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Analisi
10.06.2015 - 07:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La tolleranza zero contro il "lupo cattivo" ricorda il divieto del burqa: prima di imbracciare i fucili si dimostri di aver cercato soluzioni

ANALISI - In Gran Consiglio un volantino dal titolo “Associazione per un territorio senza grandi predatori”. Ma è chiaro che se un lupo si trova di fronte un gregge incustodito ne approfitta per sfamarsi

di Marco Bazzi

Questa iniziativa non mi piace perché sa di intolleranza. Mi ricorda un po’ il divieto del burqa, per le dimensioni ridottissime del fenomeno che intende colpire (da una parte), e (dall’altra) per il livello di allarme suscitato e i mezzi da “legge speciale” che vorrebbe mettere in campo.

L’altro giorno in Gran Consiglio girava un volantino dal titolo “Associazione per un territorio senza grandi predatori”. C’era anche un tagliando di adesione da inviare all’Unione contadini. La guerra al lupo è dichiarata. Lo avevamo già intuito da un recente comunicato stampa diramato dal neo deputato di Montagna Viva, Germano Mattei.
Ma non solo al lupo: a qualsiasi predatore, orsi e linci comprese. Sembra di essere tornati ai tempi bui della favola di Capuccetto Rosso e il lupo cattivo. Mancano soltanto le ronde armate attorno ai villaggi.

Con tutto il rispetto per gli allevatori di pecore e capre e per il loro lavoro, mi pare azzardato e non comprovato sostenere che in Svizzera, e in Ticino in particolare “per i grandi predatori lo spazio naturale non c’è”.
Abbiamo un territorio coperto per la gran parte da boschi e foreste e le regioni dell’arco alpino, delle quali il Ticino fa parte, non hanno confini.
Sono anni che si dibatte sul ritorno di lupi, orsi e linci nelle nostre terre. Ci sono stati e continueranno ad esserci casi di predazione, ma non siamo certamente confrontati con un’invasione di carnivori: dal 2001 all’anno scorso ci sono state una cinquantina di predazioni accertate con 145 capi uccisi, dunque una decina all’anno, su un totale di circa 10'000 ovini.

La nostra realtà è mille miglia distante non solo da quella narrata da Jack London nei suoi romanzi, con branchi di lupi che corrono tra le selvagge distese del Grande Nord e rompono il silenzio della notte con i loro ululati, ma anche da quella che vivono i villaggi italiani dell’Appennino, dove sì ci sono colonie di lupi e anche di orsi. In Ticino vivono soltanto qualche lupo e qualche lince, per ora. Esemplari solitari.

Ma veniamo al punto centrale: è chiaro che se un lupo si trova di fronte un gregge incustodito ne approfitta per sfamarsi. Fatti pecora che lupo ti mangia, dice il proverbio.
Ma perché invece di ricorrere subito alla logica del fucile non iniziamo prima a proteggere adeguatamente le greggi? Alla tolleranza zero si potrà giungere solo dopo aver dimostrato con i fatti di aver messo in atto tutte le possibili misure per proteggere dai predatori gli animali al pascolo.
Sul citato volantino non c’è una riga sulle misure di protezione, ma ci sono, per contro, alcune foto di animali sbranati: una pecora, un vitello, un camoscio e perfino un cane di cui restano solo la testa e lo scheletro (ma la fonte della foto è sconosciuta e il cane potrebbe essere morto di morte naturale e poi sbranato da volpi o da corvi).
Il messaggio è chiaro: un appello a unirsi contro il lupo rivolto non solo agli allevatori, ma anche ai cacciatori (che dovrebbero vedere nel predatore un concorrente) e agli amanti dei cani. Francamente siamo oltre il confine della propaganda.
Nonostante i grandi predatori siano protetti (come sono protetti alberi, aree boschive, case o monumenti) la legge federale lascia ampio spazio di manovra per abbattere quelli che si macchiano di un numero eccessivo di “delitti” o che assumono abitudini pericolose per l’uomo (ricordate tutti la storia dell’orso M13, vero?).

Perché quindi cedere alla tentazione giustizialista dell’eliminazione sistematica di animali che popolavano queste terre ben prime dell’uomo, e che comunque con l’uomo hanno convissuto per secoli? Perché vogliamo sempre fare del Ticino un’isola felice, eliminando ogni elemento che minaccia il nostro quieto vivere e le nostre “tradizioni” invece di cercare soluzioni di gestione intelligenti?
Di fronte al barboncino sbranato da un cane impazzito a Giubiasco, e alla sua padrona morsicata a una mano, dovremmo a questa stregua vietare ogni cane potenzialmente pericoloso. E di sicuro per l’uomo sono più pericolosi i cani (ma anche le auto e tutta un’altra serie di fattori nocivi o perniciosi) di quanto lo siano lupi e orsi.

Il volantino parla di “lobby dei grandi predatori” per indicare coloro che difendono il diritto di questi animali di vivere anche sul nostro territorio. Ma sappiamo bene che i contadini sono una lobby molto più potente, e alleati con i cacciatori lo diventano ancora di più. Manca solo qualche foto di trote sbranate da un lupo per chiamare alle armi anche i pescatori!
L’idea di scrivere una riflessione su questo tema mi è venuta giorni fa leggendo su un social network le riflessioni di un amico in merito al comunicato diramato da Germano Mattei: “È deprimente leggere che anche in Ticino è nata l'associazione per tener lontani i grandi predatori! Io penso che questo obbiettivo sia un insulto alla natura! 
E mi rammarica che tra i promotori ci sia proprio la persona che si professa amante della montagna!”. 
Ricordiamoci la saggezza dei latini: “Homo homini lupus”.  

 

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