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Cronaca
16.05.2016 - 09:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Zali dichiara guerra agli inquinatori partendo dal Pian Scairolo: "Troppi casi in quella roggia! I tombini non sono pattumiere". Summit con Polizia, Pompieri, Procura e Comuni

Ecco le strategie del Dipartimento per contrastare un fenomeno preoccupante: 11 casi in un anno e mezzo!

BELLINZONA – Il Dipartimento del territorio ha tracciato un bilancio dei ripetuti inquinamenti che hanno colpito nell’ultimo anno e mezzo la Roggia Scairolo, il corso d’acqua che attraversa il Pian Scairolo sul territorio di Lugano, Collina d’Oro e Grancia. E il ministro Claudio Zali (nella foto sulle rive del torrente Roncaglia) ha elaborato una serie di strategie per contrastarli.

“Dal 2014 ad oggi si contano ben 11 casi di inquinamento medio-gravi - 3 di questi hanno comportato anche una moria di pesci - per i quali è stato richiesto anche l’intervento del picchetto inquinamenti della Sezione protezione aria acqua e suolo del Dipartimento del territorio. A tali casi se ne sono aggiunti altri classificati come piccoli inquinamenti, che non hanno necessitato un supporto tecnico per gli enti di primo intervento. 
Si ritiene che questi episodi siano decisamente troppi per questo ruscello di pianura lungo poco più di 5 chilometri”, scrive in una nota stampa il Dipartimento di Claudio Zali. 
“A fronte di questa preoccupante tendenza, il Dipartimento del territorio (DT), anche sullo stimolo delle Autorità locali, ha convocato l’11 maggio una riunione con tutte le parti coinvolte: Comuni di Lugano, Collina d’Oro e Grancia, Consorzio depurazione delle acque del Pian Scairolo, Consorzio manutenzione delle arginature, Ministero Pubblico, Polizia cantonale reparto lacuale, Pompieri di Lugano, Ufficio della protezione delle acque dell’approvvigionamento idrico, Ufficio della gestione dei rischi ambientali e protezione del suolo, Ufficio della caccia e della pesca, Società di pesca “La Ceresiana”. 
Il primo punto emerso da questo incontro evidenzia un aspetto positivo: la tempistica d'intervento da parte degli enti di primo intervento - Pompieri e Polizia – è ottimale, così come il picchetto contro gli inquinamenti istituito dal Dipartimento del territorio, a loro supporto nei casi di una certa gravità. Ciò permette di limitare, per quanto possibile, il pericolo per la popolazione e l’ambiente, oltre ad identificare le responsabilità ma soprattutto l’origine dell’inquinamento. 

Quest’ultima è fondamentale in quanto nei casi in cui non è possibile identificare l’autore materiale, il Ministero Pubblico ha la possibilità, a determinate condizioni, di rendere eventualmente responsabile anche sul piano penale la singola società o ditta”. 

In relazione alla casistica citata dal 2014, prosegue la nota, “per 7 casi sono stati identificati i responsabili, per 3 casi l’origine è tutt’ora ignota e per 1 caso sono in corso delle indagini su situazioni sospette. 
Dopo discussione tra le parti, è stata convenuta una nuova strategia per contrastare questa preoccupante serie di inquinamenti. Il Dipartimento del territorio, in collaborazione con i Comuni procederà a un’ampia informazione all’indirizzo di tutte le attività industriali e artigianali presenti nel bacino che gravita sulla Roggia Scairolo, allo scopo di sensibilizzarle e responsabilizzarle. 
Per ottimizzare le modalità d'intervento, è stato deciso di completare e uniformare le informazioni di cui dispongono i singoli Comuni e il Consorzio depurazione delle acque del Pian Scairolo, relative in particolare ai tracciati e ai numerosi collegamenti delle canalizzazioni private e pubbliche che sono interrate, in modo da mettere a disposizione di tutte le autorità di primo intervento una documentazione univoca e completa. Questo aspetto assume maggiore importanza considerato che quasi tutti gli inquinamenti hanno avuto origine da una immissione in una delle numerose griglie/caditoie/tombini delle acque piovane presenti sulle superfici pavimentate come piazzali, strade, eccetera, e sono stati successivamente veicolati verso la Roggia Scairolo dalle relative condotte di scarico”. 

L’obiettivo – conclude la nota – “è quello di assicurare, da parte di tutti, la dovuta sensibilità e prudenza nello svolgimento di qualsiasi attività e di predisporre quanto necessario per identificare e perseguire i responsabili di questi delitti ambientali. Questa strategia è stata concepita in modo particolare per il comprensorio del Pian Scairolo, ma in futuro potrebbe essere adottata anche in altre situazioni qualora ve ne fosse la necessità. Il Dipartimento del territorio coglie questa occasione per ricordare che gli inquinamenti possono colpire tutte le nostre acque di superficie e che semplici gesti e una informazione di base possono aiutare a proteggere questa nostra preziosa risorsa. Si rammenta che tutte le griglie/caditoie/tombini delle acque piovane hanno unicamente la funzione di evacuare le acque meteoriche raccolte sulle superfici impermeabilizzate. Esse non hanno altre funzioni e soprattutto non sono dei punti di scarico per le acque usate o delle pattumiere”. 

In caso di inquinamento delle acque avvisare immediatamente la Polizia cantonale (117) o i Pompieri (118). 

 

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