Controlli rigidi, respingimenti immediati e centri offshore: così il Paese ha fermato gli sbarchi illegali. Da noi invece si alimentano sfruttamento, insicurezza e ipocrisia umanitaria
di Alberto Siccardi *
(Articolo pubblicato in "Spazio Libero" su Corriere del Ticino e LaRegione)
Nel primo articolo sulla gestione della immigrazione in Australia, pubblicato su Spazio Libero il 13 marzo 2024, si era descritta la forte volontà politica di quel Paese di non essere invaso da migranti che arrivano illegalmente sulle loro coste. Leggendo l’ultima lettera sull’argomento, gentilmente inviatami dalla responsabile australiana di questa gestione, si può certamente dire che in sostanza nulla è cambiato nella volontà politica e poca cosa è cambiata anche nella organizzazione che ospita chi ci prova e viene intercettato sul mare.
Gli immigranti illegali non devono entrare. E non entrano. Chiacchierando con un amico che vive e lavora laggiù, mi ha assicurato che non esiste il brutto fenomeno migratorio, disordinato e fuori controllo che abbiamo in Europa; non si incontrano per strada stranieri illegali semplicemente perché non ce ne sono. Vengono selezionati immigrati idonei che fanno domanda di ingresso nel Paese o vengono accettati direttamente in diverse nazioni dopo una attenta valutazione in loco, sia in Asia che in Africa.
Qualche novità in effetti c’è, ma di ordine tecnico. È stata chiusa Christmas Island, praticamente un’isola deserta, e i rifugiati clandestini, fermati sul mare mentre cercavano di entrare illegalmente, ora sono divisi in tre località dove esiste una organizzazione governativa: l’isola di Nauru, piccolo staterello nell’Oceano Pacifico, l’isola di Manus in Papua Nuova Guinea e la Nuova Zelanda. I governi di queste nazioni ricevono dall’Australia milioni di dollari all’anno per badare ai rifugiati, che hanno così cibo, alloggio e cure sanitarie.
Nella lettera che ho ricevuto si parla anche di maltrattamenti di ogni tipo, di vere e proprie rivolte dei rifugiati che protestano per la mancanza di sostentamento e di cure sanitarie. Nulla di strano, considerando l’ambiente e il tipo di persone che fanno certe scelte. Tirando le somme – operazione sempre difficile – mi è stato detto che il fallimento è duplice: i Diritti Umani sono calpestati sistematicamente, con le solite e inutili condanne dell’ONU, e la finanza pubblica ne ha pesantemente sofferto.
Le cifre ufficiali parlano di oltre 200 barche intercettate e respinte dal 2013 all’agosto 2024, con un totale di persone deportate che supera le 6.000 unità. È poca cosa rispetto ai numeri europei, ma da noi chi parte dall’Africa sa che può trovare, dopo l’inferno libico, accoglienza e lavoretti qua e là; nel Pacifico invece sanno che non arriveranno in Australia, e andranno comunque a stare male. E partono in pochi.
Si può comunque concludere:
a) gli illegali non entrano e vanno a stare in posti disagiati che dissuadono altri dal partire;
b) l’immigrazione controllata funziona e partecipa alla vita economica della Nazione ospitante;
c) non ci sono fenomeni di degrado sociale o di sfruttamento in Australia dovuti alla immigrazione illegale.
Risultato raggiunto quindi, anche se migliorabile. Se ne occupa la politica locale.
Per capire meglio cosa succede in Italia, per esempio, ho chiesto di parlare in Calabria con due emigrati e due gestori di campi profughi, scelti a caso fra le molte migliaia che sono molto malamente ospitati laggiù. Nulla di più facile, mi è stato detto. Ma dopo due giorni è arrivato l’“avvertimento” e il suggerimento di sentire un legale locale. Avvertimento: “Stai attento che qui in molti si stanno arricchendo coi migranti”.
Come? Lo vedremo, ma un avvertimento simile dalla Calabria è chiarissimo e dice di stare lontani!
Siamo di fronte a due mondi diversi: quello “nostro”, in cui subiamo le conseguenze del malgoverno della emigrazione (e qui anche la Svizzera deve stare attenta per il futuro) e quello australiano, dove non hanno il problema sociale, ma spendono tanti soldi per non averlo.
Da noi, Italia in testa, c’è chi ci guadagna, e tanto, con la raccolta della frutta con manodopera malpagata, la gestione dei campi profughi, lo spaccio di droga e la prostituzione. La criminalità è in continuo aumento anche a causa dei clandestini. In Australia invece pagano per non averli in casa, ma controllano il fenomeno al cento per cento.
Nel Mediterraneo muoiono affogate migliaia di persone all’anno, con la speranza di raggiungere un paradiso, sapendo di correre rischi in mare e di subire le angherie da chi li sfrutterà per il resto della loro vita. In Australia il sogno non c’è, come è giusto che non ci sia.
Non è giusto, questo sogno di passare i confini dei Paesi illegalmente, da quando mondo è mondo; e questa mia osservazione non è quella di un uomo cattivo, che non ha a cuore le sofferenze dei bambini e che non soffre al pensiero che siano i primi ad aver paura e morire sul mare.
Lasciando libera una immigrazione clandestina di tipo europeo, si fanno gli interessi “sporchi” di pochi, si calpestano i diritti umani sia in Africa che in Europa, facendo soffrire e sfruttando migliaia di persone sia durante il viaggio sia nel Paese di arrivo, dove diventano schiavi o criminali.
Gestendo invece i flussi migratori, selezionando e integrando quelli che ottengono un visto dal Governo e respingendo invece quelli che ci provano clandestinamente, si evita di creare forme di sfruttamento, i lavori al nero e sottopagati, centinaia di morti in mare e, in più, l’inquinamento della società con piccole e grandi bande che devono delinquere per vivere.
Eppure da anni non succede nulla. Tutto continua come sempre e la sera nelle grandi città occidentali si evita di uscire da soli. Durante il giorno bighellonano anche nelle stazioni ferroviarie, adocchiando valige e borse non ben custodite. Le forze di sicurezza si devono rinforzare. Nelle scuole si evita di esporre i Presepi natalizi, nelle mense scolastiche si evitano cibi che possano offendere gli ospiti musulmani. Le moschee sorgono a decine ogni anno.
I cittadini votano sempre più a destra e non perché rimpiangono i regimi fascisti del passato, ma perché del passato rimpiangono i valori, la sicurezza per le strade e la serietà delle Istituzioni. Chi scrive ha avuto dei parenti morti nei campi di concentramento nazisti, ma vota a destra. Dobbiamo guardare al futuro con serietà, preoccupandoci dei problemi di oggi, con sincera pietà verso chi ha bisogno e chi soffre nelle guerre.
* Imprenditore