CRONACA
Il mondo piange Nelson Mandela, l'eroe della guerra all'apartheid
L'ex presidente del Sudafrica, premio Nobel per la pace, è morto giovedì a 95 anni. Il presidente Zuma: "Per lui il mondo intero avrà gratitudine per sempre". GUARDA IL REPORTAGE DI LA STORIA SIAMO NOI

PRETORIA - Nelson Mandela è morto a 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato questa sera, giovedì, in un commosso discorso televisivo alla nazione la scomparsa del suo predecessore, eroe indiscusso della lotta all’apartheid. "I nostri pensieri - ha detto - sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano". Zuma ha ordinato il lutto nazionale da domani fino al giorno delle esequie. "Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre", ha detto il presidente chiamando Mandela col suo popolare soprannome: Madiba.

L’8 giugno Mandela era stato ricoverato in clinica a Pretoria per una infezione polmonare e vi era rimasto fino a settembre, quando è tornato nella sua casa vicino a Johannesburg. Soffriva di difficoltà respiratorie legate alla tubercolosi contratta durante la lunga prigionia a Robben Island. Soffriva inoltre di fastidi alla vista, causati dagli anni di lavori forzati in una cava di calcare.

Era nato il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo. Il suo nome, Rolihlahla, vuol dire "colui che spezza i rami". Fu una sua insegnante a ribattezzarlo Nelson. Rimasto orfano di padre a 11 anni, viene preso sotto l’ala del capo villaggio Jongintaba. La madre lo convince a studiare e 21 anni si iscrive all’università per neri di Fort Hare, fondata da missionari scozzesi. Studia inglese, antropologia e legge. Quando però il capo villaggio cerca di imporgli delle nozze combinate Mandela scappa con un amico a Johannesburg, procurandosi i soldi del viaggio vendendo due mucche del capo. Vive nella township di Alexandra, studia a lume di candela e nel ’43 si laurea per corrispondenza.

Negli anni successivi il Sudafrica dei bianchi e del nuovo Partito Nazionale costruisce i muri dell’apartheid: no ai matrimoni misti, sì alla divisione razziale (Population Act) e alla segregazione dei neri in zone apposite (Group Areas Act). Mandela è eletto capo dei giovani dell’African National Congress (Anc). Con un amico apre uno studio legale. Viene arrestato per la prima volta nel 1956.

Dopo il massacro di Sharpeville, nel 1960, dove la polizia bianca uccide 60 neri, Mandela viene imprigionato per 5 mesi con l’accusa di comunismo. Assolto, si dà alla clandestinità e fonda la "Lancia della Nazione", il braccio militare dell’Anc che propugna il sabotaggio di strutture governative senza violenze contro i civili. Nuovamente arrestato ne 1962, pronuncia in tribunale un discorso che passerà alla storia: "Nella mia vita mi sono battuto contro la dominazione bianca, e mi sono battuto contro la dominazione nera. Ho creduto nell’ideale di una società democratica e libera, in cui tutti vivano insieme in armonia e con uguali opportunità. È un ideale a cui spero di dedicare la vita. Ma se necessario è un ideale per cui sono pronto a morire".

Dal 1964 sconta l’ergastolo a Robben Island. Nel 1976 gli è concesso di coltivare un piccolo orto di pomodori e quell'anno la rivolta di Soweto segna un cambio di marcia nella lotta al regime bianco, mentre Nelson rifiuta la libertà offertagli dal governo in cambio dell’autoesilio nella regione natale.

Nel ’93, in tandem con De Klerk, viene insignito del Nobel per la Pace. In Sudafrica sono giorni di tensione ma Mandela impone la sua linea: niente vendette, siamo una forza disciplinata per la pace. Dirà l’amico arcivescovo Desmond Tutu: "Senza di lui non ce l’avremmo fatta". Il 27 aprile 1994 Mandela viene eletto presidente. Nel '99, a fine mandato, lascia la politica e nel 2004 si ritira a vita privata. L’ultimo periodo Mandela l’ha trascorso a Qunu, nella regione della sua infanzia. 

 

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