L'architetto luganese Galimberti ha da poco dato alle stampe il suo primo romanzo. Un affascinante e intrigante racconto fantasy che narra le avventure di un ragazzino londinese e del suo amico, chiamati a salvare l’umanità
LUGANO – Il 13 marzo è un giorno che ricorderà sicuramente a lungo. Stiamo parlando di Dario Galimberti, e della data di pubblicazione del suo romanzo d’esordio: “Il Bosco del Grande Olmo”, stampato dalla casa editrice italiana Robin Edizioni. La scorsa settimana il libro ha già conquistato il podio dei libri più venduti sul prestigioso sito web Mondadori, attestandosi a un prestigioso terzo posto (su più di 8mila libri).
Il libro è distribuito da Messaggerie Libri S.p.a. In pratica tutte le librerie che fanno parte del circuito Messaggerie possono ordinarlo e riceverlo
Dario Galimberti, architetto classe 1955, vive a Lugano ed è responsabile del corso di laurea in architettura della Supsi. A Lugano svolge anche l’attività di architetto ed è contitolare dello studio d’architettura Bassi & Galimberti. Nel 1991 ha ricevuto, a Vicenza, il prestigioso Premio internazionale di architettura Andrea Palladio. Nel 1999 ha realizzato e messo online il sito web Vitruvio.ch, portale-blog dedicato all'architettura.
Se non si può parlare di prima fatica letteraria, visto che Galimberti ha già pubblicato diversi scritti specialistici su riviste di settore e alcuni testi professionali, si può certo parlare di romanzo di esordio. Ma com’è arrivato l’autore dalla concretezza dell’architettura alla fantasia di un genere letterario, quello fantasy, tra i più immaginifici e onirici?
Lo abbiamo chiesto direttamente allo scrittore, con il quale abbiamo scambiato quattro chiacchiere proprio sul “Bosco del Grande Olmo”.
Dario Galimberti, innanzitutto, ci spieghi brevemente cosa troveranno i lettori del suo racconto fantasy?
“La trama tratta di un misterioso SMS che riceve un ragazzino londinese. Incuriosito dal contenuto inizia a indagare. Nell’indagine è coadiuvato dall’amico del cuore e da due coetanee. Dopo numerose vicissitudini i quattro incontrano l’autore dei messaggi. L’incontro è a Covent Garden, nel centro di Londra, ed è un’inattesa meraviglia che mai avrebbero immaginato, nemmeno nel più profondo anfratto della loro mente. In quell’incontro vengono a sapere che qualcuno sta tramando contro l’umanità, e a quanto pare c’è bisogno del loro aiuto per sconfiggere i cattivi. Il resto è da scoprire.”
Si tratta di una storia prevalentemente per ragazzi o la consiglia anche ai più grandi?
“Qui pecco di presunzione. Mentre scrivevo mi immaginavo a chi potesse interessare una storia del genere, poi ho pensato a “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e mi son detto: potrebbe essere una storia che piace sia ai grandi sia hai ragazzini, come il romanzo di Lewis Carroll.”
Dove, quando e “perché” nasce la sua vena letteraria, visto che prima di tutto lei è un architetto e un docente universitario?
“Da giovane ero un appassionato di Ernest Hemingway. Dei diversi romanzi che ho letto, “Festa Mobile” è di sicuro quello che mi ha stuzzicato di più la fantasia. Non tanto per la trama, ma piuttosto per il fascino che incuteva quell’aspirante scrittore bohémien, tra i bistrò in Place St-Michel e i café crème della Closerie des Lilas, a Parigi. Questo mi affascinò molto: essere in quei luoghi e, con un taccuino e una matita, catturare il mondo. Da lì in poi ho sempre scritto, testi inerenti la mia professione, ma mai storie. Ma il tempo emigra, e così qualche anno fa mi son fatto coraggio e ho iniziato a scrivere questo racconto.”
Oltre a Hemingway, chi sono i suoi ‘modelli’ letterari?
“Se dovessi citare un ispiratore per il mio primo libro direi Michael Crichton. Di lui ho letto quasi tutto: con voracità. Il thriller e il gusto per la tecnologia è un mix che mi intriga parecchio.”
È stato difficile trovare un editore? Come ha proceduto?
“Dopo aver concluso, stampato e distribuito il manoscritto ad amici e conoscenti, con preghiera di segnalarmi opinioni e errori, mi son reso conto che non era sufficiente e mi sono rivolto a un’agenzia letteraria. Questa agenzia, con grande professionalità, ha analizzato il manoscritto, segnalandomi gli errori ortografici, quelli grammaticali, ma soprattutto le incongruenze narrative. L’agenzia mi ha anche aiutato a trovare l’editore. È come costruirsi una casa: è meglio andare dall’architetto piuttosto che fare da soli.”
Era da tanto che lo aveva in un cassetto o è fresco di stesura?
“La prima riga del secondo capitolo credo di averla scritta dieci o dodici anni fa, poi non ne feci nulla. Una sera a una festa, ebbi un colpo di fortuna, vinsi un’Ipad. A casa lo guardai per un attimo e mi dissi: cosa ne faccio. Ripensai a Hemingway e decisi che poteva essere un adeguato e contemporaneo sostituto della matita e del taccuino: iniziai a scrivere, era il 2011.”
Ha previsto azioni o eventi al fine di promuovere il libro in Ticino o all’estero?
“La casa editrice mi ha proposto una presentazione a Roma nella libreria “Robin è Nero su Bianco”, ma devo ancora pensarci. In Ticino farò una presentazione nella Biblioteca comunale di Gambarogno a San Nazzaro il 15 maggio 2014. Mentre stiamo organizzando un simpatico evento al Piccolo Bar in Via alla Campagna a Molino Nuovo, che dovrebbe tenersi il 2 giugno 2014.”
Ha altri progetti in cantiere? A quando il prossimo romanzo?
“Attualmente ho concluso un altro libro ed è in promozione tramite l’agenzia letteraria, vedremo.”
dielle