CRONACA
L'opera andata in frantumi, il suo valore "inestimabile", il suo autore e la "crocifissione" di Fares
“Inestimabile” dovrebbe essere, nell’arte, un termine da usare con prudenza. Solo di fronte a opere di valore universale. Ecco la quotazione delle opere più celebri di Fabro

di Marco Bazzi

LUGANO – Iniziamo da una parola, se le parole, come crediamo, hanno ancora un significato e non sono soltanto – come sempre più spesso accade - pretesti vocali per arieggiare la lingua. La parola è: inestimabile. Riferita, da fonti non meglio precisate ma unanimemente considerate fededegne, al valore dell’opera “Impronta”, dell’artista Luciano Fabro (nella foto).

Stiamo parlando della scultura vitrea andata incidentalmente distrutta sabato sera nel corso dell’inaugurazione, a Lugano, della mostra dedicata alla celebrata collezione dei coniugi Olgiati.

La parola “inestimabile” ha dato enfasi all’evento. Si fosse trattato di un’opera di valore misurabile – stimabile -, infatti, la risonanza sull’incidente occorso al giornalista Salvatore Maria Fares, che ha involontariamente causato la frantumazione dell’Impronta, si sarebbe probabilmente esaurita entro i nostri confini lacustri. Invece la notizia è esondata, rimbalzando con toni da tabloid dagli Appennini alla Manica.

Ora, “inestimabile” dovrebbe essere, nell’arte, un termine da usare con una certa prudenza. Unicamente di fronte a opere di valore universale. Usarla per quantificare economicamente l’Impronta, per quanto importante fosse quest’opera nel panorama dell’avanguardia italiana del Novecento, sembra un po’ azzardato. Ma qualcuno ha proferito questa parola che ha conferito valore alla notizia. Si potrebbe dire che il valore della notizia supera quasi quello dell’opera frantumata, che alcuni esperti stimano in circa 80-100'000 franchi al massimo.

Poi, è vero che il valore di un oggetto, sia d'arte che di altra natura, deriva da diversi parametri oggettivi (per esempio assicurativi, nel caso specifico) e soggettivi (la perdita di un pezzo importante per i collezionisti). Ma non facciamone una tragedia alla ticinese, e non crocifiggiamo Fares che, per quanto maldestro sia stato, non è un iconoclasta e ha solo urtato un'opera delicatissima che senza dubbio esigeva ben altre misure di protezione.

Infine, se è vero che l'incidente potrebbe causare un danno di immagine al Museo d'arte di Lugano (inducendo in futuro alcuni collezionisti a non prestare opere) è anche vero che ha prodotto un rilevante effetto pubblicitario per il Museo stesso e per la collezione. Questo è, come si dice, il "bicchiere mezzo pieno".

Chi è Luciano Fabro

Ma chi è Luciano Fabro? Nasce a Torino nel 1936. La sua è una formazione da autodidatta – dicono le biografie -, acquisita “assorbendo il meglio delle correnti artistiche del suo tempo”.

Dopo un periodo a Udine, Fabro arriva a Milano e, frequentando alcuni Circoli Artistici, entra in contatto con altri artisti accomunati dalla passione per i “tagli sulla tela” di Lucio Fontana.

Il 1965 è, per Fabro, l’anno della prima ‘personale’ alla Galleria Vismara. In seguito, l’artista entra a far parte del gruppo di Arte Povera fondato da Germano Celant.

La ricerca di Fabro si sofferma sullo studio del rapporto tra forme e spazio. Accanto a questo intento, la sua opera si carica di un'intensa corporalità: il corpo è la misura nello spazio e si estende come metro di conoscenza. "Impronta" del 1962 – l’opera andata distrutta a Lugano – “è significativa di come un dito possa essere segno, tangibile, di una conoscenza”.

In quegli anni lavora ad opere celebri come "Tautologie", "Piedi", "Italie". Nel 1978 fonda a Milano "La casa degli artisti", luogo di incontro e formazione della comunità degli artisti a Milano. 

Divenuto docente a Brera nel 1983, instaura un approccio innovativo con gli studenti, fortemente diretto. A partire dagli anni '90, Fabro si sofferma su committenze pubbliche avvicinandosi all'urbanistica. Lavora sul rapporto arte e natura, utilizzandola come riferimento linguistico e parametro di lettura, come in "Giardino all'Italiana" di Basilea. 

Le quotazioni

Tra le sue opere famose  vengono citate: Le Italie (serie di lavori concernenti la penisola vista da diverse posizioni con l’utilizzo di diverso materiale), gli Habitat, le Tautologie, gli Arcobaleni, Autunno. 
Tra le opere di alta quotazione figurano Italia carta stradale, del 1969, stimata 923’773 sterline. Di media quotazione é “Inverno”, opera in marmo del 2007, stimata 600'000 euro.

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