POLITICA E POTERE
'Lega leaks', i siluri di Dadò: "Di inchieste segrete e di bugie"
Nel suo editoriale su Popolo e Libertà il presidente del Centro analizza e ripercorre i principali capitoli del caso che sta scuotendo Via Monte Boglia
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di Fiorenzo Dadò, presidente Il Centro (editoriale di Popolo e Libertà)

È dallo scandalo delle schedature, scoppiato nel 1989 a seguito dei fatti che portarono alle dimissioni della Consigliera federale Elisabeth Koop, che non si parla più di inchieste segrete su ignari cittadini. Gli svizzeri, per loro natura allergici a questi metodi malsani in uso in certi regimi, all’epoca si indignarono e scesero in piazza a chiedere la creazione di una commissione d’inchiesta. L’inchiesta ci fu e fu uno shock, in quanto confermò l’esistenza di dossier segreti, della P-26 (l’equivalente svizzero di Gladio) e della P-27, create senza basi legali e senza nessun controllo politico.

Fatte le debite proporzioni, alle nostre latitudini non si era mai venuti a conoscenza di un mandato commissionato da un Partito per un’indagine segreta su una ditta privata e su ignari cittadini. Da quel che si evince leggendo la cronaca, l’avvocato Enea Petrini, già granconsigliere della Lega, avvocato-consulente del sindaco indagato Eolo Alberti e nel contempo membro del CdA di BancaStato, nelle vesti di improvvisato Sherlock Holmes, sarebbe andato a rovistare in un ufficio di una ditta che nulla ha a che fare con l’ente pubblico e la politica, scavando in fatti privati di cittadini ignari, per poi mettere tutto nero su bianco in un rapporto * consegnato ai vertici della Lega dei Ticinesi, ossia a persone senza nessun titolo specifico.

Dopo averne spudoratamente negata l’esistenza, il rapporto è finito dapprima in mano al Ministero pubblico e poi distribuito urbi et orbi dall’MPS durante una conferenza stampa. In pratica, una sorta di “schedatura” in formato ticinese, con nomi, cognomi, cifre, aspetti commerciali, relazioni bancarie e fatti privati (ma non accertati), gettati in pasto all’opinione pubblica, spacciandoli per veri.

 La domanda che molti cittadini si sono posti, al di là della dubbia liceità e della sicura inopportunità di questa operazione di “schedatura” segreta commissionata dal Direttore del Dipartimento di giustizia e polizia (attingendo a quali informazioni? Solo agli uffici di Hospita o anche ad altri canali a lui accessibili?) ad un membro di CdA di BancaStato, è a sapere se si tratta di un fatto isolato per il “caso Alberti” o se potrebbe addirittura essere un modus operandi. C’è da sperare di no, ma il dubbio dell’esistenza di altre inchieste su altri cittadini ignari, ma scomodi, rimane. Pertanto a questa e altre domande, il già coordinatore della Lega e Consigliere di Stato Norman Gobbi, dovrà dare delle risposte convincenti a tutto il Ticino.

Il credito Covid e il ruolo di controllo di Petrini in BancaStato

L’avvocato Enea Petrini, estensore del rapporto segreto commissionato dalla Lega, nell’agosto del 2023 è stato nominato dal Governo nel CdA di BancaStato, su proposta dei Consiglieri di Stato leghisti. Nello stesso gremio, ricopre pure il ruolo di Presidente della Commissione di Sorveglianza e rischi. Un ruolo molto delicato, la cui dicitura parla da sé. Ed è proprio con BancaStato che le varie società oggetto dell’inchiesta da parte del Ministero pubblico detengono le loro relazioni di interesse: la società medica operativa e l’immobiliare. Lo svela incautamente lo stesso Petrini, nel suo rapporto segreto, ora pubblico. 

Petrini è pure consulente di Eolo Alberti, tutt’ora indagato. Ma per i vertici della Lega, questo palese conflitto e l’ovvia parzialità sembrerebbero fatti marginali... mentre per l’avv. Petrini, l’eventualità che con il suo agire potesse danneggiare l’immagine di BancaStato, del tutto sorvolabile.

L’inchiesta segreta, oltre svelare a terzi le relazioni di interesse intrattenute dalla banca, tratta proprio i temi che sono stati, qualche mese più tardi, all’origine dell’arresto di Alberti e del suo contabile. Lo stesso rapporto svela ad esempio di un credito Covid (depositato sempre nella stessa banca) usato impropriamente, concesso alla ditta Hospita, della quale Alberti era direttore amministrativo, per far fronte a eventuali difficoltà di liquidità dovute alla pandemia.

