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Dimissioni di Nicoletta della Valle, Stefano Piazza: "Normale avvicendamento? La tempistica suggerisce altro..."
“Di sicuro la criminalità organizzata può essere soddisfatta visto che un alto funzionario dello Stato “si dimette” dopo aver criticato coloro che dovrebbero mettere la lotta alle mafie nella loro agenda politica”
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di Stefano Piazza *

«Il Consiglio federale ringrazia Nicoletta della Valle per il lavoro e l'impegno al servizio della sicurezza della popolazione svizzera, sottolineando l'instancabile dedizione con cui la sessantaduenne ha fornito un apporto tangibile nella lotta alle forme gravi di criminalità e al crimine organizzato, contribuendo a perfezionare il perseguimento penale». Così il governo svizzero ha salutato Nicoletta della Valle, a capo dell’Ufficio federale di polizia da quasi dieci anni, che si è dimessa con effetto il 31 gennaio 2025, lasciando il Dipartimento federale di giustizia e polizia dove era arrivata il 1° agosto 2014.

Il Consiglio federale ha ringraziato Nicoletta della Valle «per il lavoro e l'impegno al servizio della sicurezza della popolazione svizzera», sottolineando l'instancabile dedizione con cui la sessantaduenne ha fornito un apporto tangibile nella lotta alle forme gravi di criminalità e al crimine organizzato, contribuendo a perfezionare il perseguimento penale.

Se le dimissioni non fossero arrivate ad una settimana dall’intervista rilasciata dalla della Valle alla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) nella quale ha espresso molte perplessità sulla lotta alla criminalità: «La criminalità organizzata si trova molto bene in Svizzera, perché è un Paese ricco e pacifico», si sarebbe potuto pensare ad un normale avvicendamento; tuttavia, la tempistica degna di un orologio di precisione (svizzero) suggerisce altro. La ormai ex direttrice dell'Ufficio federale di polizia, nella sua intervista, aveva chiesto anche più risorse: «Manca personale per combattere efficacemente la criminalità organizzata e il terrorismo e alla Fedpol mancano circa 200 investigatori. La Svizzera si è trasformata da luogo di ritiro a teatro di operazioni per la criminalità organizzata». Ed ancora: «Spesso la criminalità organizzata non si vede, motivo per cui difficilmente disturba nessuno nella vita di tutti i giorni. A differenza della minaccia militare, questa non viene quasi notata. Mi stupisce, ad esempio, che quasi nessuno si preoccupi delle esplosioni dei bancomat. Sfortunatamente, la situazione probabilmente cambierà solo se qualcuno muore in un’esplosione».

Poi i colleghi della NZZ hanno chiesto a Nicoletta della Valle cosa pensasse dei rapporti mafia-politica nel nostro Paese: «In una recente intervista lei ha affermato di aver osservato politici svizzeri incontrarsi con rappresentanti della criminalità organizzata. Può specificarlo? No, non lo farò. Forse questo politico non sapeva nemmeno che stava incontrando un rappresentante della criminalità organizzata. Molti politici sono avvocati che rappresentano gli accusati. Tali incontri sarebbero legittimi. Sì, è vero, ma quando si parla di infiltrazioni: gli esponenti della criminalità organizzata cercano la vicinanza alla politica. E i politici probabilmente non se ne accorgono nemmeno. E la mafia fa lobby in questo modo? Non lo sappiamo».

Fino ad oggi nessuno in Svizzera aveva mai parlato (almeno in questi termini) dei rapporti mafia-politica e di sicuro queste affermazioni hanno fatto sobbalzare i palazzi della politica federale (e non solo), fino a rendere impossibile la permanenza di Nicoletta della Valle alla testa di Fedpol.

Senza voler entrare nel merito di come Nicoletta della Valle abbia gestito il suo incarico anche se pare che non possa vantare rilevanti successi, le sue dimissioni accettate in data odierna nella seduta del Consiglio federale non possono che lasciare perplessi vista la tempistica e dopo dichiarazioni di tale portata e gravità. Di sicuro la criminalità organizzata, che in Svizzera è sempre più presente come ha detto la stessa Nicoletta della Valle, può essere soddisfatta visto che un alto funzionario dello Stato “si dimette” dopo aver pesantemente criticato a mezzo stampa coloro che dovrebbero mettere la lotta alle mafie nella loro agenda politica. Chi invece osserva con preoccupazione quanto accade sono di sicuro gli inquirenti italiani che con la Svizzera hanno rapporti di carattere investigativo. Un duro colpo all’immagine della Svizzera non c’è dubbio, ma anche tanta preoccupazione per il nostro futuro visto che «politici svizzeri si incontrano con rappresentanti della criminalità organizzata».

* giornalista di Panorama e La Verità

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