmi hanno però la caratteristica di essere tutte urgenti e, per essere affrontate con successo, di richiamare prese di posizioni chiare, univoche ed autorevoli da parte del prossimo Municipio. Non mi pare purtroppo che da parte delle formazioni politiche che hanno dichiarato di ambire ad aumentare la propria rappresentanza in seno all’esecutivo comunale sia giunto alcun segnale in questo senso.

 

* capogruppo PPD in Consiglio comunale

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