ANALISI
Errore medico alla Sant'Anna, bravo Beltra e bravo Ermani per la "sentenza". Ma su questa storiaccia ci son stati troppi silenzi e poca trasparenza
L'ANALISI - Anatomia di un caso: ma non bisogna perdere di vista il punto centrale, che non è l’errore in sé

di Marco Bazzi

Bravo Beltra! E bravo Mauro Ermani! Bravi, perché il ministro e il giudice, presidente della Commissione di vigilanza sanitaria, hanno avuto il coraggio di metterci la faccia - e non solo la firma - sulla “sentenza” che ha stabilito le sanzioni nei confronti del dottor Piercarlo Rey, autore dell’errore medico avvenuto l’8 luglio 2014 alla Clinica Sant’Anna.

Paolo Beltraminelli si è basato sulla “proposta formulata dalla Commissione di vigilanza sanitaria, incaricata dal DSS dell’istruzione del procedimento”, e l’ha condivisa.

Scongiurato il “taja e medega”

Ha voluto coprirsi le spalle, ma alla fine la decisione “politica” l’ha presa lui, smentendo chi si attendeva provvedimenti da “taja e medega”, soprattutto dopo il recente (e tardivo) comunicato della Clinica Sant’Anna, che ha annunciato: “Il dottor Rey ha cessato di operare quale medico responsabile in sala operatoria. Si limita ad attività di assistenza, collaborazione e consulenza”.

La Commissione di vigilanza ha lavorato sul dossier per tutta l’estate, analizzandolo e valutandolo fin nei minimi dettagli, e prescindendo dalla parallela inchiesta penale aperta sul medico. Perché i fatti sui quali si doveva esprimere erano sufficientemente chiari.

In un caso del genere, dopo i precedenti di medici sospesi dal Dipartimento sanità che alla fine sono stati risarciti con centinaia di migliaia di franchi, era giusto andare coi piedi di piombo.

Una “sentenza” severa e coraggiosa

Ieri è arrivata la “sentenza” del DSS: il dottor Rey è stato sospeso dall’esercizio della professione medica, dipendente e indipendente, per almeno due anni. Con la clausola di un prolungamento della sospensione una volta trascorsi i 24 mesi.
Una “pena” amministrativa severa e coraggiosa, come ha detto a liberatv lo stesso presidente dell’Ordine dei medici, Franco Denti. Con la sanità non si scherza, anche perché cliniche e medici sono pagati in larga parte con denaro pubblico.

L'avvocato di Rey, Gabriele Massetti, ha deciso di ricorrere contro una decisione che giudica, invece, “troppo pesante, senza precedenti, e che pare violare il principio della proporzionalità”. Rey, ha spiegato, “è un medico che ha operato per anni con piena e incontestata soddisfazione di tutti, medici e colleghi”.

Non perdiamo di vista il punto centrale, che non è l’errore

Nessuno lo nega: il medico ha un’ottima reputazione tra le sue pazienti. Ma non bisogna perdere di vista il punto centrale, che non è l’errore in sé – per quanto gravi siano state le conseguenze per la paziente -, ma le negligenze che l’hanno originato e il comportamento che il dottor Rey ha tenuto successivamente.

Se il medico si fosse autodenunciato, come hanno fatto altri suoi colleghi che in questi anni hanno commesso un errore, il caso si sarebbe ridimensionato e non avrebbe comportato una sospensione.

Riprendiamo il comunicato del DSS: “È stato ritenuto che il medico sia venuto meno ai suoi oneri di identificazione della paziente prima di iniziare l’intervento chirurgico, ma soprattutto che abbia poi intenzionalmente violato in maniera grave il suo obbligo di informare la paziente o le persone a lei prossime. A tal fine ha anche allestito documenti inveritieri e invitato colleghi e collaboratori a disattendere il loro dovere di segnalazione dell’errore occorso”.

