I tre imputati in aula da questa mattina sono accusati di estorsione e falsità in documenti
LUGANO - È il primo processo per “caporalato” in Ticino quello che si è aperto oggi alle Assise correzionali di Lugano. Un processo legato allo scandalo emerso la primavera scorsa sul cantiere del LAC, il futuro Polo culturale.
Da una parte gli imputati: il titolare dell’impresa Concrete, un 50enne di Busto Arsizio, il contabile e prestanome della ditta, un 54enne di Gravesano, e il “caporale”, operaio italiano di 49 anni. Dall’altra, il procuratore generale John Noseda. Giudice: Rosa Item. I tre devono rispondere di ripetuta estorsione e falsità in documenti.
L’atto d’accusa ripercorre in sole tre pagine quanto accade sul cantiere del Lac. Era la primavera scorsa quando il sindacato Unia denunciò pubblicamente il caso, segnalandolo anche al Ministero pubblico. L’accusa formulata dal procuratore generale nei confronti del titolare e del caporale è di aver minacciato almeno cinque operai di finire disoccupati se non avessero accettato retribuzioni nettamente inferiori rispetto a quanto prevede il contratto collettivo dell’edilizia.
La Concrete aveva ottenuto dall’impresa principale, la spagnola Comsa, un subappalto per lavori di muratura. Titolare e caporale obbligarono gli operai a sottoscrivere dei falsi conteggi salariali, apparentemente conformi al contratto collettivo. Inoltre, i due sono accusati di essersi fatti consegnare dagli operai le tessere bancomat con i relativi codici allo scopo di prelevare l’intero stipendio versato, sul quale poi il caporale recuperava la differenza.
Con questo meccanismo, i due si sono intascati circa 17'000 franchi, facendo la “cresta” sui salari. A entrambi e al contabile della Concrete viene contestato di aver occultato i reati simulando l’avvenuto versamento di salari regolari. La mattinata di oggi è stata dedicata alla ricostruzione dei fatti, in particolare del metodo di conteggio delle ore lavorate, tra effettive e straordinarie.
IC