SECONDO ME
Festival di Locarno, la denuncia di Claudio Mesoniat: "Il Giornale del Popolo escluso dalla conferenza stampa di Andy Garcia"
Il direttore del GdP firma un duro editoriale: "Chissà che avrebbe detto l'attore del caso Noun, il film sulla persecuzione dei cristiani in Iraq... Domande da tenere fuori dalla porta"

LOCARNO - Riportiamo in questo articolo l'editoriale firmato oggi dal direttore del Giornale del Popolo, Claudio Mesoniat, che denuncia l'esclusione della sua testata - da parte degli organizzatori del Festival del film - dalla conferenza stampa dell'attore Andy Garcia. Mesoniat lancia il sospetto che l'esclusione del GdP sia legato alla polemica sul film "Noun" sulle persecuzioni dei cristiani in Iraq che ha infiammato i primi giorni del Festival. Già, perchè Garcia è stato protagonista di un altro film sulla libertà religiosa negata... Quindi, leggere per credere, in attesa di una presa di posizione del Festival.

di Claudio Mesoniat *

Venerdì scorso al Festival Andy Garcia tiene una conferenza stampa su invito. Dei tre quotidiani ticinesi ne viene escluso uno, che aveva fatto richiesta esplicita di potervi partecipare. Sì, l’avete indovinato, fuori dalla porta resta il GdP. E come mai, vi chiederete? Ce lo chiediamo anche noi. Ma un sospetto l’abbiamo.

Garcia è stato l’interprete indimenticato di «Cristiada», un film - guarda il caso - sulla libertà religiosa calpestata nel Messico di inizio ‘900. Un film che Locarno avrebbe potuto passare in prima Europea due anni fa ma che purtroppo... eh sì, avete indovinato anche questo... non riuscì a soddisfare il palato estetico esigentissimo e infallibile del direttore del Festival. A Locarno, dunque, di «Cristiada» non si parli, farebbe male - per dirla con Jannacci - al re e al cardinale. E infatti, per due giorni, nessuno ha fiatato l’indicibile titolo. Mentre invece per Garcia quel film fu molto importante. Come capirete dall’intervista riportata oggi a pagina 7.

«Sposato dal 1982, quattro figli, esule cubano, critico verso il regime comunista instaurato da Fidel Castro. E cattolico. Quello di Andy Garcia non è il prototipo di curriculum che va forte a Hollywood, ma l’attore di 59 anni non ha mai avuto bisogno di venire a patti con le sue convinzioni per avere successo». E Garcia, come leggerete, ha ben chiaro che la libertà religiosa «è un valore ancora più grande degli altri perché quando non c’è la libertà religiosa non può esistere nessun altro tipo di libertà».

«Cristiada», un bel film senza essere il capolavoro del secolo, ha subìto per anni inspiegabili censure in Europa (in Svizzera non ci risulta sia ancora arrivato nelle sale). E il grande Andy Garcia ha subìto a testa alta gli sberleffi di molti Soloni della critica cinematografica, con l’arte sempre nella bocca ma irritati, in realtà, dalla pellicola scandalosamente «cattolica». Si parva licet... (ovvero, se è lecito paragonare le cose piccole con le grandi, e lo dico per il film, non per il dramma storico che lo ispira), chissà cosa avrebbe detto, il Garcia conclamato a Locarno, del «caso Noun»? Domande, ne converrete, da tenere fuori dalla porta.

* direttore Giornale del Popolo

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