CORONAVIRUS
Il PS non ci sta. "Quella seduta s'ha da fare, magari in un'altra sala"
Riget e Sirica: "Decisione dell'Ufficio Presidenziale contradditoria. Due pesi e due misure: perché chi lavora deve al più presto tornare ad esporsi al rischio del contagio, mentre la classe politica dovrebbe star chiusa in casa o in ufficio?"

BELLINZONA – “Il PS è deluso dalla decisione di annullare la seduta di Gran Consiglio prevista per il prossimo 4 maggio, una decisione pericolosa dal profilo democratico e incomprensibile alla luce della prevista riapertura delle attività economiche”. Non le manda a dire, insomma, la direzione socialista.

Perché le attività economiche si e il Gran Consiglio no? “Pur riconoscendo che la priorità debba essere la salvaguardia della salute pubblica, il PS reputa che sarebbe stato possibile procedere comunque alla seduta parlamentare, trovando una sala più adatta, garantendo il rispetto della distanza sociale e delle misure di igiene accresciuta. In numerosi altri Cantoni, così come per la Berna federale e in Stati a noi vicini, è stato possibile trovare soluzioni che consentissero di poter riprendere o mantenere l’attività parlamentare, componente fondamentale per il 
funzionamento democratico delle istituzioni”, scrivono Sirica e Riget.

Ritengono che anche in una situazione d’emergenza come quella che stiamo vivendo, “è fondamentale che il Parlamento possa continuare la propria attività”, adesso che le misure del Governo “ormai non concernono neppure più la pura gestione dell’emergenza sanitaria ma sono sempre più orientate al rilancio economico, con conseguenze anche a medio-lungo termine. Non si tratta di analizzare o rivedere le misure sanitarie decise dagli esecutivi cantonale e federale, ma il legislativo non può restare inattivo trattandosi di discutere e vagliare le misure da adottare per affrontare la crisi sociale che la pandemia sta portando con sé”.

“In particolare questa decisione è incomprensibile se paragonata alla volontà espressa dal Consiglio federale di lasciar riprendere le attività economiche: quali reali ragioni di sicurezza e protezione giustificherebbero l’impossibilità di svolgere dal 4 maggio 2020 la seduta del Gran Consiglio, quando la Confederazione ha deciso la riapertura di alcuni settori economici per il 27
aprile?”, è la polemica.

“Resta il fatto che la decisione dell’Ufficio Presidenziale appare contraddittoria e lascia intendere una visione secondo due pesi e due misure: perché chi lavora deve al più presto tornare ad esporsi al rischio del contagio, mentre la classe politica dovrebbe star chiusa in casa o in ufficio? Le misure precauzionali previste per i lavoratori non sarebbero altrettanto efficaci per consentire, in sicurezza, una seduta parlamentare?”, continuano, chiedendo di rivedere la decisione.

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