Duro attacco del presidente a Giorgio Leoni: "Con Zali invece buoni rapporti". Lupo, danni alle colture e parchi nazionali gli altri temi forti della sua relazione
BELLINZONA - Parchi nazionali, danni causati dalla selvaggina, grandi predatori, in particolare il lupo, e rapporti con la politica e con l’Ufficio caccia e pesca. Sono alcuni dei temi affrontati oggi dal consigliere nazionale Fabio Regazzi nella sua relazione all’assemblea della Federazione cacciatori. Alla fine Regazzi ha duramente criticato il capo dell’Ufficio caccia e pesca, Giorgio Leoni, da tempo nel mirino dei cacciatori. Ma andiamo con ordine, iniziando dai parchi.
“La nostra linea non cambia – ha detto Regazzi -, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette zone centrali. Come Federazione cacciatori non possiamo evidentemente accettare inutili e ingiusitificate restrizioni al diritto di cacciare. Vi è tuttavia anche da chiedersi come potrà essere assicurata all’interno di queste previste zone nucleo (che – lo ricordo – devono avere una superficie complessiva di ben 75 km/q) una corretta gestione di talune specie, in particolare cervo e cinghiale. Abbiamo appena portato a termine l’esercizio di rinnovo delle bandite, teso in particolare a ridurre la dimensione delle stesse, mentre nei parchi nazionali si vorrebbero di fatto creare ampissime zone di protezione assoluta. Non vi è chi non veda una contraddizione di fondo, ma tant’è!”.
Regazzi ha ricordato che è tuttora pendente al Consiglio nazionale la sua mozione “Per Parchi naturali a misura d’uomo” con la quale chiedo al Consiglio federale di allentare i criteri estremamente restrittivi in modo da consentire – seppur con delle limitazioni – le attività umane, compresa la caccia.
Grandi predatori
“Orso a parte (che per il momento sembra aver dato un po’ di tregua), la situazione per quanto riguarda lupi e linci risulta vieppiù preoccupante. Gli avvistamenti di esemplari di entrambe le specie si moltiplicano, grazie - si fa per dire - anche al primo branco di lupi sul territorio svizzero insediatosi alle pendici del Calanda. Il Ticino non è stato risparmiato e alcuni lupi hanno lasciato traccia del loro passaggio anche sul nostro territorio, in particolare in Valle Maggia, in Val Resa e più recentemente in Val Malvaglia. E intanto il malcontento cresce, soprattutto negli ambienti agricoli delle regioni di montagna che temono a giusta ragione per i loro allevamenti di ovini e caprini. Anche le popolazioni di linci tendono ad aumentare sul territorio svizzero, sebbene la loro presenza sia piu discreta, ma non per questo meno dannosa, soprattutto per gli ungulati”.
Nuove bandite
“Come Federazione possiamo dire che alla fine il risultato è in chiaro-scuro. Da un lato il nuovo decreto bandite rappresenta sicuramente un passo avanti per quanto riguarda la gestione in particolare del cervo. Dall’altro va comunque rilevato che alcuni obiettivi che erano alla base del progetto sono stati alla fine in parte disattesi, e non per certo colpa dei nostri rappresentanti in seno all’apposito gruppo di lavoro. Vorrei comunque precisare, a scanso di equivoci, che le modifiche apportate non vanno interpretate come conquiste dei cacciatori, bensì come misure volte ad assicurare una migliore gestione della selvaggina, in particolare del cervo, soprattutto nell’ottica del contenimento dei danni alle colture”.
