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19.10.2017 - 16:040

Argo1, questa gogna fa vomitare. La vicenda sullo scandalo sta raggiungendo vette di isteria e di istinti forcaioli insopportabili! Il patibolo è già in piazza e ai sospettati si sventola in faccia il cappio

Della ricerca della verità, nuda e cruda, non importa più una beata mazza a nessuno. Perché una verità è già stata stabilita dalla folla con la bava alla bocca. Siamo nel giustizialismo più feroce e più irrazionale. Quindi, il più pericoloso

di Andrea Leoni

La vicenda politica sullo scandalo Argo 1 sta raggiungendo vette di isteria e di istinti  forcaioli insopportabili.
Il problema è che il patibolo è già stato messo al centro della pubblica piazza e ai sospettati (di quali reati ancora non si è capito) è già stato sventolato in faccia il cappio.
I dubbiosi, invece, quelli che hanno un’interpretazione più prudente, o anche, perché no, alternativa (da quando esattamente è vietato?), sia sul merito che sul metodo con il quale svolgere i necessari approfondimenti, sono marchiati con le peggiori infamie: insabbiatori, venduti, servi dei poteri forti e del governo, conniventi della fin qui immaginaria tangentopoli ticinese.

Una parte dell’opinione pubblica e della politica pare aver già deciso che ci siano stati politici e funzionari corrotti. E magari pensa anche che il Ministero Pubblico partecipi in qualche modo - o per inettitudine o per complicità - a questo grande complotto (salvo poi applaudire la Procura quando questa conferma l’attendibilità del super teste Mario Morini, schizofrenia pura). E che tutti quelli che ritengono forse - per carità, soltanto forse - che dietro lo scandalo Argo 1 ci sia solo Argo 1 (così come dietro le BR c’erano solo le BR, e non la CIA), sono anch’essi al servizio della grande macchinazione per occultare la verità al popolo.

Della ricerca della verità, nuda e cruda, non importa più una beata mazza a nessuno. Perché una verità è già stata stabilita dalla folla con la bava alla bocca. Siamo nel giustizialismo più feroce e più irrazionale. Quindi, il più pericoloso.

Io detesto i manettari e i giustizialisti. Da sempre, da qualunque parte vengano, e in ogni occasione. Sia che si tratti di Lisa Bosia Mirra, sia che si tratti di Argo 1, sia che si tratti delle maxi retate in discoteca, sia che si tratti di politici bevuti alla guida, sia che si tratti di naziskin, di asilanti o di poliziotti accusati di questo o di quello. E criticavo il Ministero Pubblico di John Noseda quando tutti lo chiamavano lo “sceriffo”, ed era idolo di una parte del Cantone perché faceva le inchieste sul LAC, sulla prostituzione e sulla movida luganese.

Per me il potere è potere, che sia giudiziario o politico, poco importa. E se sarà dimostrato che Noseda ha fatto male l’inchiesta - i giudici prima o poi valuteranno il suo operato - non mancheremo di criticarlo di nuovo. Ma se oggi un procuratore generale respinge la richiesta del Governo di costituirsi parte civile perché non vi sono al momento - al momento! - all’interno dell’inchiesta penale elementi che giustifichino reati ai danni dello Stato, o dipendenti pubblici accusati di corruzione, bisognerà in qualche modo tenerne conto, o no?!

Se un Consiglio di Stato, dove sono rappresentanti quattro partiti diversi, conferma la fiducia al ministro Paolo Beltraminelli e affida saggiamente e con proporzionalità un’inchiesta a un perito esterno, sono tutti complici del “grande complotto”, oppure no?!    

L’ultima "perla" giustizialista è la decisione da parte della Commissione della Gestione di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta, fregandosene bellamente del fatto che due accertamenti, uno penale e uno amministrativo, sono già in corso. Vogliono assolutamente essere anche loro protagonisti dell’indagine più godereccia dai tempi del Fiscogate. E che indaghino pure, per carità, il Parlamento è sovrano. Ognuno vada pure per conto suo alla ricerca della verità che più gli conviene: buon viaggio e tanti auguri.

Ma il mandato dell’organo inquirente voluto dal Gran Consiglio è inquietante perché prevede “la verifica delle responsabilità politiche e operative del Consiglio di Stato, dei Dipartimenti e dei servizi competenti e coinvolti nella gestione del settore dell’asilo”. Alla luce degli elementi finora emersi, cioè allo stato dell’arte, questo non è altro che un tribunale politico che fa rabbrividire e a cui ogni garantista dovrebbe ribellarsi con orrore. Un gremio costituito per sfamare i cani arrabbiati a un anno dalle elezioni e per fare ciò che occorre per chiudere politicamente (politicamente!) il caso: far rotolare qualche testa. E come farlo, chissenfrega! Questa è l’unica verità certa: bisogna trovare qualcuno a cui dare la colpa e farlo pagare per tutti. Così avremo il nostro bel capro espiatorio, felici e soddisfatti, con buona pace per quel che è davvero successo.

Anche se nessuno lo ammetterà mai questa Commissione avrà l’obbligo di arrivare a qualche forma di condanna politica, a trovare una pistola fumante, o inventarla con artifici retorici qualora non esistesse. Altrimenti a conclusione dei lavori verrebbero spernacchiati e accusati dell’ennesimo sperpero di denaro pubblico (costerà almeno 100’000 franchi).

Naturalmente tutto questo clima barbaro è stato favorito dal lassismo e dal pressappochismo con cui la politica ha affrontato lo scandalo, non prendendolo per le corna subito. Questa imperizia imperdonabile, insieme agli elementi di oggettiva gravità che sono accaduti e che sono noti da mesi, ha dato fondata consistenza ai sospetti che si volesse imboscare qualcosa. Un errore tragico i cui frutti avvelenati li stiamo cogliendo ora.

Io non ho mai votato per il PPD e nemmeno per Paolo Beltraminelli. Ma vorrei che a decidere eventualmente di tagliargli la testa, fossero gli elettori. Oppure i risultati dell’inchiesta amministrativa avviata dal Governo. O ancora la magistratura sulla base di prove, però, e non di illazioni, di appetiti dipartimentali, o di speranze da parte di qualcuno.

Questa gogna fa vomitare! E anche ‘sto ritornello della “responsabilità politica”. Cosa dovrebbe fare esattamente Paolo Beltraminelli? Dimettersi? E per che cosa? Per incompetenza? Per leggerezza? Perché i suoi funzionari hanno commesso una serie di gravi errori? È questo il metro di giudizio? D’ora in poi lo applichiamo a tutti allora, però.

Io credo che la colpa più grave del ministro pipidinio sia stata quella di essersi dimostrato nella fattispecie inadeguato al ruolo, soprattutto nella gestione operativa e pubblica del caso. Per quale motivo? Se per un illecito, cosa che non credo, servono le prove. Così come servono indizi un po’ più sostanziosi per sostenere che, per opportunità politica dovrebbe lasciare il suo porto o cedere parte del suo Dipartimento - come si fece con Marina Masoni -. Altrimenti, solo gli elettori o il suo partito possono decidere di sfiduciarlo.

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