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22.04.2017 - 19:120

L'ultima metastasi dell'Occidente: allievi transgender alle scuole medie di Ginevra, con tanto di cessi e spogliatoi dedicati... A questo punto è meglio una teocrazia islamica che questa Europa dominata dai talebani libertari

È di ieri la notizia che nel Canton Ginevra per la prima volta una ragazzina di 14 anni (14 anni!) è stata autorizzata dal Dipartimento della pubblica istruzione a cambiare nome da femminile a maschile. Si tratta quindi di un’allieva transgender. Questo è soltanto l’ultimo caso se parliamo di quegli esempi che hanno ampiamente sconfinato il limite. Del più, e di troppo. Solo chi ha lo sguardo accecato dall’ideologia non può comprendere che si tratta di una deriva folle

di Andrea Leoni

Gli antichi greci, a cui dobbiamo molto (se non tutto) per l’impalcatura che ha reso l’Occidente una delle civiltà più straordinarie della storia dell’umanità, conoscevano il peccato della hybris. Nell’accezione legata alla tragedia, poi ampiamente ripresa nella cultura cristiana, si intende la colpa per l’uomo che vuole immischiarsi, o addirittura manipolare o sostituirsi, alla leggi degli Dei, cioè alla natura. Un reato talmente grave che nella mitologia provocava l’entrata in azione della dea Nemesi, la vendetta, che interveniva compensando con il male (ma anche con il bene) la violazione o il torto subito. Per riportare equilibrio e armonia nei meccanismi primordiali che regolano l’universo.

Oggi riassumeremmo questa legge della hybris nell’italiano volgare dell’uomo che gioca a fare Dio. Il cui risultato ultimo e più tragico è “l’uomo inventato dall’uomo, cioè uomo prodotto di sé stesso” (Oriana Fallaci). Lo sbriciolamento di questo confine, che porta sostanzialmente alla disumanizzazione della vita, si manifesta ormai con esempi regolari. E annuncia per l’ennesima volta l’inesorabile destino che porterà all’estinzione della società occidentale a vantaggio di quella islamica.

C’è un’iscrizione al tempio di Delfi, sempre per restare nell’antica Grecia, che recita “Nulla di troppo”. È un monito, quasi una sentenza, che è strettamente connessa alla hybris e che ha ispirato per millenni generazioni di uomini e di donne. Un principio che è stato una delle architravi più importanti dell’Occidente. Banalmente significa porsi dei limiti invalicabili per proteggere da se stessa la specie umana. E ad attenervisi con scrupolo e saggezza furono per primi proprio gli straordinari scienziati e filosofi di quel tempo, le cui scoperte e i cui insegnamenti sono ancora oggi i primi che ci vengono insegnati nelle scuole. 

Questa lunga premessa, che il lettore spero perdonerà, è necessaria per arrivare al nocciolo del discorso. È di ieri la notizia che nel Canton Ginevra per la prima volta una ragazzina di 14 anni (14 anni!) è stata autorizzata dal Dipartimento della pubblica istruzione a cambiare nome da femminile a maschile. Si tratta quindi di un’allieva transgender. Oltre al suo caso il Dicastero ginevrino della scuola segue attualmente una ventina di giovani che hanno intrapreso procedure legate all'identità di genere. Le domande riguardano il nome, l'utilizzazione dei bagni e degli spogliatoi a scuola. Si sta elaborando un protocollo per uniformare le decisioni. Per completezza di informazione va specificato che sia i docenti che gli allievi hanno molto ben accettato la situazione, mostrando solidarietà alla compagna di classe divenuta compagno.

Questo è soltanto l’ultimo caso se parliamo di quegli esempi che hanno ampiamente sconfinato il limite greco. Del più e di troppo. Solo chi ha lo sguardo accecato dall’ideologia non può comprendere che si tratta di una deriva folle e autodistruttiva. Di un segmento coerente con un articolato progetto incolto e incivile che mira a istituzionalizzare e normalizzare qualunque cosa. Siamo insomma di fronte all’ennesimo stupro del senso del termine “diritto”, una parola che profumava di libertà e ora puzza di potere, di minaccia e di denaro. I talebani libertari, non meno bigotti dei colleghi religiosi, stanno diffondendo un’ideologia del diritto che desidera ammaestrare la natura per piegarla a un modello che, infine, porta sempre a soddisfare i nuovi bisogni del mercato, sacrificando, distruggendola dall’interno, l’intera comunità.

Così il sacrosanto principio di tutelare dalla discriminazione, anche nelle scuole, tutte le tendenze sessuali, si trasforma nella dissennata codificazione di un genere (con tanto di cessi e spogliatoi). Si sdogana cioè un nuovo schema culturale e sociale, che per natura può garantire un futuro solo ai singoli. Sia detto per inciso: questa impostazione conduce pure allo spegnimento del gusto impagabile della trasgressione. 

Da questa teologia di un libertarismo di plastica, nascono le più grandi bestemmie nei confronti della vita. Come il diritto ad essere genitori che produce gli uteri in affitto. Come il diritto al suicidio assistito universale, indipendentemente dallo stato di salute. Come il diritto al progresso tecnologico che ha portato Elon Musk, il fondatore di Tesla e di Paypal, ad avviare il progetto Neuralkink, che punta a connettere il cervello umano e i computer attraverso l’impianto di un microchip.

La domanda è semplice anche se in pochi se la fanno: perché vengono elargiti tutti questi diritti e tutte queste libertà quando un tempo bisognava conquistarseli con il fucile? Siamo di fronte a una straordinaria evoluzione della specie, a una civilizzazione mai così generosa e solidale, oppure si è realizzato quello che Pasolini definiva “il nuovo potere totalitario dei consumi, imposto attraverso il finto progresso e la falsa tolleranza”?

La risposta non può che essere una: la libertà non è mai regalata e non è mai comoda. E questo nuovo fascismo non potrà che condurre l’Occidente all’implosione per poi essere soppiantato dalla cultura islamica, poiché la natura non tollera vuoti, come annota Michel Houellebecq.

Se da un lato abbiamo un Occidente consumato dalle metastasi dei suoi tumori finti progressisti, dall’altra abbiamo una variegata società islamica oggettivamente più vitale e più salda nei suoi valori fondamentali, quale che sia il giudizio sui singoli Paesi e sulle singole culture che compongono quell’universo. All’enorme e già di per sé decisivo vantaggio demografico che i musulmani possono vantare, l’Occidente nel suo crepuscolo suicida continua a spianare la strada ai figli di Allah, rinnegando giorno dopo giorno la sua identità e i valori che l’hanno reso grande, in nome di una tuttologia che in quanto tale non potrà che rivelarsi soltanto come un grande Vuoto. Da una parte c’è una società attaccata alla vita, nonostante sia molto più povera e spesso arretrata, dall’altra una civiltà che ne è ormai affrancata e che si rotola nell’opulenza, nell’individualismo e nel pensiero di come poter morire più comodamente.

La partita, dunque, fondamentalmente è già perduta. Non è più questione di se ma di quando. E a questo punto non è detto che una onesta teocrazia islamica sia tanto peggiore di questo Occidente.

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