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Bertoli e l'elogio della Nazionale multietnica: "È questa la Svizzera che mi piace: abbiamo già vinto"
Il presidente del Consiglio di Stato tra calcio e politica: "Scorro l’elenco dei nostri alfieri e mi emoziono nella lettura di tutti quei nomi che cantano il successo dell’incontro tra le genti"
BELLINZONA - Calcio e politica. Un connubio che c'è da sempre e che da sempre trova la sua massima espressione durante i Campionati del Mondo di calcio. L'intreccio è al centro di un articolo di Manuele Bertoli, pubblicato questa mattina sulla Regione. Il presidente del Consiglio di Stato si focalizza in particolare sulla Nazionale Svizzera e sulla sua composizione multietnica. Un tema che in passato ha già fatto discutere parecchio e con polemiche feroci: basti ricordare il dibattito che seguì alla celebre copertina del Mattino: "Troppi neri in Nazionale". "In questo evento Mondiale - scrive - c’è posto anche per un pezzetto di cuore nostro, di simbolo identitario, di “bandiera” che ci rappresenta tutti quanti. È la nostra Nazionale. Bene, di nuovo scorro l’elenco dei nostri alfieri e di nuovo mi emoziono nella lettura di tutti quei nomi e di quei cognomi che cantano il successo dell’incontro tra le genti, dei percorsi felici e arricchenti di famiglie di origini lontane tra di loro che hanno saputo viaggiare, fuori e dentro di sé, aprendosi al mondo. Mettendosi in gioco. Affrontando fatiche e difficoltà. Sapendosi inserire in realtà anche profondamente diverse cui hanno voluto e saputo dare il loro apporto"."Sì, questa è la Svizzera che mi piace, la Svizzera reale - afferma Bertoli - per cui mi sento di impegnarmi senza riserve anche nel mio lavoro quotidiano, in cui credo e sotto la cui bandiera so esprimere la mia felicità e il mio orgoglio. Comunque vada laggiù, in Brasile, questa Svizzera per me ha già vinto. Sperando che questa realtà inoppugnabile sappia, con tenacia, farsi un domani anche rappresentazione e narrazione collettiva. Aprendo gli occhi anche a chi non vuol vedere, scacciando da troppi cuori il buio e la paura che oggi purtroppo vi alberga".Infine, il presidente del Governo dedica un passaggio anche alle grandi proteste dei brasiliani che fanno da cornice alla manifestazione: "Questi Mondiali sono anche rappresentazione di “potenza”. Quella, all’apparenza sempiterna, della Fifa e quella nascente di un Paese in rapidissima evoluzione. Ma anche in questo caso la realtà ci ha messo sotto gli occhi mondi ben lontani dagli ori e dai lustrini che il grande circo dello show business agita pressoché su tutto il pianeta. Sono mondi che ci indicano con nuda e impietosa crudezza a quali prezzi, con quali sacrifici, con quale disprezzo anche, la fortuna di alcuni si costruisca sullo sfruttamento degli altri. Non sono un moralista. Non spegnerò il televisore per questo, ma di sicuro non mi dimenticherò di questa dimensione neppure nel trasporto della bellezza e dell’entusiasmo che sono sicuro questa competizione sportiva saprà donare a milioni di spettatori".
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