L’utilizzo di questi soldi è vincolato dalla legge e spiegato molto bene nel regolamento al momento della concessione. Insomma, chi lo riceve lo sa perfettamente: non può permettersi di sgarrare, di utilizzarlo a beneficio di altre aziende (come è stato il caso) o per altri scopi estranei, senza incappare in gravi violazioni. Va da sé che la società, fintanto che non l’ha restituito, non può fare prestiti a terzi, distribuire dividendi agli azionisti, immaginiamoci prodigarsi nella distribuzione di bonus ai dirigenti e prebende agli amici…

Nel rapporto Petrini ai vertici della Lega se ne fa cenno, parlando di “utilizzo improprio del credito Covid”, giustificato come un semplice “errore in buona fede” dal contabile, tutt’ora indagato. Viene scritto poco, è vero, ma quanto basta per far capire a chi se ne sta occupando di togliere immediatamente le mani, lasciare l’ufficio di Hospita e recarsi a grande vitesse da chi di dovere per le opportune verifiche, in primis informando i colleghi di CdA e la Direzione di BancaStato sugli affari contrari alle normative del proprio cliente.

Cosa che l’avvocato Petrini, Presidente della Commissione di Sorveglianza e rischi della banca, così come Norman Gobbi a capo di Giustizia e polizia, sembrerebbero non aver sentito la necessità di fare. Gobbi, proprio nel verbale dell’interrogatorio e in riferimento ai contenuti del rapporto, dichiara che “se avessi percepito la presenza di indizi di reato o anche solo di sospetti, avrei senza indugio segnalato il caso al Ministero Pubblico, togliendo la casacca del coordinatore della Lega per mettere quella del Consigliere di Stato”. Più chiaro di così…

L’interrogatorio di Gobbi e la bugia sulla combine

Da quanto si apprende dal verbale dell’interrogatorio di Norman Gobbi pubblicato e visibile sul portale Liberatv.ch, il Consigliere di Stato è stato sentito dal procuratore come persona informata sui fatti. Ma di quali fatti si tratta? Sino ad oggi, il Consigliere di Stato, all’epoca pure Coordinatore della Lega, se n’è guardato bene dal spiegarlo. Perché? Non sarebbe opportuno che ne parli nelle opportune sedi e lo spieghi bene almeno ai suoi colleghi di Governo?

Il rapporto segreto è stato visionato e discusso dai vertici della Lega non in locali privati, ma negli uffici pubblici del Governo e, secondo quanto dichiarato da Gobbi al procuratore “non vi era alcuna evidenza di irregolarità soprattutto dal profilo penale”. Evidenze che sembrerebbero aver convinto il gotha leghista**, ma, evidentemente, un pochino meno gli inquirenti.

Sempre secondo quanto dichiarato dal Consigliere di Stato, dal “rapporto emergeva però che Eolo Alberti e Sabrina Aldi avevano brigato affinché il primo potesse divenire membro del CdA di EOC con la conseguenza che la seconda, d’accordo con lui, avrebbe occupato la sua posizione in seno a Hospita e che “quanto emerso in questo contesto nel Rapporto irritò moltissimo i membri del coordinamento della Lega”. Noi il rapporto l’abbiamo letto più e più volte, ma non abbiamo trovato una sola sillaba che si riferisca anche solo lontanamente alla presunta combine.

Di questa combine che tanto ha fatto discutere, a parte le dichiarazioni di Gobbi, non v’è nessuna traccia nel Rapporto segreto. Allora, per quale motivo il Consigliere di Stato Norman Gobbi ha dichiarato al procuratore pubblico una cosa non vera?

Gobbi sapeva dell’immobiliare e del credito Covid

Ma non si tratta dell’unica dichiarazione non vera rilasciata dal Consigliere di Stato Gobbi durante l’inchiesta. A precisa domanda del procuratore durante il verbale del 27 settembre 2024 pubblicato da Liberatv.ch si legge: “Mi viene chiesto se conosco (e, in caso affermativo, per quale motivo e da quando ne ho sentito parlare) le società HOSPITA SUISSE ANESTHESIA SA, HOSPITA SUISSE MEDICAL SYSTEM SA e IMMOBILIARE 5 VIE SAGL, rispettivamente se sono in grado di collegare queste società con Alberti Eolo”, il Consigliere di Stato risponde: “solo quando è divenuto pubblico il procedimento penale riguardante Alberti ho letto sui giornali che lo stesso aveva qualche legame con la immobiliare 5 vie Sagl, della quale ignoravo l’esistenza”.

Niente di più falso. L’Immobiliare 5 vie sagl la conosceva eccome, viene esplicitamente citata nel rapporto segreto da Petrini, nelle mani del Consigliere di Stato dal 2 maggio 2024 e trasmesso a Gobbi dal deputato e vice coordinatore della Lega Alessandro Mazzoleni, e quindi ben prima che il procedimento penale fosse reso pubblico; addirittura, si parla di questa società come beneficiaria dell’uso improprio del credito Covid! Quindi non solo non è vero che Gobbi ne ignorava l’esistenza, ma era pure perfettamente a conoscenza del legame tra detta società e Alberti così come del fatto che l’immobiliare avesse ottenuto dei soldi in modo illegale, perché provenienti da un credito Covid. Per quale motivo il Consigliere di Stato Norman Gobbi ha dichiarato al procuratore pubblico un’altra cosa non vera?

* Per chi desiderasse informarsi, il Rapporto segreto è consultabile nel sito del Cantone www.ti.ch (Interrogazione numero 115.25).

** Antonella Bignasca, Daniele Piccaluga, Alessandro Mazzoleni, Norman Gobbi e Gianmaria Frapolli.

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