Danni alle colture
“A differenza dei due anni precedenti, l’anno scorso i risarcimenti per danni causati dalla selvaggina in Ticino hanno subito una flessione, attestandosi a 770'000 franchi, somma che rimane comunque un poco invidiabile primato a livello nazionale, e questo malgrado i prelievi notturni. A questo proposito è possibile che questi interventi abbiano contribuito alla riduzione dei danni, anche se stabilire una relazione diretta risulta comunque difficile, ritenuto che la diminuzione potrebbe dipendere anche da altri fattori (ricordo ad esempio che nel 2011 venne registrata una riduzione dei danni di oltre 400'000 franchi rispetto all’anno precedente senza prelievi notturni). Ad ogni buon conto la FCTI mantiene il proprio scetticismo nei confronti di questa modalità di prelievo, gestita in modo poco trasparente, con modalità discutibili e in contrasto, almeno questo è il nostro avviso, con le normative della legislazione venatoria e della legge federale sulla protezione degli animali. In proposito, siamo coscienti che i Cantoni sono autorizzati a ordinare o permettere misure in ogni periodo dell’anno contro singoli animali che causano danni rilevanti; ma un conto è abbattere i capi viziosi nel luogo e nel momento in cui stanno causando un danno rilevante, un’altra cosa è organizzare ronde notturne per diminuire i cervi in circolazione. Se pensiamo che in Cantoni dove la superficie coltivata a vigna o a colture e prati da sfalcio è di gran lunga superiore alla nostra e i danni risarciti sono nettamente inferiori che da noi, anche se i paragoni con Cantoni vicini vanno comunque presi con le pinze, credo che si debba ammettere che qualcosa non quadra. Per noi cacciatori è in ogni caso frustrante dover sottostare a rigide disposizioni di prelievo (che in caso di violazione comportano obblighi di autodenuncia e multe) durante la stagione venatoria, per poi apprendere che vengono catturate femmine gravide e maschi adulti da parte delle guardie in primavera, durante i periodi di protezione della specie. Riteniamo quindi che per affrontare questo problema occorra passare da una coraggiosa decisione politica, che porti alla realizzazione di un quadro legislativo dove i concetti di danno sopportabile e di equo risarcimento siano definiti in modo chiaro, per uscire da questo circolo vizioso. Noi siamo comunque disposti a collaborare per trovare soluzioni per cui chiediamo nuovamente a Zali di essere maggiormente coinvolti, assieme agli altri attori (penso in particolare ai rappresentanti del mondo agricolo e vitivinicolo) su questo tema, per trovare delle soluzioni efficaci e nel contempo sostenibili”.
Rapporti con l’Ufficio caccia e pesca
“Probabilmente molti di voi si aspettano di sentire il mantra che ripeto oramai da anni sulle difficoltà di collaborazione con l’UCP, sulla nostra disponibilità a contribuire, grazie alla nostra esperienza e alle nostre conoscenze, per cercare delle soluzioni condivise, ecc. E invece non lo farò! Anche una persona tenace e determinata come il vostro presidente ad un certo punto si rassegna e getta la spugna. Constato solamente che il capo dell’UCP per il terzo anno consecutivo, pur sempre scusandosi, non presenzia alla nostra assemblea dei delegati, mentre colui che dovrebbe fungere da “collaboratore scientifico” da parte sua non si è mai degnato di prendervi parte almeno una volta. Posso accettare, anche se faccio francamente fatica a capirlo, che i rappresentanti dello Stato a capo dell’UCP non sono disposti a dialogare e a collaborare con i vertici della FCTI. Quello che invece non posso accettare è la mancanza di rispetto nei confronti del mondo venatorio, che voi oggi qui rappresentate: trovo semplicemente inammissibile che chi è preposto a gestire la caccia a livello cantonale non ritenga suo preciso dovere investire una mezza giornata per assistere ai lavori assembleari della federazione cantonale che rappresenta 2'500 associati. Fortunatamente di ben altra natura è la collaborazione con i vertici del Dipartimento del territorio, e in particolare con il suo direttore Claudio Zali e con Moreno Celio, Capo delle Divisione ambiente, entrambi presenti nonostante gli innumerevoli impegni con cui sono confrontati. Con loro i rapporti sono decisamente buoni, improntati al dialogo, spesso franco e diretto, al confronto e alla ricerca di soluzioni che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti”.
red