l’Ufficio federale antiriciclaggio ha segnalato il caso alla Procura ticinese che ha quindi avviato un’indagine nei confronti di tutte le persone coinvolte nella vicenda penale italiana.
di Marco Bazzi
LUGANO – Il Ministero pubblico ticinese ha aperto un’inchiesta autonoma per riciclaggio sulla famiglia Ligresti, al centro da alcune settimane di un terremoto giudiziario in Italia.
A seguito degli articoli di stampa l’Ufficio federale antiriciclaggio ha segnalato il caso alla Procura ticinese che ha quindi avviato un’indagine nei confronti di tutte le persone coinvolte nella vicenda penale italiana. Compreso Paolo Giocacchino Ligresti, 44 anni, che vive da anni a Montagnola e da poche settimane è cittadino elvetico.
Paolo, sfuggito all’ordine di custodia cautelare dei magistrati italiani essendo svizzero, è figlio del noto costruttore edile Salvatore, uomo potentissimo e legato a doppio filo con la politica.
L’ipotesi di riciclaggio fa riferimento alle società oggetto del procedimento italiano e non a quella che Paolo Ligresti ha aperto nei mesi scorsi in Ticino. L’inchiesta ticinese, coordinata dal procuratore generale John Noseda - che conferma la notizia - dovrà verificare eventuali trasferimenti in Svizzera di fondi o di beni provento di reato.
Nella prima fase dell’indagine gli inquirenti dovranno raccogliere la documentazione a sostegno di eventuali reati e verificare se ci sono relazioni bancarie della famiglia Ligresti che hanno toccato o toccano la Svizzera. Noseda ha preso contatto con i magistrati di Milano e di Torino che indagano sul caso per verificare le rispettive competenze e nelle prossime settimane ci saranno rogatorie incrociate tra Italia e Svizzera.
I provvedimenti giudiziari contro i Ligresti riguardano le ipotesi di reato di falso in bilancio aggravato e di manipolazione di mercato. Salvatore Ligresti, i suoi figli e tre manager che hanno ricoperto posizioni di vertice nella società Fondiaria-Sai (ora controllata dalla Unipol), sono sospettati di avere occultato al mercato un "buco" nella riserva sinistri di circa 600 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti, grazie alla costante sottovalutazione della riserva sinistri all'interno di Fonsai sono stati distribuiti, negli anni, 253 milioni di euro alla Premafin, la holding della famiglia Ligresti. Secondo gli investigatori, invece, laddove vi sono stati degli utili sarebbero dovute esserci delle perdite. La famiglia Ligresti si sarebbe invece assicurata un costante flusso di dividendi illeciti e anche il via libera a numerose operazioni immobiliari che permettevano di fare uscire del denaro dalle casse di Fonsai a favore di altre società del gruppo, tutte riconducibili alla famiglia Ligresti.