CRONACA
Locarno, furto di 90'000 franchi nella cassaforte dell'Ente turistico: Francesco Caccia, il "maggiordomo", come in un giallo di Aghata Christie
Il furto è avvenuto attorno alla notte del 25 febbraio e gli inquirenti hanno subito seguito la pista interna, fino ad arrivare al neonominato direttore amministrativo...

di Marco Bazzi

LOCARNO – Che cosa lo ha spinto a mettere a repentaglio una carriera decennale, un posto da dirigente e un ottimo stipendio? La carriera di Francesco Caccia, 47 anni, licenziato in tronco mercoledì scorso dopo aver confessato di aver sottratto 90'000 franchi in contanti (in parte incassi della Navigazione Lago Maggiore) dalla cassaforte dell’ufficio che dirigeva, è iniziata negli anni Novanta alla direzione dell’Ente turistico di Brissago.  È proseguita con la nascita dell’Ente Lago Maggiore, di cui divenne vicedirettore amministrativo nel 2003, ed è sfociata, il primo gennaio di quest’anno, nella nomina a direttore delle finanze nella nuova Organizzazione turistica regionale.

Poi, poche settimane dopo la promozione, il furto. Spiegabile soltanto con un impellente bisogno di molto denaro. Non certo per fuggire ai Caraibi o per comprarsi una fuoriserie. Più probabilmente per saldare dei debiti. Forse di gioco, o provocati da investimenti azzardati. Probabilmente, come accade a volte nel settore finanziario, per coprire un “buco” già fatto che bisognava colmare. Perché magari all'inizio anno viene il momento di tirare i bilanci di entrate e uscite di quello precedente. Ma sono soltanto ipotesi giornalistiche. Nulla di più.

L’inchiesta della polizia giudiziaria, coordinata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, è in corso, e di certo non si esaurisce con la confessione dell’autore, che era ritenuto un ottimo professionista dal profilo contabile e che, per la cronaca, è anche presidente del Patriziato di Cadenazzo, nonché cassiere della Fondazione Turismo Lago Maggiore. Anche in quei contesti andranno effettuate verifiche.

Bisogna insomma accertare se è tutto lì o c’è dell’altro. Per ora, comunque, le accuse di furto, appropriazione indebita e amministrazione infedele – questi i reati ipotizzati dal magistrato – sono limitate a quei 90'000 franchi misteriosamente spariti una notte, attorno al 25 febbraio scorso, dalla cassaforte dell’Ente turistico.

Un furto sul quale è stato mantenuto un fitto riserbo proprio per cercare di incastrare il colpevole. Perché nessuno ha mai creduto che a metterlo a segno sia stata una qualsiasi banda di ladri. Troppi elementi hanno portato gli inquirenti a seguire immediatamente la pista “interna”.

L’autore doveva essere qualcuno che conosceva l’ufficio, che sapeva dove trovare la chiave della cassaforte – chiusa in un cassetto, sul quale è rimasto l'unico segno di scasso – e, soprattutto, che sapeva che nella cassaforte quella sera c’era un piccolo tesoro. Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie, e anche se in questo caso non c’era il morto, e quindi nemmeno l’assassino, bisognava cercare “il maggiordomo”.

La pista interna ha così sùbito preso piede. Ci si è chiesti se fosse normale che nella cassaforte di un Ente turistico, che non è un ufficio di cambio, ci fosse tanto denaro contante. Un elemento ha portato in prima battuta a ipotizzare che l’autore fosse chi, quella sera, ha dimenticato di inserire l’allarme negli uffici dell’Ente. Ma dopo una serie di verifiche e di interrogatori gli inquirenti sono andati oltre. L’elemento allarme disinserito era solo una casualità. Il cerchio si è così stretto, giorno dopo giorno, attorno a Francesco Caccia. Che alla fine è stato messo alle strette a ha confessato.

La domanda che rimane aperta è: da quanto tempo il responsabile delle finanze "giocava" con la cassa dell'Ente? E quella notte c'erano davvero 90'000 franchi in contanti?

 

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