Osservazioni “fortemente diffamanti”, secondo la Fondazione Codefelici, quelle contenute nell’interrogazione di Sara e Gerry Beretta Piccoli per cui la questione si sposterà quindi in Tribunale. “Abbiamo tutti i permessi in regola”
LUGANO – “Al piano superiore non è mai stata esercitata la prostituzione. In poche parole il nostro ristorante non è un postribolo”. Perentoria la presa di posizione dei proprietari dell’Antico Ristorante Caprino in seguito all’interrogazione di Sara e Fausto “Gerry” Beretta Piccoli (vedi suggeriti).
La Fondazione Codefelici, proprietaria del ristorante, replica al punto più controverso emerso nel fine settimana e risponde punto per punto alle domande poste da due interroganti, per cui, annuncia, la questione si sposterà in tribunale. “Naturalmente – scrivono a nome della Fondazione Pier Franco Castelli e Karin Borradori Castelli – denunceremo penalmente i responsabili di queste diffamazioni, chiedendo un risarcimento per i danni di immagine e quindi anche economici che queste false notizie arrecano a noi e al nostro locale”.
Ecco quindi le risposte alle “osservazioni fortemente diffamanti contenute nell’interpellanza dei signori Sara e Fausto “Gerry” Beretta Piccoli” date dalla Fondazione, a cominciare dalla questione permessi.
“L’Antico Ristorante Caprino, detto anche Caprino Club, ha tutti i permessi in regola necessari per esercitare la sua attività”. E così anche il pontile di partenza in Riva Albertolli, come prova il documento rilasciato dall’Ufficio cantonale del Demanio, e l’insegna luminosa posta sul pontile: “Questa gode della necessaria autorizzazione che per legge, visto che si trova su quella parte di lago che è di competenza del Cantone, ci è stata rilasciata dall’Ufficio cantonale del Demanio”.
Per quanto riguarda invece il suo allacciamento alla rete elettrica, spiega la fondazione, “questo ci è stato ostacolato in diverse occasioni soprattutto da un vicino trasportatore, che più volte ci ha staccato il cavo della corrente. Il problema verrà risolto prossimamente dopo un sopralluogo con i responsabili delle AIL”.
Sulla presenza di Tito Bravo al locale, la Fondazione precisa che “il signor Hector “Tito” Bravo Moron ha un contratto di collaborazione quale consulente con Leda Group SA e avendo ricorso presso il Tribunale Federale di Losanna contro il decreto di espulsione dalla Svizzera può nel frattempo rimanere in questo Paese”.
Ultimo punto, l’accesso all’ “ostello della gioventù”, scritto fra virgolette nella nota. L’ “ostello”, “come lo chiamano gli interpellanti e che non è di nostra proprietà, è sempre stato agibile tranne nei periodi in cui ci sono state delle frane che hanno ostruito il passaggio. Resta comunque la pericolosità dovuta alle porte dell’”ostello” che si aprono verso l’interno, rendendo difficile agli utenti della struttura, soprattutto in caso di incendio e se portatori di handicap, di mettersi in salvo”.