CRONACA
“Il bridge? La migliore scuola di vita: non importa che mano hai, l’importante è come te la giochi. Tutti giovani dovrebbero cimentarvisiâ€
L’Associazione Bridge Lugano compie 40 anni e festeggia oggi con una giornata di porte aperte. Morganti, responsabile della scuola ABL: “Vogliamo farci conoscere e smentire i luoghi comuni: non è un gioco per vecchi sciuriâ€

LUGANO – Un gioco antico, internazionale, capace di coinvolgere migliaia di persone al mondo e vivo anche in Ticino, eppure, allo stesso tempo, anche un gioco sconosciuto, viziato da un chiacchiericcio negativo. Sono le contraddizioni che vive il bridge. Ne parliamo con Maurilio Morganti, già presidente dell’Associazione Bridge Lugano (ABL) e ora responsabile della scuola ABL.

L’Associazione, fondata nel ’75, compie 40 anni. Per festeggiare la ricorrenza, mercoledì, 23 settembre, dalle 14 si terrà una giornata di porte aperte alla sede ABL di Lamone con presentazioni e dimostrazioni fino alle 22 (per maggiori info, clicca qui).

“Abbiamo pensato – racconta Morganti – che questa fosse l’occasione per organizzare una giornata per farci conoscere, dando a tutti la possibilità di venire a curiosare, di scoprirci e informarsi sulle attività del nostro circoloâ€. A sentirne il nome, infatti, tutti sanno che il bridge è un gioco di carte, ma sono pochi poi quelli che realmente lo conoscono o hanno avuto modo di giocarci.

“Qui – commenta ancora Morganti – purtroppo giocano un ruolo negativo i tanti luoghi comuni che si sentono attorno al bridge. Si dice che è un gioco per vecchi, per sciuri e pensionati. E così molti a cui in realtà i giochi di carte piacciono e che magari avrebbero anche talento per una disciplina (il Bridge è riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale) che richiede parecchie attitudini non vi si avvicinano. Anche per questo abbiamo pensato la giornata di mercoledì: per smentire i preconcetti con i fatti e far nascere la curiosità verso un gioco in realtà straordinario e arricchenteâ€.

Le attitudini di cui parla Morganti sono sostanzialmente tre. Innanzitutto, va da sé, c’è il piacere di giocare a carte, poi occorre una discreta intelligenza, “senza essere il ‘guru’ di turnoâ€. Infine: ci vogliono impegno e costanza per apprenderlo. “Non è un gioco che si impara in poche ore o giorni, anzi, occorrono mesi e forse qualche anno per padroneggiarlo veramenteâ€. Da qui, appunto, l’esistenza della scuola ABL che inizierà i nuovi corsi per principianti a partire dal 30 settembre.

Che sia la canonica partita di scopa o briscola durante le feste in famiglia, o la sfida a Macchiavelli, scala 40 o burraco, per citarne alcuni, tutti noi, in un modo o nell’altro, qualche gioco di carte lo conosciamo. Immaginare allora che per poter giocare a bridge ci sia bisogno di una scuola può lasciare un po’ straniti…

“Può sembrare un’esagerazione – commenta Morganti –, ma un po’ come per disputare un buon match di tennis bisogna conoscere il dritto, il rovescio e lo smash, così per giocare a bridge bisogna padroneggiarne i fondamentali; questa è la base del corso per principiantiâ€. Dichiarante, difensori, contratti, atout, prese: sono i termini che diventeranno famigliari alla fine del primo ‘modulo’, che, gratuito per studenti e giovani in formazione, si articola su due semestri con lezioni settimanali.

Terminato il corso, il neo-giocatore può quindi iniziare a confrontarsi con quelli esperti. Ma per diventare un buon bridgista, aggiunge, occorre perfezionare le conoscenze tecniche e la scuola offre quindi altri corsi di approfondimento. “Citando un grande appassionato come Bill Gates: “È un gioco profondo da cui si ha sempre qualcosa da imparareâ€. Io stesso, che sono un giovane giocatore malgrado l’età, lo pratico da anni e sento di star ancora imparando: a ogni partita apprendo qualcosa di nuovo, è uno stimolo continuoâ€

Insomma, in questo gioco, che si basa in sostanza nel confronto fra due coppie che, vinta un’asta e aggiudicatosi il contratto che definisce lo scopo del turno, devono poi riuscire l’una a ottenerlo con le giuste prese e l’altra a impedirglielo, c’è tanta materia. “Personalmente poi uno degli elementi che mi ha sempre stuzzicato è il fatto che la fortuna, che in altri giochi è data dal possedere buone o cattive carte, nel bridge conta praticamente zero. Puoi avere una mano pessima, ma puoi ancora vincere perché il risultato dipende solo dall’abilità del giocatore e della coppiaâ€.

Ma, chiediamo, come viene recepito oggi in Ticino? Dei luoghi comuni si è detto, eppure allo stesso tempo sembra un panorama molto attivo anche da noi.

“Certo, da un lato infatti non va così male. La prova è che abbiamo sul territorio ben quattro club (Lugano, Bellinzona, Magliaso e Mendrisio) raggiungendo quindi circa il mezzo migliaio di bridgisti attivi, a cui vanno poi aggiunti quanti lo giocano in famiglia o online. Dall’altro, e questo è un problema di tutti i club svizzeri e nel mondo, abbiamo grandi difficoltà a interessare i giovani. Eppure la sua bellezza è anche proprio l’essere uno sport in cui contemporaneamente possono giocare persone di qualsiasi età, sesso e forza e anche nazione, dato che le regole sono codificate e universaliâ€.

Nonostante ciò, aggiunge, si fatica a coinvolgere nuove leve. Un disinteressamento dovuto anche al fatto che non ci sia da noi una cultura diffusa del bridge, secondo Morganti che cita quindi l’esempio di altre nazioni in cui è proposto come materia facoltativa nei programmi scolastici: “Un peccato, perché sarebbe un ottimo sport della mente da affiancare all’attività fisica: il classico ‘mens sana in corpore sano’, binomio che è però difficile far passare da noi. Eppure, citando ancora Gates, tutti i giovani dovrebbero cimentarsi nel bridge perché chi lo sa ben giocare sarà bravo anche in tutte le altre cose della vitaâ€.

Una provocazione, certo, ma che contiene un fondo di verità, sottolinea Morganti: “Il bridge è una scuola di vita: promuove l’autodisciplina, il rispetto di regole, partner e avversari e aiuta a sviluppare la deduzione, la memoria, il pensieri critico, la presa di decisioni e le abilità sociali e di team-work. Un giovane che ha imparato a giocare bene a bridge sicuramente ha tutte queste attitudini e questo non potrà che essergli molto utile per gli studi e la professioneâ€.

 

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