Parla l'imprenditore che è tra i candidati alla guida della sezione di Lugano: "Vi spiego come sono andate le cose. Ma non si mischino vicende professionali alla politica"
LUGANO – La Royal Tag di Muzzano è fallita e un ingente capitale è andato in fumo: oltre 12 milioni e mezzo di franchi. Per l'imprenditore Valentino Benicchio, presidente del PLR del Luganese, direttore generale dell’azienda – che produceva, tra l’altro, microchip per animali da reddito -, è stato un brutto colpo.
“Ma quello che più mi ha fatto male – dice – è stato il modo con cui la notizia è stata riportata, ieri sul Mattino. La Royal Tag non è soltanto mia. Anzi, io sono un azionista minoritario. Avrei preferito che mi chiamassero prima di scrivere quell’articolo. Invece qualcuno ha voluto lanciare contro di me un attacco personale, mischiando la mia attività professionale con il mio ruolo politico”.
Già, la politica: Benicchio è tra i candidati alla presidenza del PLR di Lugano (sezione e non distretto) al posto del dimissionario Giorgio Grandini. E adesso?
“Guardi – dice Benicchio -, io non sgomito per quella carica, ma è semmai la Commissione cerca del Partito che mi ha contattato. Ho la coscienza a posto, ma porterò il tema all’ufficio presidenziale del distretto, e poi deciderà la Commissione cerca. Non mischierei ancora una volta la politica con le vicende professionali. Non so se il modo in cui è stata fatta uscire la notizia del fallimento della Royal Tag è un attacco politico diretto. Di sicuro è un tentativo di infangarmi personalmente. Comunque non ho scheletri nell’armadio e se qualcuno pensa di farmi paura così si sbaglia”.
Sta di fatto che l’impresa è fallita proprio nel momento in cui si sta decidendo chi guiderà il PLR di Lugano.
“L’impresa è fallita a causa di oggettive difficoltà di mercato. Il progetto l’avevo promosso io nel 2008 con degli investitori bergamaschi e qualche ticinese. Sono stato nominato direttore generale dall’assemblea degli azionisti. Avevamo un segmento rivolto agli animali da reddito, che è senza dubbio un settore in crescita, ma ci sono stati problemi e ritardi nella certificazione internazionale dei nostri prodotti. Un altro progetto, nel campo dei penumatici, non è andato in porto. I finanziatori hanno dunque deciso di interrompere i progetti e l’azienda si è trovata senza liquidità”.
Gli azionisti che hanno finanziato la Royal Tag sono prevalentemente bergamaschi, spiega Benicchio, e quei soldi sono stati spesi in questi anni per acquistare macchinari, per brevetti e certificazioni e per pagare i salari di chi ha lavorato ai progetti, in particolare nel campo della ricerca. Buona parte di quel capitale, aggiunge, ha creato indotti sul mercato ticinese.
“Quando si lanciano progetti innovativi si deve accettare il rischio che le cose vadano male. E che la Royal Tag proponesse progetti innovativi è dimostrato dal fatto che ha anche ottenuto un finanziamento da un fondo bancario destinato all’innovazione. Aggiungo anche, per trasparenza, che l’azienda ha pure beneficiato di un finanziamento pubblico di circa 200'000 franchi dal fondo per l’innovazione tecnologica”.
I circa venti collaboratori della Royal Tag, conclude Benicchio, hanno già trovato quasi tutti un nuovo lavoro: “Io sono l’ultimo a uscire dall’azienda. Sono rimasto in consiglio d’amministrazione fino alla fine per chiudere la procedura fallimentare”.
emmebi