Se il popolo ticinese dovesse approvare entrambe le iniziative sui premi di cassa malati, sarebbe una fragorosa bocciatura sistemica di grillina memoria
di Andrea Leoni
Dopo mesi di discussioni, tentativi di alleanze e contro progetti, appelli alla responsabilità, affannose rincorse di un Governo in perenne ritardo, dibattito e voto del Gran Consiglio, ora, tutte le carte sono sul tavolo. Parola al banco. Conta solo il giudizio del popolo.
Appuntamento a settembre, subito dopo le ferie e appena prima dell’annuncio del nuovo aumento dei premi di cassa malati. I ticinesi troveranno due proposte sulla scheda di voto: quella leghista, che propone la deducibilità dei premi dalle imposte, e quella socialista che, attraverso l’aumento dei sussidi, propone che la fattura sanitaria non pesi più del 10% del reddito. Costo: diverse centinaia di milioni, tra nuove spese e mancate entrate. Soldi che in cassa non ci sono, salvo draconiani tagli di spesa e di un cospicuo aumento delle imposte.
A Palazzo, soprattutto nelle stanze governative, il verdetto di settembre comincia a provocare sudorazioni fredde, nonostante l’afa di questi giorni. Il Governo sta già impostando il prossimo preventivo, ma con un asterisco grosso come una casa, rappresentato proprio dall’esito delle due iniziative.
L’orizzonte preferito, ma forse ad oggi il meno probabile, è ovviamente il doppio no. Meno probabile a causa dalle spaccature politiche, alimentate anche dalla vicenda arrocco e dall’approssimarsi della campagna elettorale, e dai distinguo che le proposte provocano anche all’interno di alcuni partiti. La soluzione “meno peggio”, sarebbe quella dell’approvazione dell’iniziativa leghista, che sulle casse cantonali impatta “soltanto” per alcune decine di milioni. Infine c’è lo scenario horror: l’approvazione dell’iniziativa del PS - che costa 300 milioni - o, peggio, quello di entrambi gli oggetti in votazione.
Quest’ultima opzione non viene affatto scartata, come pronostico, da alcuni tenori della politica cantonale. Fiorenzo Dadò l’ha ventilata apertamente, altri lo fanno a microfoni spenti. E in effetti, annusando l’aria, si può percepire una certa tentazione nel pueblo. Sia chiaro, parliamo di aria, meno che un sondaggio online. Però…però il venticello si sente e, se nel corso dei mesi, si trasformasse in tempesta, ecco che quella giornata di settembre, potrebbe tramutarsi in una sorta di fragoroso “vaffa day” di grillina memoria. Contro le casse malati, contro l’incapacità della politica di trovare soluzioni, contro un’erosione dei salari mutilati in Ticino da un aumento dei premi del 30-40% negli ultimi anni, contro la percezione, ormai contestata in tutta la Svizzera, che i soldi si trovano per tutto e per tutti, tranne che per i comuni contribuenti elvetici. Anche contro se stessi, obbietterà qualcuno, poiché alla fine, in un modo o nell’altro, il conto andrà saldato e sarà caro, carissimo.
Per ora pensiamo all’estate. La campagna, che sarà lampo, avrà modo di mettere a confronto i pro e i contro e le relative conseguenze. Ma attenzione alla spinta emotiva che serpeggia nella pancia di una popolazione sempre più insofferente.