Questi sono gli elementi centrali, i fatti più gravi. E se la “sentenza” del DSS è di una severità “senza precedenti”, il comportamento del medico – che non ha nulla a che vedere con l’atto chirurgico – è di una gravità inaudita.

Il requisito della fiducia

“Simili comportamenti sono inammissibili – citiamo sempre il DSS - e minano in maniera molto grave la fiducia che pazienti e autorità devono poter riporre nella figura professionale del medico, centrale nel sistema sanitario”.

Già, perché un medico, per poter esercitare la professione, non deve solo avere le carte in regola dal profilo formativo. Deve rispettare anche il requisito della fiducia.

Il “silenzio assordante del DSS”

Nel comunicato di ieri Beltraminelli ha anche spiegato che “ha dovuto sin qui astenersi dall’esprimere giudizi sul caso”, in quanto se li avesse espressi, come “autorità di vigilanza competente ad adottare le decisioni si sarebbe esposta a fondate istanze di ricusa”.

Se abbiamo criticato “l’assordante silenzio del DSS” (leggi qui) non l’abbiamo fatto pretendendo giudizi o anticipazioni. Restiamo convinti che il Dipartimento avrebbe dovuto fornire nei due mesi trascorsi dalla pubblicazione della notizia, alcune informazioni ufficiali su un caso che è di elevato interesse pubblico.

Bastava spiegare com’è stata impostata la procedura e informare sul suo stato di avanzamento. E rispondere alle interrogazioni che chiedevano spiegazioni sulle procedure adottate dalla clinica (o imposte dal DSS) dopo la scoperta dell’errore. Insomma, si chiedeva un’informazione “politica”, non giudizi giuridici o di valore.

… e il silenzio del Ministero pubblico

Beltraminelli scrive anche che “in virtù della funzione prioritaria del procedimento penale, incombeva al Ministero pubblico fornire eventuali complementi informativi al momento in cui la notizia è divenuta di dominio pubblico, come poi effettivamente avvenuto, in maniera concordata con la Commissione di vigilanza sanitaria, per correttezza e trasparenza verso i pazienti e gli operatori del settore”.

Ma che informazione? Il Ministero si è limitato a comunicare il nome del medico. Le uniche informazioni su questo caso sono arrivate dalla stampa. Da parte della Procura non c’è stato un comunicato ufficiale nemmeno il giorno in cui è uscita la notizia, nei primi giorni di luglio. E non dimentichiamo che l’apertura dell’inchiesta penale risale a maggio!
Ogni settimana veniamo inondati di comunicati su inchieste, arresti e quant’altro, e su questo caso di palese interesse pubblico nemmeno una riga? 

… e il silenzio e l’atteggiamento non esemplare della Clinica

Per concludere due parole sull’atteggiamento della direzione della Clinica, che non è stato né trasparente né esemplare. Anche il presidente dell’Ordine, Denti, ritiene che la Sant’Anna “non abbia letto in maniera corretta la situazione”.

“Mi sarei aspettato una segnalazione da parte del medico e della clinica. Una segnalazione mai arrivata”, aveva detto l’11luglio Beltraminelli nella sua unica dichiarazione pubblica.

In effetti, ritenendo che l’errore di Rey avesse causato alla paziente unicamente lesioni semplici – reato non perseguibile d’ufficio – la Clinica non ha informato nessuno: né la Procura né il DSS, lasciando alla vittima la decisione di compiere eventuali passi sul piano civile o penale.

Insomma, se la donna, tramite i suoi legali, non avesse segnalato il caso all’Ufficio sanità (gennaio 2015) e, dopo essersi rivolta a Mario Branda, alla procura (maggio 2015), tutta questa brutta storia non sarebbe mai venuta alla luce. È più che legittimo sospettare che questo fosse, per alcuni, l’obiettivo finale.

Ricordiamo infine che la paziente ha saputo la verità – cioè di essere stata vittima di un errore medico – soltanto cinque mesi dopo l’intervento!

Bene, alla luce di tutto questo, la sospensione del dottor Rey può essere ritenuta sproporzionata?

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