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Cronaca
04.11.2013 - 09:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Vi racconto la maratona di New York dopo Sandy e Boston. E la corsa del ticinese Filippo"

Liv Behre, giovane studente ticinese nella Grande Mela, descrive il ritorno della corsa più popolare del mondo dopo un anno di stop: "Sono state tante le ragioni per correre"

di Liv Behre

La maratona di New York è famosa per molti motivi: primo fra tutti, perché è a New York. La grande mela solitamente non si presta per attività in natura, ed è dunque un paradosso che proprio qui si tenga una corsa di 42km. Un altro motivo è certamente il marketing, volto a creare l’impressione di fare parte di un’istituzione quando si corre la ING Marathon. Nell’ultimo anno, se ne è parlato per via della cancellazione all’ultimo minuto di questo evento importantissimo per la città, causato dall’uragano Sandy. 

Con l’uragano prima, l’attacco alla maratona di Boston poi, quest’anno molti concorrenti hanno corso con emozioni contrastanti, alcuni per incoraggiare le vittime, altre per provare un punto. 

Altri ancora hanno partecipato alla maratona per la ragione per cui è stata creata inizialmente: per la voglia di correre. Fra i 50'740 partecipanti anche un giovane ticinese, Filippo Rossi, che ha corso attraverso i cinque “boroughs” della città in 3:21:00. “È una sfida con sé stessi,” spiega il 23enne di Lugano. “Inoltre, l’ambiente sportivo è fantastico. Per me uno sportivo è colui che fuori dal campo sa che tutti sono degni di partecipare, che rispetta l’avversario, e questo spirito lo ritrovo alle maratone.”

Giovanissimo per avere già scoperto la passione per le maratone, Filippo ha partecipato alla mezza maratona di Granada, alla maratona di Lisbona, quella di Seviglia, e ora quella di New York. Secondo Filippo, ciò che rende così speciale quella della Grande Mela è la relazione che la città ha con questo evento. “Tutti guardando la maratona qui a New York, è un evento culturale della città.”

La sua passione è nata da un ritratto di giornale, racconta: “Ho letto un articolo su un uomo che aveva corso da San Diego fino a New York. Volevo farlo anche io, allora ho ingaggiato il mio fitness trainer. Lui mi ha consigliato di concentrarmi sulle maratone estreme.”

E così ha fatto. Filippo spiega che le maratone sull’asfalto non sono nient’altro per lui che una preparazione alla Maratone des sables, una maratona di 250 km nel deserto del Sahara, che affronterà l’anno prossimo.  

Filippo era molto scettico sul partecipare a questa maratona così fortemente pubblicizzata, ma in fin dei conti è rimasto colpito positivamente: “A parte qualche inceppo, come per esempio il fatto che bisogna aspettare un’ora dopo aver corso 42 km per ritrovare la propria borsa, oppure la grandissima pubblicizzazione e il valore monetario di questa maratona che mi da fastidio, sono complessivamente rimasto sorpreso dall’efficienza e le emozioni trasmesse.”

Sandy non era sulle bocche di tutti. La rabbia per la cancellazione dell’anno scorso è dimenticata da tempo. Pochi hanno espresso sentimenti riguardo all’uragano Sandy, molti si sono lasciati andare ai commenti riguardo agli attacchi di Boston, però.

Filippo tornerà a fare la maratona? “Penso che la rifarò, si”. Speriamo non si sciolga prima durante la Maratone des sables. 

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