SECONDO ME
Sgravi ai ricchi, Angelica Lepori: "Il problema non è l'imposta sul reddito ma il reddito della popolazione"
"Le condizioni economiche e sociali del Cantone sono complessivamente peggiorate e hanno ormai imboccato una via declinante"
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di Angelica Lepori (intervento alla conferenza stampa odierna dell'MPS)

Tagliare le tasse è il mantra ripetuto ormai da anni; anche quando in momenti come quello che stiamo vivendo, appare evidente che senza una redistribuzione della ricchezza tra capitale e lavoro non vi potrà essere nessuna risposta adeguata ai bisogni e alle esigenze non solo di quelli che vengono chiamati i ceti più deboli, ma della società nel suo complesso, della sua stessa sopravvivenza (basti pensare a questione come quelle della parità di genere – a cominciare da quella salariale o del lavoro di cura – o, ancora più grande, ai problemi di ordine ambientale). Le motivazioni di questa lotta e di questa politica sono sempre le stesse.

A farla da padrona è quella della cosiddetta concorrenza fiscale. Al di là della battaglia delle cifre (tra quelli che partono e quelli che restano) val la pena fare due considerazioni: - la prima è che il preteso ciclo virtuoso tra sgravi fiscali, aumento degli investimenti, e maggiori entrate fiscali e – da ultimo ma non certo ultimo – l’aumento del benessere per la stragrande maggioranza della popolazione, non lo ha visto nessuno in questi ultimi decenni di lotta di classe fiscale.

Le condizioni economiche e sociali del Cantone sono complessivamente peggiorate e hanno ormai imboccato una via declinante. Le entrate fiscale degli ultimi anni sono certo aumentate, ma solo perché è aumentata la ricchezza prodotta (aumento del PIL); ma questo aumento è di gran lunga inferiore a quello che sarebbe stato se non ci fossero gli sgravi fiscali, in particolare a partire dal 2017. - la seconda, empirica, è che laddove si sono approvati importanti aumenti delle tassazioni per i più benestanti, costoro non hanno lasciato il Cantone. Se così fosse, di fronte al pesante aumento della loro imposizione, non dovrebbero esserci quasi più globalisti nel nostro Cantone.

Il problema del nostro Cantone, come faceva notare qualcuno, non è l’imposta sul reddito, ma il reddito dei cittadini e delle cittadine, cominciando dai salari che rappresentano la fonte di reddito fondamentale per la stragrande maggioranza della popolazione. Certo, sentiamo già le osservazioni di coloro che vogliono lasciare, come dicono, quanti più soldi possibile nelle tasche della popolazione. Con una serie di proposte fiscali (deduzione premi, tasse di circolazione, etc.) che, tuttavia, hanno una rilevanza di gran lunga inferiore rispetto a quanto le famiglie subiscono a causa di politiche che vedono protagoniste quelle stesse forze politiche che, gridando di non voler mettere le mani nelle tasche dei ticinesi, lo fanno alla grande; difendendo politiche che portano all’aumento dei premi di cassa malati, all’aumento delle tariffe elettriche; o, ancora, difendendo le politiche delle imprese – pubbliche e private – che vogliono tagliare i salari (cfr. Preventivo 2024) o diminuirne fortemente il potere d’acquisto attraverso la mancata compensazione del rincaro. Potere d’acquisto che ha accumulato ormai un ritardo, in questi ultimi anni, che oscilla tra il 7 e l’8%, l’equivalente di una mensilità.

Gli sgravi fiscali per i ricchi sono un intervento ulteriore a difesa della redditività del capitale: perché quello che non va alla fiscalità va, evidentemente, al profitto, sotto qualsiasi forma esso si manifesti (dividendi, corsi azionari, etc.). La fiscalità è un terreno sul quale il padronato e i suoi partiti conducono una lotta di classe senza quartiere. Votare NO il prossimo 9 giugno, riuscire a sconfiggere questa riforma fiscale, potrebbe essere un primo punto di partenza per invertire la rotta.

* già deputata MPS

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